Manifattura in difficoltà, maggiore esposizione per Veneto, Marche ed Emilia Romagna. Granelli: "Serve contesto favorevole al fare impresa"
Il ritardo della ripresa del commercio internazionale – evidenziato da una nostra recente analisi pubblicata su IlSussidiario.net – contribuisce alla frenata della manifattura italiana. Inoltre, le imprese sono state ostacolate negli investimenti dal rincaro del costo del denaro, per cui è stata accolta positivamente da Confartigianato la decisione di giovedì scorso della BCE di iniziare il percorso di discesa dei tassi di riferimento.
I dati sulla produzione pubblicati stamane dall’Istat indicano che ad aprile prosegue la contrazione dell’indice della produzione, che presenta un calo del segno negativo per il quindicesimo mese consecutivo. La riduzione su base annua registrata ad aprile è del 3,0%, con cali settorialmente diffusi.
Il comparto in maggiore crisi è quello della Moda, in cui la produzione nel primo quadrimestre del 2024 cede del 9,9% rispetto un anno prima, e aggravando il -8,9% del primo trimestre dell’anno. Nel dettaglio per il tessile e abbigliamento si registra una flessione del 6,7% mentre il calo diventa più severo per pelle e calzature (-15,7%).
Cali più intensi della media anche legno con -3,3%, macchinari con -3,4%, gomma e materie plastiche con -3,5%, computer ed elettronica con -3,5%, vetro, ceramica, cemento con -3,8%, metallurgia con -4,7%, mobili con -4,9%, altre manifatturiere con -6,7%, stampa con -7,6% e autoveicoli con -12,4%. Nei settori no energy, l’unico comparto anticiclico è quello di alimentare e con un aumento tendenziale della produzione del 2,4%, mentre tiene (+0,8%) la carta.
In flessione la domanda di lavoro – La difficile fase congiunturale si riflette sulla domanda di lavoro: nel trimestre maggio-luglio 2024 le previsioni di assunzioni nella manifattura monitorate dal Sistema Excelsior di Unioncamere-Anpal cedono del 2,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
I territori più esposti – A fronte di un peso dell’occupazione manifatturiera che in media nazionale è pari al 20,1%, vi sono alcuni territori che sono maggiormente esposti alla crisi, con un peso della manifattura che in Veneto è pari al 28,7% dell’occupazione totale, seguito da Marche con 27,6%,
Emilia-Romagna con 27,3%, Piemonte con 25,5%, Lombardia con 25%, Friuli-Venezia Giulia con 23,9%, Umbria con 21,8%, Toscana con 21,3% e Abruzzo con 21%.
In chiave provinciale – come evidenziato in una analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato Vicenza - la vocazione manifatturiera più elevata si osserva a Vicenza con 40,8% seguita da Belluno con 40,2%, Fermo con 39,6%, Modena con 37,7%, Lecco con 37,7%, Prato con 36,4%, Treviso con 34,6%, Brescia con 34%, Reggio nell'Emilia con 33,5% e Pordenone con 33,4%.
"I segnali che provengono dall'andamento dell'export e della domanda di lavoro - sottolinea il Presidente di Confartigianato Marco Granelli - impongono di rafforzare l'impegno per creare un contesto favorevole al fare impresa: riduzione della pressione fiscale, lotta alla burocrazia, contenimento dei costi della pubblica amministrazione, migliore accesso al credito, servizi pubblici e infrastrutture efficienti, giustizia rapida e welfare attento alle nuove esigenze dei cittadini e degli imprenditori".
Dinamica produzione manifatturiera per settore
Gen-apr. 2024, var. % tendenziale, dati corretti per calendario - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
Peso occupazione manifatturiera per regione
2023, occupati manifattura estesa (B-C-D-E) in % totale - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
15 giorni decisivi per politiche europee: 6 giugno BCE su tassi, 9 giugno elezioni europee e 19 giugno infrazione per deficit
Nei prossimi quindici giorni si collocano tre momenti chiave per le politiche economiche europee, che interessano cittadini e imprese nei 27 paesi dell'Unione europea. In questa prospettiva, appaiono necessarie le politiche per un’Europa a misura di MPMI, come evidenziato nelle proposte di Confartigianato ai candidati alle elezioni Ue, in grado di valorizzare l’attività dei 32 milioni di micro, piccole e medie imprese (MPMI) europee che danno lavoro a 103 milioni di addetti, il 64,8% dell’occupazione delle imprese dell’Unione. In Italia la quota del lavoro generato dalle MPMI sale al 75,2%.
