5 Ottobre 2015, h. 16:54

Nel puzzle del nuovo fisco italiano mancano ancora le misure per le piccole imprese

A pochi giorni dal varo della Legge di stabilità, il tema delle tasse continua a tenere banco nel dibattito politico e nelle preoccupazioni degli imprenditori. La scorsa settimana il Governo ha varato gli ultimi decreti attuativi della delega che, almeno nelle intenzioni, dovrebbe trasformare il fisco italiano, rendendolo più equo, più semplice, trasparente e orientato alla crescita.
Obiettivi che affiorano in alcune delle ultime misure approvate dall’Esecutivo. Parliamo dei decreti sul fisco digitale e in materia di semplificazione e dei provvedimenti in tema di riscossione e sulla riforma del sistema delle sanzioni.
Segnali positivi che, però, non sgombrano il campo dalla delusione e dai timori per l’assenza delle misure che più interessano gli artigiani e le piccole imprese, vale a dire la stragrande maggioranza degli imprenditori italiani.
Si tratta di provvedimenti che ridurrebbero il carico fiscale e renderebbero concreti i principi ispiratori della delega. Dovevano essere approvati a fine giugno ma non se ne fece nulla e il Governo aveva promesso di rinviarne l’attuazione proprio nella Legge di stabilità.
Quindi, ora ci siamo.
Se davvero vuole dare un segnale concreto alle piccole imprese sul fronte fiscale, il Governo deve realizzare quanto ha promesso a fine giugno, cioè attuare i decreti della delega fiscale rimasti in sospeso.
Confartigianato, insieme con Rete Imprese Italia, lo ha ribadito con forza il 30 settembre durante un incontro con il Viceministro all’Economia Luigi Casero, il quale proprio lo scorso 25 giugno, aveva dichiarato che le misure rimaste in sospeso avrebbero trovato posto nella Legge di stabilità. E allora, se davvero si vuole rendere il fisco ‘amico’ delle piccole imprese, secondo Confartigianato bisogna procedere in 4 direzioni. Bisogna tassare i redditi delle imprese in contabilità semplificata secondo il criterio di cassa e non di competenza. In questo modo sarà possibile pagare le tasse sulle fatture incassate e non su quelle emesse, come succede oggi. Occorre, poi, introdurre l’Iri, la nuova imposta sul reddito d’impresa, per dare concreti benefici fiscali a chi reinveste gli utili nella propria azienda. E, ancora, i piccoli imprenditori attendono la modifica del regime forfettario introdotto dalla legge di stabilità 2015, con lo scopo di incrementare le soglie di accesso e ridurre l’imposta sostitutiva. Infine, vanno definiti i criteri che escludano le piccole imprese ed i lavoratori autonomi privi dell’“autonoma organizzazione” dal pagamento dell’IRAP.
Senza l’attuazione di questi provvedimenti, ancora una volta avremmo perso l’occasione per imprimere una svolta alla politica fiscale italiana e per sostenere davvero il rilancio delle piccole imprese.

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