16 Ottobre 2017, h. 14:46

LAVANDERIE – Lavanderie self-service in odore di concorrenza sleale, più controlli per la tutela del mercato

Il vocabolario Treccani non ha dubbi, con il termine inglese self-service si intende un’attività in cui l’acquirente si serve da solo, senza avvalersi dell’opera di addetti, camerieri o commessi. Eppure, a guardare le attività svolte dalle lavanderie self-service, qualche dubbio d’interpretazione viene. Anche più di uno, se si considerano i tanti servizi offerti ai clienti: “Dalla raccolta al lavaggio, dalla stiratura alla consegna a domicilio dei capi d’abbigliamento”, denunciano da Confartigianato Pulitintolavanderie, la sigla di un settore che sta mettendo al bando la concorrenza sleale delle lavanderie a gettone. Un impegno che Confartigianato sta mettendo in campo su più fronti, a cominciare dall’incontro di maggio con Unioncamere e da quello del 12 settembre scorso con il Ministero dello Sviluppo economico, per capire come far ordine in un settore che oggi soffre una vera e propria esplosione di attività che lavorano, troppo spesso, nei coni d’ombra della legalità e della libera concorrenza del mercato. Se le lavanderie tradizionali sono chiamate a rispettare una lunga serie di vincoli e di requisiti professionali e ambientali, oltre agli oneri burocratici e alle autorizzazioni per l’attività imprenditoriale svolta, le lavanderie self-service, invece, dovrebbero limitarsi all’attività commerciale di noleggio di lavatrici e attrezzature professionali. Il lavoro, poi, spetterebbe al cliente, che non potrebbe avvalersi dell’aiuto dello staff. Il condizionale è d’obbligo, però, perché troppo spesso questo non avviene. Per questo motivo, la sigla di settore di Confartigianato sta chiedendo maggiori controlli e una distinzione netta ed univoca di due attività, divise da un confine fin troppo facile da eludere, mascherato dietro ad un avviso scritto a mano e lasciato sulle pareti di una lavanderia a gettoni a scolorire.

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