6 giugno, decisione sui tassi BCE - Le stime preliminari pubblicate venerdì scorso da Eurostat indicano che a maggio l’inflazione è salita al 2,6% dal 2,4% di aprile. Il rialzo rende più incerto il taglio dei tassi nella riunione del Consiglio direttivo della BCE di giovedì prossimo. Come ha documentato il 29° report dell’Ufficio Studi di Confartigianato, nel corso della stretta monetaria, tra giugno 2022 e marzo 2024, le imprese italiane hanno subito una crescita dei tassi sui prestiti di 372 punti base, più severa rispetto i 335 punti base in più registrato nella media dell'Eurozona, determinando 8.953 milioni di euro di maggiori oneri finanziari per MPI tra giugno 2022-febbraio 2024. A seguito del caro-tassi, dopo un lunga fase espansiva, nel 2023 è tornata a scendere la propensione ad investire delle imprese.
9 giugno, risultati delle elezioni europee - Il Parlamento europeo che sarà eletto alla fine di questa settimana e la nuova Commissione definiranno le politiche europee su dossier chiave, tra i quali difesa, energia, commercio, relazioni internazionali e migrazioni.
Secondo l’ultima rilevazione di Eurobarometro, mediamente due cittadini europei su tre chiedono un politica comune europea, un orientamento che è più marcato per i cittadini spagnoli, tedeschi e italiani. Nel dettaglio si osserva un maggiore consenso per una politica di difesa e sicurezza comune tra gli Stati membri dell’UE (77% a favore nella media Ue e 78% in Italia), seguita da politica energetica (72% in Ue e 76% in Italia) (QE 28/5), politica commerciale (71% in Ue e 68% in Italia), politica estera (69% in Ue e 73% in Italia), politica in materia di migrazione (67% in Ue e 78% in Italia) e politica sanitaria (63% in Ue e 66% in Italia), mentre è meno diffuso il consenso per un ulteriore allargamento dell'UE ad altri paesi negli anni futuri (51% in Ue, in linea con il dato dell’Italia).
Una più ampia politica comune richiederebbe maggiori risorse che, però, sono ancora concentrate nei bilanci degli stati membri. Nel 2022 la spesa del bilancio dell’UE è di 243,3 miliardi di euro, pari al 3,1% dei 7.894 miliardi di spesa pubblica dei 27 paesi dell'Unione europea. Se sommiamo anche l’intervento straordinario di NextGenerationEU, l'ammontare di risorse europee sale al 3,9% della spesa pubblica dei 27 stati. Oltre metà (52,0%) della spesa dell’Unione è per le politiche di coesione, seguita dalle risorse naturali e ambiente con il 24%, per la quasi totalità (98,7%) allocata per agricoltura e pesca. Le politiche per il mercato unico, innovazione e agenda digitale assorbono il 10,3% della spesa, per vicinato e resto del mondo il 6%, per la pubblica amministrazione europea il 4,8%, mentre si registrano quote minime per migrazione e gestione delle frontiere (1,4%) e la difesa (0,5%).
19 giugno, procedura di infrazione per eccesso di deficit – A inizio 2024 sono tornate in vigore le regole del Patto di stabilità e crescita e il prossimo 19 giugno la Commissione europea proporrà l’avvio delle procedure di infrazione per i disavanzi eccessivi per alcuni paesi, con elevata probabilità anche per l’Italia, che nel 2023 presenta il deficit più ampio tra tutti i paesi dell’Unione europea. Inoltre, secondo la riforma della governance economica europea entrata in vigore lo scorso 30 aprile, in uno scenario ‘storico’ di crescita, l'Ufficio parlamentare di bilancio stima per l’Italia un aggiustamento annuale del saldo primario strutturale di mezzo punto percentuale di PIL nei prossimi sette anni. Infine, va considerato che la conferma nel 2025 di alcuni degli interventi finanziati solo per l’anno in corso dall’ultima manovra di bilancio richiederebbe ulteriori risorse di bilancio per 18,2 miliardi di euro.
Parte in salita la prossima manovra di bilancio, che si andrà a delineare con il nuovo Piano strutturale di bilancio di medio termine che sarà presentato alle autorità europee entro il prossimo 20 settembre.
