29 Settembre 2014, h. 00:00

Dopo i rilievi della Corte europea sui “costi minimi”, la palla torna al Governo italiano

L’autotrasporto si sta interrogando sugli effetti concreti della sentenza con cui la Corte di giustizia europea ha rigettato, in tutto o in parte, a seconda delle interpretazioni, i cosiddetti costi “minimi per la sicurezza” dell’autotrasporto italiano. La norma, posta all’attenzione degli euro giudici dal Tar del Lazio, fissava delle soglie minime di prezzo, che tenevano conto dei costi necessari per effettuare trasporti in sicurezza e nel pieno rispetto delle norme sul lavoro. Per i giudici del Lussemburgo, la disciplina, che in questi tre anni ha permesso di contenere lo squilibrio negoziale tra le grandi imprese committenti e i circa 90.000 micro e piccoli imprenditori dell’autotrasporto, è in contrasto con l’ordinamento europeo, in quanto limita la libera concorrenza ponendo dei paletti alla contrattazione tra le parti. Se il ragionamento dei giudici appare piuttosto chiaro, meno chiari sono gli effetti che la decisione produrrà sul nostro ordinamento. Già all’indomani della sentenza, infatti, i giudizi erano discordanti. Per le associazioni della committenza, che avevano proposto il giudizio, la Corte europea ha bocciato l’intero impianto normativo, rendendolo di fatto inapplicabile. Di diverso avviso il mondo dell’autotrasporto secondo il quale il parere negativo dei giudici riguarda solo una parte dei costi minimi, cioè quelli elaborati dall’Osservatorio dell’autotrasporto, organismo abrogato nel 2012 in cui erano presenti operatori privati, mentre sarebbero perfettamente legittime le tabelle successive sviluppate in autonomia dai tecnici ministeriali. Nessuno, per il momento, azzarda ipotesi o fornisce indicazioni agli autotrasportatori sul “se” e sul “come” applicare i costi minimi in questa fase di turbolenza. Il rischio caos, rappresentato dall’apertura di nuovi contenziosi, dopo quelli presentati a partire dal 2012, non lascia tranquilli i due fronti contrapposti. La sentenza, paradossalmente, potrebbe però avvicinare le parti nella ricerca di soluzioni condivise, che potrebbero già arrivare in settimana nell’incontro promosso dal ministro Maurizio Lupi. “Noi come Confartigianato – spiega il Presidente di Confartigianato trasporti Amedeo Genedani – siamo sempre stati disponibili a metterci attorno a un tavolo con il Governo e la committenza per modificare i costi minimi. Non si è riusciti a portare avanti questo discorso di rinnovamento e di modifica dell’istituto prima della sentenza della Ue perché molte associazioni non hanno voluto partecipare, quindi non c’era l’unanimità. Adesso logicamente la partita è ritornata in Italia dall’Europa, quindi già il 16 il Governo ci ha convocato. Noi chiederemo all’esecutivo di rinnovare questi costi minimi per la sicurezza o eventuali tariffe. Comunque il problema di base, quello che dovremo risolvere è il problema della sicurezza sociale. Sicuramente i risultati si possono portare a casa ma solo con l’unitarietà fra le associazioni”.

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