L’occupazione nell’artigianato +42,0% vs gruppi multinazionali italiani. Al top Toscana, Veneto, Campania e Piemonte

L’economia italiana è caratterizzata da presenza di micro e piccole imprese (MPI) più marcata rispetto agli altri paesi europei e poco meno di un quarto delle MPI è rappresentato da imprese artigiane. Anche grazie al sistema diffuso di piccola imprese l'Italia ha potuto reagire positivamente alla pandemia del 2020 e alla crisi energetica del 2022, realizzando una crescita del PIL superiore a quella dei maggiori paesi europei.

Una evidenza statistica stilizza il modello di sviluppo italiano basato su un diffuso sistema di piccola imprese: in Italia l’occupazione nell'artigianato supera del 42,0% quella dei gruppi multinazionali italiani. L’analisi è contenuta nel report pubblicato dall’Ufficio Studi in occasione della 3a Giornata della cultura artigiana ‘. Qui per scaricare ‘IA e complementarietà, l’equazione dell’Intelligenza Artigiana - Key data della cultura artigiana’.

Vi è una combinazione di fattori strutturali, culturali e normativi che contribuisce al predominio delle MPI e delle imprese artigiane rispetto al sistema delle multinazionali. Le imprese di minore dimensione tendono ad essere più flessibili rispetto alle grandi imprese multinazionali, si adattano alle mutevoli condizioni di mercato e alle esigenze dei clienti, rimanendo competitive anche in contesti economici incerti. Le MPI e le imprese artigiane svolgono un presidio di settori di grande rilevanza per l'economia italiana, tra i quali ricordiamo quelli della moda, del food, dei servizi turistici e di quelli alla persona, del trasporto di merci e persone. Una diffusa presenza di imprese poggia su una forte cultura imprenditoriale, con una propensione al lavoro indipendente più elevata rispetto alla media europea. Le piccole imprese sopperiscono alle mancate economie di scala mediante reti di imprese, accrescendo la loro competitività mediante la collaborazione con altre imprese. Queste reti favoriscono lo sviluppo delle MPI, creando sinergie che possono essere difficili da replicare per le multinazionali.

Infine, il peso della burocrazia e di una elevata pressione fiscale disincentiva gli investimenti in Italia delle multinazionali estere e incentivalo la delocalizzazione delle grandi imprese italiane.

Artigianato vs multinazionali nel territorio - A livello regionale la dominanza dell'occupazione artigiana rispetto a quella dei gruppi multinazionali italiani è diffusa in tutti i territori tranne che nel Lazio dove l’occupazione artigiana è inferiore del 17,9%. Nella tavola a pagina 13 del report i dati completi per ciascuna regione. Tra le maggiori regioni, con oltre 1 milione di addetti, primeggia per dominanza dell’occupazione dell'artigianato la Toscana dove i 224mila addetti nell'artigianato sono più del doppio (+119,1%) rispetto all'occupazione dei gruppi multinazionali italiani; segue il Veneto con 325mila occupati pari al +40,5%, Campania con 102mila addetti pari al +38,7%, Piemonte con 214mila addetti pari al +33,1%, Emilia-Romagna con 278mila addetti pari al +12,4% e Lombardia con 486mila addetti pari al +5,3%.

Una prevalenza dell'occupazione artigiana di norma più netta si risconta nelle regioni di grandezza intermedia, tra 300mila e 1 milione di occupati totali: la Sardegna conta 64mila addetti nell'artigianato che sono quasi il triplo (+190,6%) dell'occupazione dei gruppi multinazionali italiani, seguono la Sicilia con 132mila addetti nell'artigianato, 2,7 volte (+165,7%) l'occupazione di tali gruppi, la Puglia con 133mila addetti nell'artigianato, 2 volte e mezzo (+150,9%) l'occupazione di tali gruppi, le Marche con 112mila addetti nell'artigianato, più del doppio (+114,0%) rispetto all'occupazione di tali gruppi, l'Abruzzo con 55mila addetti nell'artigianato pari al +88,5%, la Liguria con 73mila addetti nell'artigianato pari al +52,6% ed infine tra queste regioni solo il Friuli-Venezia Giulia con 62mila addetti nell'artigianato supera l'occupazione dei gruppi multinazionali italiani con un valore inferiore alla media e pari all'11,6%.

