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Extra costo dell’energia elettrica per le MPI da 5,4 miliardi €. Al top Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna

Le recenti previsioni dell’Autumn economic forecast della Commissione europea delineano per l’Italia una crescita del PIL che si ferma al +0,8% sia nel 2026 che nel 2027 a fronte del +1,4% nel 2026 e del +1,5% nel 2027 nella media dell’UE a 27. Dopo che nell’ultimo triennio 2021-2024 – caratterizzato dagli effetti della guerra in Ucraina e dalla stretta monetaria più severa della storia dell’euro – il PIL dell’Italia ha cumulato una crescita del 6,6%, superiore di 1,5 punti alla media UE, tra il 2024 e il 2027 l’economia italiana frena, registrando la più bassa crescita tra i 27 paesi dell’UE. Un elevato costo dell’energia, in particolare nella manifattura, è uno dei fattori che pesano sulla bassa crescita, come ha sottolineato il 20° Rapporto annuale di Confartigianato ‘Galassia Impresa, l’espansione dell’universo produttivo italiano’ pubblicato in occasione della Assemblea annuale. Nel corso di un recente evento Confartigianato ha posto il riflettore sulle cause e le soluzioni per il caro-energia che penalizza le micro e piccole imprese italiane e il Presidente Marco Granelli ha ribadito la necessità di “ristabilire equilibrio ed equità nel costo dell’energia pagato dalle imprese”, denunciando come “le piccole imprese non possano essere considerate un bancomat”.

Le dimensioni dell’extra costo dell’energia elettrica per le MPI – L’Italia è la seconda economia manifatturiera dell’Unione europea, ma sale al primo posto per occupati nelle micro e piccole imprese (MPI) manifatturiere. La competitività di questo sistema di imprese è compromessa dall’elevato costo dell’energia. Nel primo semestre 2025 il prezzo dell’energia elettrica pagato nelle classi di riferimento delle MPI in Italia – consumi fino a 2.000 MWh, comprensivo di accise, oneri e al netto dell’IVA – è pari a 28,46 centesimi di euro al KWh e supera del 24,3% la media UE di 22,90 centesimi, risultando il più elevato tra le prime dieci economie manifatturiere europee. Applicando il differenziale di prezzo con le imprese dell’UE a 27 per le rispettive classi di consumo, si stima che le imprese con consumi inferiori a 2.000 MWh pagano un extracosto di 5.393 milioni di euro. Le imprese più penalizzate sono quelle di minor dimensione: le imprese con consumi inferiori a 20KWh, che pagano un prezzo dell’energia elettrica del 34,5% superiore alla media UE, sono gravate da un extracosto di 2.492 milioni di euro.

La distribuzione territoriale dell’extra costo Nel corso del webinar ‘I territori al centro del 20° Rapporto annuale la presentazione del focus territoriale qui per scaricare le slides – si delinea a livello regionale, un maggior extracosto in Lombardia con 1.021 milioni di euro (18,9% del totale), pari a 0,22% del PIL della regione, seguita da Veneto con 563 milioni (10,4%), pari a 0,31% del PIL, Emilia-Romagna con 496 milioni (9,2%), pari a 0,27% del PIL e Puglia con 410 milioni (7,6%), pari a 0,47% del PIL (3° maggior peso tra le regioni).

A livello provinciale l’extracosto dell’energia elettrica nei settori di MPI sono pari o superano i 100 milioni di euro a: Brescia con 192 milioni di euro (3,6%), pari a 0,38% del PIL della provincia, Milano con 177 milioni (3,3%), pari a 0,08% del PIL, Napoli con 155 milioni (2,9%), pari a 0,23% del PIL, Taranto con 144 milioni (2,7%), pari a 1,18% del PIL (il maggior peso tra le province), Bergamo con 143 milioni (2,6%), pari a 0,33% del PIL, Torino con 129 milioni (2,4%), pari a 0,16% del PIL e Verona con 119 milioni (2,2%), pari a 0,33% del PIL, Vicenza con 100 milioni (1,8%), pari a 0,29% del PIL e Treviso sempre con 100 milioni (1,8%), pari a 0,30% del PIL.

Sul divario di costo pesa un carico per accise e oneri elevato e squilibrato – Nel primo semestre del 2025 il prelievo fiscale e parafiscale sul costo dell’energia elettrica per le MPI in Italia supera del 68,0% quello medio europeo. Sono più penalizzate le imprese con consumi entro i 20 MWh, dove il gap arriva al 92,5%, oscilla tra il 35 e il 65% per consumi fino a 20.000 MWh, mentre il divario diventa relativamente vantaggioso per le imprese italiane di maggiore dimensione con consumi più elevati. Sulla base di questo andamento, il carico fiscale e parafiscale sull’elettricità acquistata dalle imprese nella prima classe di consumo (fino a 20 MWh, classe IA) è 17,9 volte quello nella classe di consumo più elevata (oltre 150.000 MWh, classe IG), ampiamente superiore alle 4,0 volte registrate nella media UE.

L’analisi dei dati sull’andamento dei prezzi delle commodities sottolinea la presenza di fattori distorsivi della concorrenza sul mercato dell’energia italiano che amplificano lo spiazzamento competitivo delle MPI. Il trend discendente del prezzo all’import di petrolio e gas riporta la media dei primi sei mesi dell’anno al di sopra di un limitato 2,2% al livello del 2021, precedente allo scoppio della crisi energetica. In parallelo, nei primi sei mesi del 2025 il prezzo all’ingrosso dell’energia elettrica (PUN) è del 4,5% inferiore alla media del 2021. Nonostante la bolla dei prezzi si sia completamente sgonfiata per le commodities importate e nel mercato all’ingrosso, si osserva una coda lunga della crisi energetica sui costi delle imprese: nel primo semestre del 2025 il prezzo dell’energia elettrica pagato dalle MPI rimane superiore del 36,8% i livelli pre-crisi, confermando la prolungata pressione sui costi subita dal sistema produttivo italiano.

 

 

Prezzi energia elettrica delle imprese con consumi fino a 2.000 MWh nei primi 10 paesi UE a 27 per addetti in MPI

% addetti manifattura su totale UE (2023) e prezzi al I semestre 2025 in centesimi di euro/kWh, al netto di IVA – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat

 

Extracosto per differenza di prezzo Italia-UE 27 dell’energia elettrica per MPI

Anno 2025. Milioni di euro – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat, Arera e Terna

 

Peso oneri e accise sul prezzo dell’elettricità in Italia e UEa 27 per classe di consumo

Primo semestre 2025, % sul prezzo Iva esclusa – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat

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