5 Febbraio 2021, h. 11:02

STUDI – Made in Italy nel Regno Unito vale 1,4 punti di  PIL. Il focus su export dei settori MPI nel webinar sulla Brexit

Il made in Italy sul mercato del Regno Unito vale 1,4 punti di PIL e, prima dello scoppio della pandemia (2015-2019), ha registrato un tasso di crescita medio annuo del 3,1%. Gli ultimi dati più aggiornati sulla dinamica a dicembre 2020 permettono di stimare nell’intero 2020 in 22,2 miliardi di euro le esportazioni italiane verso il Regno Unito e in 8,4 miliardi di euro le importazioni (0,5% PIL) con un saldo commerciale positivo pari a 13,9 miliardi. Gli effetti della crisi Covid-19 sono pesanti. Nel 2020 le esportazioni diminuiscono complessivamente dell’11,9%, performance peggiore rispetto al -9,9% delle vendite verso tutti i paesi extra UE e che corrisponde a 3 miliardi di minori vendite. In chiave settoriale i cali più intensi sono registrati dai due dei primi tre comparti per export nel paese: segna una flessione del 25,5% il settore dei Mezzi di trasporto (secondo settore con una quota nel periodo di 13,2%) e del 24,5% quello della Moda (terzo settore con una quota di 12,3%), settore tra i più colpiti dalla pandemia, come evidenziato dal Presidente Fabio Pietrella in audizione alla Camera mercoledì scorso. Sulla competitività delle imprese italiane influisce anche l’apprezzamento dell’euro sulla sterlina registrato nel corso del 2020.

L’analisi delle tendenze del made in Italy sul mercato britannico è contenuta nel report ‘Il trend del made in Italy nel Regno Unito‘ presentato ieri nel corso del webinar ‘Brexit….e ora? Cosa cambia per le PMI’qui per rivederlo – organizzato dalla Direzione Politiche Economiche, settore internazionalizzazione, di Confartigianato, e seguito da circa 400 partecipanti.  Clicca qui per scaricare la presentazione dell’Ufficio Studi.

Il focus sui settori di micro e piccola impresa – Il report di Confartigianato contiene uno specifico focus sui settori di MPI – food, moda, legno, mobili, prodotti in metalli, gioielleria e occhialeria, ecc. – dove le micro e piccole imprese determinano più del 60% dell’occupazione, generando esportazioni sul mercato britannico che, nei 12 mesi tra ottobre 2019 e settembre 2020, ammontano a 7,6 miliardi di euro, il 6,4% del totale delle esportazioni di questi settori nel mondo ed il 35,2% del made in Italy verso il Regno Unito, quota di 6,5 punti percentuali superiore alla media di 28,7%. Nei primi 9 mesi del 2020 le esportazioni di questi settori sono diminuite del 16,6%, 0,8 punti meno rispetto al -15,8% del totale esportazioni MPI.

A livello settoriale le maggiori vendite si registrano per i Prodotti alimentari con 2.303 milioni di euro (30,2%), seguiti da Articoli di abbigliamento con 1.663 milioni (21,8%), Articoli in pelle con 1.026 milioni (13,5%), Prodotti in metallo, esclusi macchinari e attrezzature con 883 milioni (11,6%), Mobili con 686 milioni (9,0%), Prodotti delle altre industrie manifatturiere con 655 milioni (8,6%), Prodotti tessili con 305 milioni (4,0%) e Legno e prodotti in legno e sughero con 94 milioni (1,2%).

L’analisi del grado di esposizione sul mercato del Regno Unito indica che le vendite dei settori di MPI rappresentano lo 0,5% del valore aggiunto italiano; in chiave territoriale si osserva un valore più che doppio della media in Emilia-Romagna, con l’1,1%, seguita da Friuli-Venezia Giulia con l’1,0% e Veneto con lo 0,9% e Toscana con 0,8%.

Più di metà del made in Italy di MPI in UK sull’asse Firenze-Bologna-Venezia-Trieste – Il 53,4% dell’export nei settori di MPI in UK proviene dall’asse che va dalla Toscana, passa per Emilia-Romagna e Veneto, per arrivare in Friuli-Venezia Giulia, cumulando una quota di 12,4 punti superiore al peso del 41% di queste quattro regioni sull’export manifatturiero nel mondo.

In chiave provinciale si osserva un grado di esposizione sul mercato britannico più che doppio rispetto alla media nelle province di Piacenza (3,7%), Belluno (2,6%), Pordenone (2,3%), Vercelli (2,3%), Reggio Emilia (2,0%), Arezzo (1,9%), Prato (1,8%), Gorizia (1,7%), Treviso (1,5%), Vicenza (1,5%), Biella (1,4%), Salerno (1,4%), Lodi (1,2%), Como (1,1%), Sud Sardegna (1,1%), Bologna (1,0%), Firenze (1,0%) e Foggia (1,0%).

I dati per regione e provincia delle esportazioni dei settori di MPI verso il Regno Unito nell’Appendice statistica “Esportazioni dei settori di MPI nel Regno Unito. I dati per settori, regione e per provincia”. Clicca qui per scaricarla, insieme al full report sul trend del made in Italy nel Regno Unito.

 

 

 

Saldo commercio estero con Regno Unito

1995-2020, % PIL- Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat e Commissione europea

 

Export nei settori a maggior concentrazione di MPI nel Regno Unito

Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

 

 

Propensione ad esportare nei settori a maggior concentrazione di MPI nel Regno Unito per regione

IV trimestre 2019-III trimestre 2020. % valore export su valore aggiunto 2018. Ateco 2007: 10, 13, 14, 15, 16, 18, 25, 31 e 32 – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

 

Cambio sterlina e dollaro Usa

Gennaio 2020-gennaio 2021, medie mensili, valuta estera per 1 euro – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Banca d’Italia

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