Spesa dell’Unione europea per rubrica
2022, % sul totale - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Commissione europea
Cittadini favorevoli a politiche comuni europee per tipo di intervento nei maggiori paesi Ue
aprile-maggio 2024 - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Commissione europea
NEWSLETTER GIUGNO – Equilibrio ed etica: l'Intelligenza Artigiana incontra l'Intelligenza Artificiale
La newsletter di giugno del progetto europeo DigiSoc, di cui Confartigianato Imprese è partner, si concentra sull'Accordo Quadro Europeo sulla Digitalizzazione, particolarmente in relazione all'intelligenza artificiale (IA). Firmato il 22 giugno 2020 tra le principali associazioni datoriali e i lavoratori dell'UE, l'accordo mira a stabilire una base comune per affrontare le sfide della digitalizzazione nel lavoro e nei processi organizzativi.
La newsletter evidenzia l'importanza di un uso controllato e etico dell'IA, mantenendo un equilibrio uomo-macchina e assicurando che l'IA sia affidabile, legittima, trasparente, equa, etica e sostenibile, in conformità con i diritti umani e il principio di non discriminazione.
Parallelamente, viene esaltata l'intelligenza artigiana, un ambito esplorato in profondità da Confartigianato che su questo tema ha puntato la campagna di comunicazione per il 2024, vista come un contrappeso alla standardizzazione portata dalla digitalizzazione. L'intelligenza artigiana, che valorizza la capacità umana di toccare, trasformare la materia e creare prodotti con un'anima, è presentata come fondamentale per preservare i valori di autenticità e eccellenza del made in Italy. Promuovere questa forma di intelligenza viene proposto come strategia per un futuro economico e sociale sostenibile che valorizzi la dimensione umana.
Questo approccio non solo protegge ma anche valorizza le competenze umane, che sono essenziali per la qualità e l'identità dei prodotti artigianali italiani. Di conseguenza, Confartigianato sostiene l'importanza di un ambiente lavorativo in cui l'IA serve l'umano, non viceversa, sostenendo una visione di progresso tecnologico che rimane fermamente radicata nei valori umani e artigianali.
L'Accordo Quadro sulla Digitalizzazione facilita questa visione attraverso la sua enfasi su una gestione partecipativa e orientata alle persone della digitalizzazione. Prevede un processo di adattamento dinamico che permette alle parti sociali di rispondere proattivamente ai cambiamenti, assicurando che la tecnologia migliorare la produttività senza compromettere il benessere del lavoratore.
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Il ritardo della ripresa dell’export alza i rischi sulla crescita. L’analisi su IlSussidario.net
Le previsioni di primavera della Commissione europea pubblicate il 15 maggio indicano una crescita del 2,6% del volume del commercio mondiale di beni, dopo la stagnazione (-0,3%) del 2023. Con il recupero della domanda internazionale, è previsto un aumento del 2,0% del volume delle esportazioni di beni dell’Italia, in miglioramento rispetto al più prudente +0,5% stimato ad aprile dal Fondo monetario internazionale.
Ma l’analisi dei dati statistici disponibili indica che questa ripresa è in ritardo, come evidenziato dall’analisi proposta nell’articolo ‘SCENARIO PIL/ I numeri dell'export frenano la crescita italiana’ a firma di Enrico Quintavalle, responsabile dell’Ufficio Studi di Confartigianato, pubblicato oggi su il Sussidiario.net.
Nel primo trimestre 2024 il commercio internazionale sale di un limitato +0,2% su base annua, mentre il volume dell'export dell’Italia risulta in discesa del 3,9% su base annua, equivalente ad una flessione del 2,8% in valore.
Persiste un ampio segno negativo (-23,6) per il saldo sul giudizio sugli ordini esteri delle imprese manifatturiere italiane. Sembra interrompersi il ciclo espansivo in cui le vendite del made in Italy in quattro anni hanno cumulato una crescita dell’8,6%, un ritmo quasi doppio del +4,5% della media Ue, un trend sottolineato anche nell’ultima Relazione annuale della Banca d’Italia, pubblicata venerdì scorso.
