30 Ottobre 2007, h. 00:00

Apprendistato: dopo i contributi obbligatori ecco il salario minimo

Dopo l’aumento di dieci punti della contribuzione previdenziale a carico delle aziende introdotto dalla legge Finanziaria 2007, ecco che sul fronte dell’apprendistato di profila un’altra spiacevole novità: il salario minimo quantificato per legge. La notizia l’ha data il Ministero del Lavoro in risposta a un interpello presentato da Fiom-CGIL, Fim-Cisl e Uilm-Uil. Secondo il Ministero la retribuzione degli apprendisti non può essere inferiore per più di due livelli rispetto alla qualifica per la quale sono stati assunti. Un’interpretazione che introduce di fatto un salario minimo e nel contempo ne fissa anche l’entità scavalcando la contrattazione collettiva. Pronta la risposta del Presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini, che ha inviato una lettera al Ministro Damiano in cui ha sollecitato “un intervento urgente finalizzato a riconsiderare la posizione assunta dal Ministero e a riaffermare la centralità del ruolo della contrattazione collettiva nella disciplina dell’apprendistato”. “L’interpretazione del Ministero – prosegue Guerrini nella lettera – sancisce di fatto un salario minimo degli apprendisti e quindi lede l’autonomia e la libertà sindacale, privando la contrattazione collettiva della fondamentale prerogativa di stabilire il salario dei lavoratori. Inoltre grava di pesanti costi e quindi penalizza l’uso di un istituto quale l’apprendistato che ogni anno garantisce la formazione di 560.000 giovani e che da sempre rappresenta il principale canale di ingresso dei ragazzi nel mondo del lavoro e costituisce lo strumento principale di trasmissione del sapere e delle abilità tecniche e professionali”. L’atto del Ministero del Lavoro conferma la linea ‘aggressiva’ che da tempo cerca di spedire in soffitta l’istituto dell’apprendistato, rendendolo, come ha ricordato il Presidente Guerrini “talmente costoso da scoraggiarne l’utilizzo da parte delle imprese”. Prima le novità legislative che negli ultimi anni hanno inciso sulla sua natura, smantellando il sistema di regole che per oltre mezzo secolo ne hanno guidato lo sviluppo. Poi l’aumento fino a dieci punti percentuali della contribuzione previdenziale previsto dalla manovra di bilancio dello scorso anno. Adesso si aggiunge la risposta del Ministero del Lavoro, che da una parte conferma che è ancora in vigore la legge 25 del 1955 che prevedeva la determinazione della retribuzione dell’apprendista mediante – è scritto nel documento – “un procedimento di percentualizzazione graduale in base alla anzianità di servizio, determinato sulla base della retribuzione stabilita dalla contrattazione collettiva”, dall’altra si appella alla Legge Biagi invocando il principio del sottoinquadramento e quindi imponendo il salario minimo. Un’interpretazione che produrrà pesanti ripercussioni sulle trattative per il rinnovo dei contratti dell’artigianato. “Nei mesi scorsi – spiega il Presidente di Confartigianato – sono stati rinnovati alcuni contratti nazionali di lavoro (il più recente è quello siglato lo scorso 11 ottobre e riguarda il settore legno-arredamento) che hanno determinato il salario degli apprendisti sulla base del tradizionale e condiviso principio della gradualità crescente con l’anzianità di servizio. Ora l’interpretazione ministeriale rischia di interferire pesantemente sia sui contratti già rinnovati, provocando gravi elementi di incertezza, sia sui contratti collettivi nazionali di lavoro in corso di rinnovo”. In attesa di una risposta da parte del Ministro Damiano, Confartigianato prosegue la battaglia per conciliare la formazione professionale dei giovani lavoratori con la tutela e lo sviluppo dell’artigianato. Un passo significativo in questa direzione potrebbe provenire dall’approvazione di un emendamento alla Finanziaria 2008, che propone la soppressione della contribuzione obbligatoria per le imprese fino a 9 addetti per il primo biennio, fermo restando il contributo per la copertura in caso di malattie, che scatterebbe fin dal primo anno di apprendistato. Secondo uno studio compiuto nel 2006 da Confartigianato su un campione di 1.600 aziende, le piccole e medie imprese del comparto artigiano sono quelle che assorbono il maggior numero di apprendisti: 225.104, il 39,7 del totale. Confermato anche il ruolo di strada maestra verso l’assunzione a tempo indeterminato: il 71,4% degli imprenditori intervistati, terminato il periodo di apprendistato ha proposto l’assunzione degli apprendisti. Inoltre, secondo gli imprenditori l’apprendistato rappresenta una forma contrattuale di grande importanza per l’ingresso dei giovani in azienda: circa la metà degli intervistati ritiene infatti che l’apprendistato è un vantaggio per la propria azienda e il 47,7% degli imprenditori si dedica personalmente all’attività di formazione degli apprendisti. Box Ventisei senatori hanno fatto propria la proposta di Confartigianato di eliminare la contribuzione dovuta dal datore di lavoro per gli apprendisti per i primi due anni di contratto. Presentati sei emendamenti correttivi alla Finanziaria 2008. Di seguito l’elenco degli emendamenti e tra parentesi i nomi dei firmatari. 63.0.1 (Sen. Eufemi (UDC); 63.0.2 (Sen. Maninetti, Sen. Poli (UDC); Sen. Ciccanti, Sen. Forte, Sen. Ruggeri, Sen. Azzolini, Sen. Ferrara (FI); Sen. Baldassarri, Sen. Augello, Sen. Saia (AN); 63.0.3 (Sen. Polledri, Sen. Franco (Lega); 63.0.4 (Sen. Bonadonna (RC), Sen. Benvenuto, Sen. Barbolini (Ulivo); 63.0.5 (Sen. Polledri, Sen. Franco, Sen. Galli (Lega); 63.0.6 (Sen. Thaler Ausserhofer, Sen. Rubinato, Sen. Peterlini, Sen. Pinzger, Sen. Bosone, Sen. Fazio, Sen. Molinari, Sen. Negri, Sen. Perrin, Sen. Tonini (Aut).

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