15 Ottobre 2018, h. 12:52

STUDI – Tassazione energia elettrica vale 1 punto di PIL, ai massimi storici. Prelievo squilibrato per oneri, a svantaggio piccole imprese

La pressione fiscale in Italia è superiore di un punto alla media dell’Eurozona ed è sostenuta da una maggiore tassazione energetica che, secondo gli ultimi dati resi disponibili da Eurostat per il 2016, in Italia vale il 2,8% del PIL, di 0,9 punti superiore all’1,9% della media Eurozona e della Francia, all’1,8% del Regno Unito ed è quasi il doppio dell’1,5% della Germania e della Spagna. In particolare la tassazione dell’energia elettrica in Italia è salita sui massimi storici e nel 2016 pesa per 1 punto di PIL, in aumento rispetto allo 0,9% dell’anno precedente e in linea con il massimo del 2014. In dieci anni la tassazione energetica è cresciuta di mezzo punto di PIL, incremento tutto derivante dal maggior prelievo sull’energia elettrica per 0,6 punti di PIL – connesso agli oneri per finanziamento della produzione da rinnovabili – mentre la tassazione su prodotti petroliferi e gas è rimasta sostanzialmente stabile (-0,1 punti di PIL).

Per una piccola impresa italiana il carico rappresentato da oneri di sistema e accisa pesa per il 37,8% del costo totale rilevato dall’ Indice Confartigianato del costo dell’energia elettrica di una MPI tipo, con 60 MWh di elettricità consumata all’anno e una potenza impegnata di 45 kW.

Il gettito degli oneri generali di sistema sull’energia elettrica presenta una distribuzione caratterizzata da un evidente squilibrio a svantaggio delle piccole imprese: in media una piccola impresa in bassa tensione paga 7,1 euro di oneri ogni 100 kWh consumati a fronte dei 5,0 della media delle imprese, dei 5,0 euro di una impresa in media tensione e dei 2,6 euro per una in alta e altissima tensione; questo gap, in rapporto ai consumi, determina un extra costo di 1.280 milioni di euro.

Nostre precedenti analisi hanno evidenziato che il gap di costo dell’energia elettrica nel segmento di consumo di piccola impresa (fino a 20 MWh) italiana con i competitor europei vale 2 miliardi di euro, divario tutto determinato da oneri fiscali e parafiscali.

Sullo squilibrio dei costi tra i diversi segmenti di impresa pesa anche il prelievo della componente Ae che finanzia le aziende energivore: dall’esame dei dati disponibili sulla Relazione annuale dell’Autorità si evince che – nella media annua 2014-2015 – le imprese contribuenti versano 536 milioni di euro e le imprese agevolate ricevono 607 milioni di euro; ulteriori 185 milioni sono prelevati dal segmento domestico. Anche in questo caso si conferma la sperequazione a svantaggio delle utenze di minore dimensione: le utenze non domestiche in bassa tensione contribuiscono per il 52,1% del prelievo a fronte del 46,1% del consumo delle imprese contribuenti mentre le unità produttive non energivore in media tensione  contribuiscono per il 46,1% del finanziamento a fronte del 48,9% dei consumi e le imprese in alte e altissima tensione non energivore forniscono un apporto al finanzamento dell’1,8% a fronte del 5,0% dei consumi.

L’analisi nella rubrica settimanale “Imprese ed energia” su QE-Quotidiano energia.

 

 

Tassazione dell’Energia nei principali Paesi dell’Unione europea

Anno 2016 – % PIL – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat

 

 

 

Tassazione energia elettrica e altre commodities in Italia

1995-2016 – % del PIL – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

 

 

Imprese: oneri generali per energia prelevata per tipologia

Anno 2017 – Oneri per unità energia in euro/100 kWh – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Arera

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