Una buona notizia per il made in Italy arriva dalla stima preliminare dell'export extra Ue che ad aprile segna un aumento su base annua del +3,4%, riportando in territorio positivo (+2,2%) l’andamento dei primi quattro mesi dell’anno. Anche la fiducia delle imprese manifatturiere tiene: a maggio l’indice del clima di fiducia sale, rimanendo leggermente al di sopra del livello di fine 2023.
Nel confronto internazionale proposto nell’ultimo report dell’Ocse, nel primo trimestre 2024 l’export nei paesi del G20, valutato in dollari Usa, scende dell’1,8% su base annua, mentre il made in Italy segna una flessione dell’1,6%. Nel complesso l’Ue a 27 registra un calo del 2,7% mentre tra le maggiori economie manifatturiere globali scende l’export della Cina (-2,0%), è più stabile (+0,7%) quello della Germania e cresce quello dell’India (+4,4%).
Sul ritardo della ripresa degli scambi internazionali incombono i rischi di natura geopolitica, il protrarsi della guerra di aggressione della Russia nei confronti dell'Ucraina e del conflitto in Medio Oriente. Nei primi cinque mesi del 2024 il volume mondiale di merci transitato attraverso Canale di Suez si è più che dimezzato (-60,0%) rispetto un anno prima, mentre è aumentato del 73,4% il traffico commerciale che circumnaviga l’Africa. Con l’allungamento delle rotte commerciali sale il costo del trasporto marittimo dalla Cina, più che raddoppiato dall’inizio dell’anno. Dopo sei cali consecutivi, nel primo trimestre 2024 torna a salire (7,5%) la quota di imprese esportatrici che sono ostacolate per tempi di consegna eccessivamente lunghi.
Molti dei settori del made in Italy sono in rosso: la farmaceutica segna un calo del 14%, la metallurgia e metalli del -12,8%, la chimica del -7,2%, legno, carta e stampa del -6,3%, moda del -5,5%, gomma, plastica, vetro, cemento, ceramica del -4,9%, apparecchiature elettriche del -2,3%. Più stabili macchinari e impianti (-0,4%) mentre rimangono in territorio positivo computer ed elettronica (+1,3%), raffinazione petrolio (+4,2%), mezzi trasporto (+7,2%), alimentare e bevande (+7,7%) e altre manifatture (+12,1%).
L’arretramento delle vendite made in Italy è diffuso sui maggiori mercati, mentre sono in controtendenza la Turchia (+25,9%, in deciso miglioramento rispetto +6,4% del 2023), Giappone (+9,6%) e Stati Uniti (+9,3%). Segno positivo anche per Polonia e Spagna. È in calo l’export verso India (-2,5%), Belgio (-2,7%), Paesi Bassi (-2,8%), Svizzera (-3,8%), Francia (-4,3%), Regno Unito (-5,1%) e Romania (-6,6%). Si osserva un calo più marcato in Germania (-8,7%) e Cina (-45,8%), in quest’ultimo caso interamente determinato dal settore farmaceutico, dopo il boom del 2023. Cali in doppia cifra anche per l’export in Repubblica ceca, Austria e Russia.
Il dinamismo del mercato statunitense e la debole domanda tedesca – Con la crescita del primo trimestre dell’anno, gli Stati Uniti si confermano il secondo mercato del made in Italy, dopo aver superato la Francia nell’autunno del 2022. Il dinamismo delle vendite negli Usa è sostenuta dalle elevate movimentazioni della cantieristica navale, che determinano un aumento del 48,2% dell’export dei mezzi di trasporto. Il made in Italy nel mercato statunitense segna tassi di crescita a doppia cifra anche per articoli farmaceutici (+28,2%), alimentari e bevande (+18,7%) e macchinari (+16,4%).
Dopo la recessione del 2023, prosegue il calo della domanda della Germania. Nel primo trimestre del 2024 le esportazioni sul primo mercato del made in Italy scendono dell'8,7% su base annua: le imprese italiane sul mercato tedesco perdono 19 milioni di euro al giorno di vendite. I cali sono più marcati della media per settori tipici del made in Italy come la moda (-9,1%) e il legno-arredo (-14,5%).
Le ricadute sui territori - Il ritardo nella ripresa delle esportazioni pesa in modo particolare nelle regioni che già dallo scorso anno erano in maggiore sofferenza: nel 2023 il calo dell’export più accentuato si osserva nel Nord Est (-1,1%), in particolare in Veneto e Friuli Venezia Giulia, e nel Centro (-4,4%), con un ampio segno negativo nel Lazio e nelle Marche.