La diffusione dell’impresa artigiana nel Mezzogiorno fa da contraltare ad un obsoleto modello di sviluppo centrato sull’insediamento della grande impresa integrata globalmente. Nelle regioni meridionali l'occupazione dell'artigianato ammonta a 567mila addetti ed è più che doppia (+121,2%) rispetto quella dei gruppi multinazionali italiani ed è l'unica ripartizione dove addirittura supera, precisamente del 26,0%, quella di tutti i gruppi multinazionali, italiani ed esteri, mentre a livello nazionale l'occupazione artigiana risulta inferiore del 23,9%. Di conseguenza la predominanza dell'occupazione dell'artigianato su quella del totale del gruppi multinazionali è meno diffusa e riguarda undici territori: la Calabria con il +132,4%, Sicilia con il +75,7%, Sardegna con il +58,8%, Marche con il +47,5%, Puglia con il +40,8%, Provincia Autonoma di Bolzano con il +38,2%, Umbria con il +33,6%, Molise con il +33,4%, Toscana con il +19,7%, Provincia Autonoma di Trento con il +13,6% e Valle d'Aosta con il +12,8%.

 
Occupati nell’artigianato vs gruppi multinazionali italiani nelle maggiori regioni
2021, migliaia addetti, regioni >1mln addetti totali - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

 

 


Made in Italy alimentare a +7,2% vs +4,9% in Ue, più dinamiche Puglia, Toscana, Trentino-Alto Adige e Veneto

In un contesto caratterizzato da una debolezza del commercio internazionale, nel 2023 le vendite del made in Italy hanno registrato ‘crescita zero’ in valore e un calo del 5,5% in volume. In controtendenza le esportazioni del settore alimentare, in aumento del 7,2% rispetto all’anno precedente, che 2023 è pari a  42,0 miliardi di euro.

Segnale positivo per il 2024 anche dalla produzione delle imprese: nel comparto sono attive 49mila micro e piccole imprese che danno lavoro a 246 mila addetti, il 59,0% del comparto. Nel primo bimestre del 2024 l’indice della produzione nel settore alimentare sale del 2,3% su base annua, a fronte del calo del 2,9% della media della manifattura. L'analisi della performance del settore alimentare - evidenziata nel 29° report dell’Ufficio Studi di Confartigianato su trend economia, congiuntura e MPI presentato ieri - sottolinea la partecipazione di Confartigianato alla 22° edizione di CIBUS, Salone internazionale dell’alimentazione, la manifestazione di riferimento per il settore agroalimentare Made in Italy che si apre oggi a Parma.

Il confronto internazionale – Tra le maggiori economie dell’Unione europea, con almeno 30 miliardi di  esportazioni alimentari, solo il Belgio con +10% fa meglio dell’Italia (+7,2%). I due paesi leader si posizionano davanti a Polonia con +7,1%, Germania con +6%, Francia con +4,3%, Spagna con +3,7% e Paesi Bassi con +2,1%.

I mercati - Tra i maggiori mercati, con almeno un miliardo di esportazioni alimentari, l’aumento più marcato delle vendite del food made in Italy si osserva per Polonia con un aumento del +15,3% rispetto all’anno precedente, seguita da Austria con +11,4%, Germania – il primo mercato dell’export alimentare italiano - con +10,3%, Regno Unito con +10%, Belgio con +9,9%, Francia – il secondo mercato del made in Italy alimentare - con +9,4% e Spagna con +8,3%. In positivo, ma con un trend inferiore alla media, Svizzera con +7,3%, Paesi Bassi con +3,2% e Stati Uniti – il terzo mercato del made in Italy alimentare - con +1,1%.

