Produzione in calo del 2,1%, la difficile estate dei sistemi territoriali della manifattura
L’annuncio dei dazi al 30% all’export dell’UE negli Stati Uniti si aggiunge ad un mix velenoso di fattori recessivi per la manifattura italiana, la più grande nell’Unione Europea per occupati nelle micro e piccole imprese, come documenta il 19° Rapporto annuale di Confartigianato. Le tensioni geopolitiche rendono volatili i prezzi dell’energia. Nella media dei primi sei mesi del 2025 i prezzi retail dell’energia elettrica e gas risultano del 52,7% superiori alla media del 2021, anno precedente allo scoppio della crisi energetica. La crisi dell’automotive presenta un impatto più pesante proprio in Italia e riverbera i suoi effetti sull’intera filiera delle imprese della meccanica. La stretta creditizia più forte della storia dell’Unione monetaria europea ha ridotto la domanda interna ed estera di beni di investimento, tra cui macchinari e impianti. In Germania, dove si rischia il terzo anno consecutivo di recessione, si è chiuso il 2024 con un marcato calo della domanda di made in Italy. La moda italiana, leader in Europa, vive una crisi strutturale con la produzione che nel 2025 rimane di oltre un terzo inferiore al livello del 2019, precedente alla pandemia. Il calo della domanda estera nel 2024 è seguito da una ripresa nella prima parte di quest’anno la quale, però, è depotenziata dalla svalutazione del dollaro dell’11,2% tra gennaio e giugno 2025.
Imprese, occupati e vocazione artigiana – Nella manifattura, secondo i registri dell’Istat, sono attive 360mila imprese di cui più della metà (58,4%) è rappresentato dalle 210mila imprese artigiane. Nel comparto manifatturiero lavorano 3 milioni 866mila addetti di cui il 20,2% è costituito dai 780mila addetti delle imprese artigiane.
Il trend della produzione manifatturiera – In Italia, dopo il segnale positivo registrato ad aprile, a maggio 2025 l’indice destagionalizzato della produzione manifatturiera registra un calo congiunturale (-0,7%) e una crescita su base trimestrale (+1,0%).
Nei primi cinque mesi dell’anno in Italia la produzione manifatturiera scende del 2,1% che, nel confronto internazionale su dati Eurostat pubblicati oggi, risulta un calo più intenso rispetto al -1,6% della Germania, del -0,8% della Francia e del -0,3% della Spagna. Nella media UE la produzione sale dell’1,3%, grazie al buon andamento registrato in Irlanda e Polonia.
In chiave settoriale, in Italia segnano un aumento della produzione legno, carta e stampa (+2,6%), alimentare e bevande (+1,4%) e computer ed elettronica (+0,3%), mentre persistono le gravi crisi della moda (-8,0%) e della meccanica (-3,5%), quest’ultima dominata dal crollo del 27,8% della produzione di autoveicoli che invece tiene in Germania (-0,1%) ed è in crescita in Francia (+1,9%).
La diffusa rete territoriale di sistemi manifatturieri – In Italia si registra nel 2022 una creazione di valore aggiunto nella manifattura pari a 5.210 euro per abitante. Come evidenziato nel Report ‘Intergeneration economy’ dell’Ufficio Studi e del Sistema Imprese di Confartigianato presentato la scorsa settimana alla Convention Sistema Imprese 2025 (qui per scaricarlo), una vocazione manifatturiera più elevata della media si registra in Emilia-Romagna con 9.589 euro di valore aggiunto della manifattura per abitante, seguita dal Veneto con 8.850 euro per abitante, Lombardia con 8.287 euro per abitante, Friuli-Venezia Giulia con 7.491 euro per abitante, Piemonte con 6.921 euro per abitante, Marche con 6.850 euro per abitante, Toscana con 6.238 euro per abitante e Trentino-Alto Adige con 5.565 euro per abitante.
Nella top ten provinciale troviamo territori compresi nel triangolo manifatturiero padano di Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia. Al primo posto si colloca Modena con 14.626 euro per abitante, seguita da Vicenza con 13.911 euro per abitante, Reggio nell’Emilia con 13.017 euro per abitante, Lecco con 11.529 euro per abitante, Parma con 11.123 euro per abitante, Brescia con 10.968 euro per abitante, Bergamo con 10.534 euro per abitante, Treviso con 10.338 euro per abitante, Bologna con 10.082 euro per abitante e Cremona con 10.072 euro per abitante.
Tra le altre regioni per il Friuli-Venezia Giulia al primo posto su scala regionale troviamo per il Friuli-Venezia Giulia Pordenone con 9.619 euro per abitante, per la Toscana Arezzo con 9.578 euro per abitante, per la Sicilia Siracusa con 8.945 euro per abitante, per il Piemonte Novara con 8.905 euro per abitante, per le Marche Pesaro e Urbino con 7.960 euro per abitante, per l’Abruzzo Chieti con 6.067 euro per abitante, per il Trentino-Alto Adige Bolzano con 5.748 euro per abitante, per l’Umbria Perugia con 4.974 euro per abitante, per la Liguria Savona con 4.775 euro per abitante, per il Lazio Frosinone con 4.169 euro per abitante, per la Basilicata Potenza con 3.381 euro per abitante, per la Campania Avellino con 3.003 euro per abitante, per il Molise Campobasso con 2.777 euro per abitante, la Valle d’Aosta con 2.763 euro per abitante, per la Puglia Taranto con 2.684 euro per abitante, per la Sardegna Cagliari con 2.122 euro per abitante e per Calabria Vibo Valentia con 1.075 euro per abitante.
Dinamica produzione per settore nei primi cinque mesi del 2025
Gan.-mag. 2025, var. % tendenziale, dati corretti per calendario – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
Valore aggiunto del manifatturiero esteso per abitante: regioni e prime 20 province
Anno 2022. Euro per abitante a fine anno. Ateco 2007: C – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
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