Senza l’apporto della domanda estera, con un costo del denaro che rimane elevato e una politica fiscale che diventerà restrittiva, salgono i rischi per la crescita dell’economia italiana, che la Commissione europea ha stimato dello 0,9% nel 2024, in linea con lo 0,8% dell’Eurozona e migliore dello 0,7% di Francia e dello 0,1% di Germania. Il prossimo 6 giugno la BCE valuterà un taglio dei tassi – che potrebbe essere rinviato dopo che le stime preliminari di Eurostat indicano l’inflazione in Eurozona a maggio in risalita al 2,6% dal 2,4% di aprile – mentre una probabile apertura di procedura di infrazione per deficit eccessivo, che la Commissione europea ufficializzerà il prossimo 19 giugno, riaprirà un ciclo di politica fiscale restrittiva. L’Italia, lo ricordiamo, nel 2023 presenta il deficit di bilancio più ampio tra tutti i paesi dell’ l’Unione europea. Secondo le nuove regole europee, in uno scenario base di crescita, l'Ufficio parlamentare di bilancio stima un aggiustamento annuale del saldo primario strutturale di mezzo punto percentuale di PIL nei prossimi sette anni. Inoltre, la conferma nel 2025 di alcuni degli interventi finanziati solo per l’anno in corso dall’ultima manovra di bilancio richiederebbe ulteriori risorse di bilancio per 18,2 miliardi di euro.
A fronte di una domanda interna indebolita dalle politiche economiche, diventa vitale per l’economia italiana una rapida ripresa del commercio internazionale.
NEWSLETTER GIUGNO - Dialogo sociale, mantenere il ritmo in tempi difficili
La newsletter di giugno del progetto europeo IORESme, con la partecipazione di Confartigianato Imprese, affronta il dialogo sociale come strumento cruciale per rispondere alle sfide imprenditoriali, inclusi cambiamenti normativi e digitalizzazione. Sottolinea l'importanza di una comunicazione trasparente tra parti sociali e membri per costruire fiducia e rappresentare efficacemente gli interessi delle imprese.
La newsletter esplora il ruolo delle parti sociali nell'advocacy, nell'attuazione delle politiche UE e nel capacity building, evidenziando la necessità di aggiornare e riqualificare la forza lavoro in risposta all'automazione e all'intelligenza artificiale. Inoltre, discute l'importanza della collaborazione con altre organizzazioni e dell'utilizzo di canali mediatici per migliorare la comunicazione post-COVID-19 e sensibilizzare su temi cruciali come benessere, diversità, inclusione e pratiche ESG.
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NEWSLETTER 6 – Rinnovare l'Europa: nuove direttive su rifiuti e equilibrio vita-lavoro
La newsletter di maggio del progetto europeo IORESme, di cui Confartigianato Imprese è partner, affronta due temi di grande impatto sociale: la revisione della Direttiva quadro sui rifiuti dell'UE e la Direttiva UE (2019/1158) sull'equilibrio tra lavoro e vita privata.
La Direttiva sui rifiuti, aggiornata nel contesto del Green Deal europeo, punta a ridurre drasticamente l'uso delle plastiche monouso e aumentare le responsabilità dei produttori per il ciclo di vita dei prodotti, incoraggiando iniziative di riciclaggio e ritiro. Il provvedimento punta ad aumentare il riciclaggio dei rifiuti di imballaggio al 70% entro il 2030 e di ridurre i rifiuti alla fonte, specialmente quelli pericolosi, per proteggere sia l'ambiente sia la salute pubblica.
Parallelamente, la Direttiva sull'equilibrio tra lavoro e vita privata cerca di migliorare la qualità della vita dei lavoratori europei, stabilendo requisiti minimi per il congedo parentale e promuovendo l'uguaglianza di genere sul posto di lavoro. Offre anche nuovi standard per il congedo di paternità e l'assistenza, oltre a facilitare richieste di lavoro flessibile, come l'orario ridotto e il telelavoro, proteggendo i lavoratori dalle discriminazioni.
Entrambe le direttive sono espressioni degli sforzi dell'Unione Europea per creare un ambiente più sostenibile e equo, sostenendo stili di vita più sani e promuovendo una migliore integrazione tra le responsabilità lavorative e familiari.
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