Tra gli altri mercati, con almeno mezzo miliardo di esportazioni, si osserva una crescita superiore alla media per Romania con +12,7% e Australia con +9%.

I territori del made in Italy alimentare – Nel 2023, tra le maggiori regioni per valore dell’export alimentare, si osserva un maggiore dinamismo per Puglia con un aumento del 15,8% rispetto all’anno precedente, seguita con valori sopra alla media da Toscana con +12,5%, Trentino-Alto Adige con +8,4% e Veneto con +8,2%. In aumento il made in Italy alimentare anche in Campania con +7,0%, Piemonte - terza regione italiana per valore dell’export alimentare con +6,6%, Friuli-Venezia Giulia con +6,6%, Lombardia - prima regione italiana per made in Italy alimentare - con +6,3% ed Emilia-Romagna –seconda regione italiana per made in Italy alimentare - con +6,1%.

Tra le maggiori province, con almeno 500 milioni di esportazioni alimentari, si osserva una crescita a doppia cifra per Varese con +21,5%, Piacenza con +17,4%, Pavia con +16,8%, Parma – la prima provincia italiana per made in Italy alimentare - con +13,4%, Bari con +12,9% e Salerno con +12,8%. Seguono, con un trend superiore alla media, Verona – terza provincia per made in Italy alimentare - con +9,8%, Lodi con +8,2% e Perugia con +7,8%. Dinamiche meno accentuate per Modena con +7,2%, Milano con +6,1%, Cuneo - seconda provincia per made in Italy alimentare - con +5,9%, Torino con +5,8%, Vicenza con +5,7%, Bolzano con +4,8%, Treviso con +4,5% e Mantova con +4,4%.

 
Dinamica export alimentare dei paesi dell’Ue a 27
2023, var. % rispetto 2022 - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat

 

 
Dinamica export alimentare delle maggiori regioni esportatrici
2023, var. % rispetto 2022, export alimentare > 1mld € - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

 

 


NEWSLETTER MAGGIO - L'Accordo Quadro Europeo sulla Digitalizzazione

Il primo numero della newsletter del progetto Europeo DigiSoc (Digital Social Partners), di cui Confartigianato Imprese è partner, è dedicato all'approfondimento dell'Accordo Quadro Europeo sulla Digitalizzazione. L'intesa, firmata il 22 giugno 2020 tra le principali associazioni europee di datori di lavoro e lavoratori, mira a stabilire un quadro comune per affrontare le sfide della digitalizzazione nei luoghi di lavoro dell'Unione Europea. Attraverso un processo di collaborazione tra le parti sociali, l'accordo cerca di equilibrare la protezione dei lavoratori con l'aumento della produttività, anticipando le necessarie competenze e adattamenti nei mercati del lavoro, nell'istruzione e nei sistemi di protezione sociale. Le fasi di implementazione prevedono esplorazione, mappatura, valutazione e definizione di strategie di trasformazione digitale, culminando in un monitoraggio congiunto per ottimizzare continuamente le pratiche e valutare l'efficacia delle azioni intraprese.
Il contributo di Confartigianato Imprese al dibattito si è concretizzato con l'organizzazione di un seminario tenutosi il 12 aprile a Roma, focalizzato sull'impatto della digitalizzazione nel mercato del lavoro, con particolare attenzione alle piccole e medie imprese. Durante l'evento, sono stati analizzati gli effetti attuali e le prospettive future della digitalizzazione sulle PMI, integrando questi temi con la somministrazione di un questionario sull'implementazione dell'Accordo Quadro Europeo sulla Digitalizzazione. I risultati del seminario e del questionario contribuiranno al report finale del Progetto DigiSoc, fornendo dati preziosi sulla percezione e l'attuazione dell'accordo in Italia, e delineando le specifiche esigenze e risposte del settore artigianale e delle piccole imprese alla transizione digitale.

