19 Ottobre 2017, h. 15:21

STUDI – Calo del sommerso (-2,8%) interamente determinato da maggiore compliance imprese (-6,4%)

Nel 2015 l’economia sommersa vale 190.474 milioni di euro, pari all’11,5% del PIL. Quasi la metà (48,9%) dell’economia sommersa è rappresentata dalla sottodichiarazione, un ulteriore 40,6% deriva da lavoro irregolare ed il restante 10,4% è rappresentato da altre voci, quali la riconciliazione delle stime indipendenti dell’offerta e della domanda di beni e servizi e dalla valutazione degli affitti in nero. All’economia sommersa si aggiungono 17.099 milioni di attività illegali, componendo il totale dell’economia non osservata pari a 207.573 milioni di euro.

Nell’ultimo anno il valore aggiunto riconducibile all’economia sommersa diminuisce del 2,8%, con una riduzione di 5.531 milioni di euro. Tale diminuzione è stata interamente determinata dal calo del 6,4% rilevato per le sottodichiarazione delle imprese, con una riduzione in valore assoluto di 6.328 milioni. Un contributo positivo, seppure inferiore, deriva dal calo dello 0,9% del lavoro irregolare, con 685 milioni in meno, mentre crescono dell’8,1% le altre voci con 1.481 milioni in più. Gli ultimi dati pubblicati offrono una miglior rappresentazione del fenomeno del sommerso in quanto sono state utilizzate – come indicato dall’Istatnuove procedure di stima basate su un insieme informativo più ricco, con “modelli di profiling delle imprese finalizzati a consentire, da una parte, una migliore corrispondenza fra tipologia d’impresa, modalità di comportamento e variabili esplicative e, dall’altra, una più fine individuazione e valutazione del fenomeno”.

Dopo un triennio di sostanziale stabilità, nel 2015 si osserva un forte calo del peso della sottodichiarazione sul PIL che si porta sul 5,6%, 0,5 punti percentuali in meno rispetto al 2014.

A livello settoriale si osserva un peso della sottodichiarazione sul valore aggiunto più che doppio rispetto alla media del 6,3% per i Servizi professionali (16,2%), seguiti da Commercio all’ingrosso e al dettaglio, trasporti e magazzinaggio, attività di alloggio e ristorazione (12,8%) e Costruzioni (12,3%); al contrario il Manifatturiero esteso – comprensivo di estrattivi ed energia – mostra un peso sul valore aggiunto pari al 3,6% e quindi quasi dimezzato rispetto della media.

Per quanto riguarda invece la dinamica della sottodichiarazione il calo è diffuso ed il solo comparto in cui aumenta è Istruzione, sanità ed assistenza sociale (+2,5%) mentre le diminuzioni più intense si registrano per Produzione di beni intermedi, energia e rifiuti (-14,4%), Produzione beni di investimento (-11,9%) e Servizi – finanziari e non – alle imprese (-11,1%).

Va osservato che in parallelo alla riduzione del fenomeno della sottodichiarazione delle imprese cresce l’evasione riconducibile alla fiscalità internazionale: nostre analisi hanno evidenziato che la base imponibile evasa è pari nel 2015 a 30.797 milioni di euro, in crescita del 29,9% rispetto ad un anno prima.

 

 

Incidenza della sottodichiarazione dell’economia sommersa sul PIL

Anni 2012-2015. % sul PIL – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

 

 

Dinamica della sottodichiarazione dell’economia sommersa per settore

Anno 2015. Var. % su 2014. Per i singoli settori i valori sono stimati. Manifatturiero esteso comprende estrattivi ed energia – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

 

 

Incidenza della sottodichiarazione dell’economia sommersa sul valore aggiunto per settore

Anno 2015. % sul valore aggiunto ai prezzi base – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

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