14 Aprile 2016, h. 13:09

STUDI – Nel 2016 +3,4% export nei top 20 mercati made in Italy. Trend sopra alla media e in miglioramento in Romania, Polonia, Emirati Arabi Uniti, Turchia e Paesi Bassi

Il World Economic Outlook pubblicato martedì scorso dal Fondo Monetario Internazionale ha rivisto al ribasso le stime della crescita mondiale; sulla revisione pesa il rallentamento della Cina e la recessione di Russia e Brasile mentre, sullo sfondo, sono delineati i rischi per la Brexit. La crescita mondiale prevista nel 2016 si ferma al 3,2%, ritoccando leggermente il 3,1% del 2015.  Il PIL dell’area euro quest’anno cresce dell’1,5%, gli Stati Uniti si mantengono al 2,4% mentre pesa il rallentamento della Cina al 6,5% nel 2016, in diminuzione di 0,4 punti rispetto al 6,9% registrato nel 2015. La crescita per l’Italia è indicata all’1,0%, in linea con le previsioni dell’Ocse di febbraio e al di sotto dell’1,2% previso dal Governo nel DEF 2016 varato venerdì scorso.

In ribasso anche le stime del commercio internazionale che nel 2016 salirà del 3,1%, 0,3 punti in meno rispetto alle previsioni del Fondo di gennaio. In particolare le importazioni di beni cresceranno del 3,0%, e nel dettaglio si osserva un +3,1% nelle economie avanzate e un +2,9% nelle economie emergenti.

I primi venti mercati del made in Italy. Per quanto riguarda la destinazione dell’export manifatturiero i primi venti mercati concentrano il 70,8% delle vendite all’estero, pari a 281,1 miliardi di euro e nel 2016 segneranno un aumento del 3,4% del volume delle importazioni di beni, in frenata rispetto al 3,9% registrato nel 2015. L’analisi del tasso di crescita dell’import nel 2016 e la dinamica rispetto al 2015 ci consente di raggruppare i primi venti mercati in cinque differenti cluster.

In 5 Paesi che rappresentano il 10,6% dell’export manifatturiero, si registra un incremento del volume delle importazioni di beni superiore alla media mondiale (3,0%) e in miglioramento rispetto al 2015; nel dettaglio si tratta di Romania      (+9,0%), Polonia (+7,9%), Emirati Arabi Uniti (+6,5%), Turchia (+3,5%), Paesi Bassi (+3,4%).

In altri 4 Paesi che pesano per un ulteriore 10,6% del made in Italy nel 2016 le importazioni salgono –  anche se meno della media – e risultano in miglioramento: si tratta di Austria (+2,9%), Hong Kong (+2,6%), Svizzera (2,6%) e Cina (0,2%).

In altri 6 paesi – più rilevanti rappresentando il 42,9% del made in Italy – nel 2016 l’import sale sopra alla media ma ad un ritmo rallentato rispetto al 2015 e nel dettaglio si tratta di Repubblica ceca (+7,2%), Spagna (+4,7%), Francia (+4,6%), Regno Unito (+3,7%), Stati Uniti (+3,4%) e Germania (+3,2%).

In altri 3 mercati il trend nel 2016 rimane positivo, ma inferiore alla media e peggiora rispetto al 2015: si tratta di Corea del Sud (+2,2%), Belgio (+2,1%) e Giappone (+0,5%).

Infine due Paesi sono in controtendenza, registrando una flessione dell’import, casi emblematici degli effetti della caduta delle quotazioni petrolifere: nel 2016 in Russia persiste una forte flessione delle importazioni (-11,8%), anche se la caduta rallenta rispetto al -28,5% nel 2015 mentre in Arabia Saudita si registra un leggero calo dell’import dello 0,3%, in peggioramento di 2,8 punti rispetto al +2,5% del 2015.

L’analisi della dinamica del made in Italy nel territorio nell’Elaborazione Flash “Made in Italy nei settori di MPI nel 2015. Prodotti, mercati e territori”. Clicca qui per scaricarla.

 

Trend import nei primi 20 mercati del made in Italy

(%Export manifatturiero, trend volume import 2016 e differenza con var. % 2015 – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati FMI e Istat)

 

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Cruscotto 2016 dei principali mercati del Made in Italy

(%Export manifatturiero, var. % volume import 2016 e differenza con var. % 2015 – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati FMI e Istat)
Clicca QUI per ingrandire il grafico

 

 

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