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Incertezze e resilienza delle imprese italiane nel 29° report di Confartigianato

Una eccessiva debolezza delle politiche economiche e un ritardo nella ripresa del commercio internazionale, causato dalle turbolenze geopolitiche in atto, azionerebbero il freno a mano all’economia italiana, locomotiva europea nella ripresa post pandemia. Negli ultimi quattro anni, infatti, l’Italia ha cumulato la maggiore crescita del PIL tra le maggiori economie europee, dopo che nei precedenti vent’anni era sempre stata all’ultimo posto per tasso di crescita.

A fronte di un elevato deficit  statale, si delinea una probabile l’apertura di una procedura per disavanzo eccessivo nei confronti dell'Italia e della Francia. Se la governance fiscale diventa più restrittiva, è più che mai necessario un rapido cambio di direzione della politica monetaria.

Il contesto di forte incertezza in cui operano le imprese italiane e i segnali della congiuntura alle porte dell’estate del 2024 sono esaminati nel 29° report di Confartigianato su trend economia, congiuntura e MPI, ‘‘Incertezze della congiuntura e delle politiche economiche: i rischi per l’economia italiana’ presentato oggi, 6 maggio 2024, in un webinar aperto da Vincenzo Mamoli, Segretario Generale di Confartigianato e concluso dall’intervento di Bruno Panieri, Direttore Politiche Economiche.  Qui per scaricare il 29° report.

I contenuti del 29° report – Nella presentazione di Enrico Quintavalle, Responsabile dell’Ufficio Studi sono state esaminate le più recenti tendenze della congiuntura e del quadro macroeconomico nazionale e internazionale, l’andamento della domanda estera e della produzione della manifattura, le ricadute della stretta monetaria sul sistema della imprese, con una frenata degli investimenti. Il report analizza la dinamica del mercato del lavoro e le prospettive della politica fiscale alla luce dell’applicazione delle nuove regole del Patto di stabilità e crescita. A seguire le tendenze dei principali indicatori congiunturali.

L’analisi territoriale, presentata da Licia Redolfi dell’Osservatorio MPI di Confartigianato Lombardia, propone le tendenze del made in Italy, con un focus su Germania e Cina, il dinamismo del mercato del lavoro e della demografia d’impresa, le tendenze del credito e degli investimenti in digitale e green delle imprese.

Il lavoro si conclude con l’elenco aggiornato con link delle News Studi sul portale confederale, le pubblicazioni dell’Ufficio Studi in area ‘Studi e ricerche’ e gli articoli su QE-Quotidiano Energia.

 
I dati chiave della congiuntura (variazioni % tendenziali)
Indicatori in area critica
-3,3% Transazioni immobiliari residenziali (IV trimestre 2023)
-3,0% Entrate di lavoratori (trimestre aprile-giugno 2024)
-2,9% Produzione manifatturiera (I bimestre 2024)
47,8% Quota di lavoratori in entrata difficili da reperire (aprile 2024)

Indicatori in area stazionaria
+0,6% PIL (IV trimestre 2023)
+0,1% Investimenti macchinari esclusi mezzi trasporto (IV trimestre 2023)
-0,2% Export in volume (I bimestre 2024)
-0,9% Vendite al dettaglio in volume (I bimestre 2024)

Indicatori in area positiva
+9,4% Produzione costruzioni (I bimestre 2024)
+5,9% Investimenti costruzioni (IV trimestre 2023)
+3,4% Presenze turistiche (I bimestre 2024)
+2,4% Fatturato dei servizi (IV trimestre 2023)
+1,8% Occupati (marzo 2024)

Fonte: Confartigianato, 29° report su trend economia, congiuntura e MPI, ‘‘Incertezze della congiuntura e delle politiche economiche: i rischi per l’economia italiana’ - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat, Agenzia delle Entrate e Unioncamere – ANPAL


