24 Febbraio 2010, h. 00:00

OCCHIALERIA – E’ allarme: precipita l’occupazione e il numero delle imprese

Giusto attraverso un paio di lenti rosa, il comparto dell’occhialeria artigiana può guardare con ottimismo al proprio futuro. “Il settore – spiega il Presidente delle occhialerie artigiane aderenti a Confartigianato Tiziano De Toffol – sta soffrendo da parecchio tempo, i dati sono inconfutabili: in un anno, tra ottobre 2008 e ottobre 2009 abbiamo perso il 30% dei dipendenti e il 20% delle imprese a livello Ebav. Numeri davvero pesanti”. A pochi anni dal boom che ha liberato l’occhiale dall’asettica etichetta di ‘presidio medico’, consacrandolo a irrinunciabile accessorio di moda, bandiera del più raffinato e tecnologico Made in Italy, il settore deve ora confrontarsi con una realtà gravissima e contraddittoria. Nonostante la crisi planetaria e il crollo dei consumi, infatti, l’export del settore, che nel 2009 ha fatturato 1.738 milioni di euro, va meno peggio di quello che si potrebbe pensare, con perdite certo molto gravi ma più contenute rispetto al manifatturiero nel suo insieme. Nel picco più profondo della crisi, le esportazioni italiane di occhiali hanno registrato una flessione del 15%, contro la media del -22,3% della manifattura, con mancati guadagni per circa 318 milioni di euro Gli occhiali si producono e si vendono, eppure le piccole imprese chiudono. Una vera moria: nell’ultimo decennio il loro numero, nelle dolomiti venete, culla dell’occhialeria mondiale, è addirittura dimezzato passando da 495 alle attuali 189. Una spiegazione? Il prodotto che raggiunge i mercati internazionali con il marchio Made in Italy è sempre meno tricolore, sempre più massicciamente realizzato fuori dal Paese. Più della crisi sono la delocalizzazione delle produzioni e le maglie larghe della normativa sulla marcatura dei prodotti a minare la solidità delle piccole imprese, e i recenti provvedimenti del Governo in materia di tutela del Made in Italy non rimettono le cose in ordine, lasciando fuori proprio l’occhialeria. E Palazzo Chigi sembra poco propenso a riensarci. Ma la partita per tutelare artigiani e piccoli imprenditori dell’occhiale è tutt’altro che chiusa, anche se le maggiori tutele difficilmente arriveranno dalla proposta di legge 2624 “Reguzzoni-Versace”, nella quale sembra ormai certo che il settore non sarà inserito, come ha ribadito l’onorevole Marco Reguzzoni, Vice presidente dei Deputati della Lega Nord e cofirmatario dell’iniziativa legislativa, al Presidente di Confartigianato Occhiali Tiziano De Toffol. “Abbiamo avuto la conferma – spiega De Toffol – che l’occhialeria rimane fuori, rimane dimenticata ai margini del sistema moda in quanto non fa parte dell’operazione strategica che ruoterebbe intorno al Made in Italy. Siamo amareggiati, comunque la norma, che è certamente migliorabile resta uno stimolo fondamentale per accelerare la discussione europea in ordine alla introduzione dell’obbligatorietà dell’indicazione di provenienza, almeno per alcune categorie di prodotti”. “Ed anche se oggi dovesse restare delimitata al settore del tessile – conclude De Toffol – va considerata come una prima sperimentazione da valutare, aggiornare ed eventualmente allargare ad altri settori produttivi a partire, ovviamente dall’occhialeria”.

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