Crescita, Italia da lumaca a gazzella: PIL 2019-2023 PIL +3,5% vs +1,5% di Francia e +0,7% di Germania

L’economia italiana è cresciuta nel primo trimestre del 2024 dello 0,3% rispetto al trimestre precedente e dello 0,6% rispetto al primo trimestre del 2023 in termini di valori reali del PIL corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato. Si tratta della terza variazione positiva, dopo la flessione registrata nel secondo trimestre 2023. La stima preliminare dell’Istat su base trimestrale riflette un aumento del valore aggiunto diffuso tra i settori, mentre dal lato della domanda, la componente nazionale è in diminuzione a fronte di un aumento della componente estera netta.

La crescita congiunturale nel primo trimestre del 2024 dell’economia italiana è in linea con lo 0,3% dell’Eurozona e dell’UE, mentre su base annua la dinamica del PIL italiano supera il +0,4% nell'area euro e il +0,5% nell’UE.

Le dinamiche macroeconomiche saranno esaminate nel webinar che si terrà il lunedì prossimo 6 maggio 2024, dalle ore 12.00 alle 13.15, aperto Vincenzo Mamoli, Segretario Generale di Confartigianato e dedicato alla presentazione del 29° report dell’Ufficio Studi ‘Incertezze della congiuntura e delle politiche economiche: i rischi per l’economia italiana’.

I fattori di rischio al ribasso per la crescita - Le turbolenze geopolitiche in atto potrebbero prolungare la debolezza del commercio mondiale e influenzare la volatilità dei mercati delle materie prime. Un freno agli investimenti potrebbe arrivare da un eccessivo prolungamento della restrizione monetaria, un più marcato rallentamento dell'attività del comparto edilizio e ulteriori ritardi dell’attuazione degli interventi del PNRR. Inoltre, la politica fiscale diventa restrittiva. Mentre l'ultima manovra di bilancio ha determinano un incremento del deficit del 2024 per 0,7 punti di PIL, dopo la probabile apertura di una procedura di infrazione per deficit eccessivo nei confronti dell'Italia e l’applicazione delle nuove regole del Patto di stabilità e crescita, con la prossima legge di bilancio vi potrà essere una riduzione del saldo primario di bilancio di almeno mezzo punto di PIL. Sulle dimensioni della correzione il parere della Commissione europea sul documento programmatico di bilancio dell'Italia indica progressi limitati rispetto alle raccomandazioni di bilancio formulate dal Consiglio il 14 luglio 2023, mentre l'Ufficio parlamentare di bilancio delinea gli scenari di finanza pubblica nel contesto del nuovo quadro di regole della UE.

I riflessi di una eccessiva debolezza delle politiche economiche sono esaminati in un recente articolo dell’Ufficio Studi pubblicato su IlSussidiario.net.

Italia da lumaca a gazzella – Una eccessiva intonazione restrittiva della politica monetaria e di quella fiscale, associata ad un ritardo nella ripresa del commercio internazionale, azionerebbero il freno a mano all’economia italiana, quella che in Europa ha meglio performato nella ripresa post pandemia. Tra la Grande crisi e la pandemia (2007-2019) l'economia italiana - ha registrato una decrescita del 3,7% a fronte della crescita a doppia cifra (+10,1%)  dell'Eurozona e risultando la “lumaca d’Europa”, collocandosi all’ultimo posto tra le maggiori economie europee per tasso di crescita. Nella ripresa post- pandemia la “lumaca” diventa “gazzella”: tra il 2019 e il 2023 l’Italia cumula una crescita del PIL del 3,5%, facendo meglio di Eurozona (+3,3%), Spagna (+2,5%), Francia (+1,5%) e Germania (+0,7%).

 
Dinamica cumulata del PIL a prezzi costanti nei maggiori paesi UEM
Var. % cumulata nel periodo, media Eurozona - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat