Crisi Mar Rosso: a rischio 148,1 mld € di import-export. Granelli: "Penalizzato il made in Italy'

 

L'allargamento al Mar Rosso della crisi in Medio Oriente potrebbe aggravare la flessione del commercio internazionale, mettendo a rischio una quota rilevante dell'import-export dell’Italia.

A fronte di attacchi mercantili nel Mar Rosso di un gruppo di ribelli yemeniti sta attaccando navi mercantili, principalmente quelle dirette verso Israele, dallo scorso 9 gennaio una coalizione internazionale guidata da Stati Uniti e Regno Unito ha avviato interventi di contrasto agli attacchi alle navi, colpendo droni e obiettivi sulla costa dello Yemen.

L’allargamento al Mar Rosso della crisi in Medio Oriente determina conseguenze sul commercio marittimo internazionale in transito per il Canale di Suez, che potrebbe compromettere la ripresa del commercio internazionale che era prevista nel 2024.

Nei primi dieci mesi del 2023 il volume del commercio internazionale è sceso del 2,2% su base annua, un ampio segno negativo che da inizio secolo si è registrato solo nel 2020 con la pandemia e nel 2009 con la crisi innescata dai mutui subprime. Il calo dell’interscambio commerciale mondiale ha ripercussioni pesanti sulle vendite del made in Italy: dall’esame dei dati pubblicati stamane dall’Istat, a novembre il volume dell’export scende del 6,4% rispetto un anno fa e nei primi undici mesi del 2023 il calo è del 4,6%.

Secondo il  Kiel Institute for the World Economy, istituto di ricerca tedesco specializzato sui temi della globalizzazione, a dicembre il volume dei container spediti attraverso il Mar Rosso si è ridotto del 66% rispetto al volume normalmente previsto (media dal 2017 al 2019).

Per l'Italia si stima che il valore dell'import-export annuale che transita per il Canale di Suez proveniente dai paesi del Medio Oriente, dall’Asia, dall'Oceania e dai paesi del Sud-Est dell’Africa nel 2023 (ultimi dodici mesi a settembre) sia pari a 148,1 miliardi di euro, di cui 93,1 miliardi di euro di importazioni e 55,0 miliardi di esportazioni, che rappresenta il 42,7% del commercio estero dell'Italia trasportato per mare e l’11,9% del commercio estero totale dell’Italia. Nel dettaglio si tratta del 15,2% delle importazioni totali e dell’8,7% delle esportazioni totali. I paesi maggiormente interessati per valore dell’intercambio commerciale via nave con Italia sono Cina, India, Arabia Saudita, Giappone, Corea del Sud, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Iraq, Indonesia.

"L’escalation della crisi in Medio Oriente - sottolinea il Presidente di Confartigianato Marco Granelli - penalizza il sistema del made in Italy e l’approvvigionamento di prodotti essenziali per la trasformazione della manifattura italiana, aggravando la frenata del commercio internazionale. Gli effetti della crisi del Mar Rosso, sommati alla stretta monetaria in corso e  alla riattivazione delle regole europee di bilancio, potrebbero avere conseguenze sulla crescita, riducendo la fiducia e la propensione ad investire delle imprese e frenando il ciclo espansivo dell’occupazione che nell’ultimo anno ha registrato un aumento di oltre mezzo milione (+551mila) di lavoratori dipendenti a tempo indeterminato. Il rischio è che l'approccio 'attendista' delle imprese, che ancora sorregge la seppur flebile fiducia, possa degenerare in recessione".

L’esposizione alla crisi di Suez dell’export delle regioni italiane - In chiave regionale il valore delle esportazioni trasportate via mare attraverso il Canale di Suez e il Mar Rosso risulta più elevata in Lombardia, dove è pari a 12.919 milioni di euro, seguita da Emilia-Romagna con 9.371 milioni di euro, Veneto con 5.752 milioni di euro, Toscana con 4.743 milioni di euro, Piemonte con 4.148 milioni di euro e Friuli-Venezia Giulia con 2.004 milioni di euro.

La maggiore esposizione regionale alla crisi di Suez – con l'export regionale trasportato via mare attraverso il Canale di Suez che in rapporto al PIL è superiore o uguale alla media nazionale del 2,8% - si osserva in Emilia-Romagna con 5,3% del PIL, seguito da Friuli-Venezia Giulia con 4,7%, Toscana con 3,7%, Veneto con 3,2%, Lombardia con 2,9% e Piemonte con 2,8%.

 
Esposizione dell’export alla crisi del Mar Rosso per regione
Ottobre 2022-settembre 2023, milioni di euro, export trasportato per mare attraverso Mar Rosso - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat


Le prospettive 2024 nei territori. Granelli: “Più investimenti per sostenere i segnali di ripresa nel Mezzogiorno”

 

Le più recenti stime proposte dallo Svimez evidenziano una crescita del PIL nel 2024 dello 0,7%, in linea con quello rilevato nel 2023. La crescita presenta caratteri omogenei per macroaree, con il Centro-Nord a +0,7% e il Mezzogiorno a +0,6%. Per quest’anno è previsto un maggiore dinamismo della crescita in Emilia Romagna (+1,1%), Lombardia (+1,0%) e Abruzzo (+0,9%). Nel 2024 il Mezzogiorno segna una crescita superiore di 0,2 punti a quella del 2023, mentre il Centro Nord segna una minore crescita di 0,1 punti.

Una analisi delle tendenze delle economie territoriali è proposta nel report pubblicato oggi ‘Le prospettive di inizio 2024 nei territori, tra incertezze e ripresa del lavoro. Evidenze regionali’, curato dall’Ufficio Studi, in collaborazione con l’Osservatorio MPI Confartigianato Lombardia e l’Ufficio Studi Confartigianato Marche.

Rispetto al 2019, anno pre-pandemia, nel 2024 il PIL è superiore del 3,7% grazie al traino di entrambe le aree, infatti per il Centro-Nord si osserva una crescita del 3,8% e per il Mezzogiorno del 3,2%. Nel 2024 in tutte le regioni, Umbria esclusa, il PIL raggiunge o supera il livello pre-pandemia, con una dinamica più rilevante per Lombardia (+6,7%), Puglia (+6,2%), Emilia Romagna (+5,8%), Trentino-Alto Adige (+4,6%), Friuli-Venezia Giulia  (+4,4%), Veneto (+4,3%) e Basilicata (+3,8%).

Il dinamismo del Mezzogiorno - L’analisi dei conti territoriali relativi all’anno 2022 pubblicati dall’Istat nelle ultime settimane certifica la buona performance post-pandemia dell’economia del Mezzogiorno, che tra il 2019 e il 2022 presenta una crescita del PIL pro capite, a prezzi costanti, del 4,0%, in linea con quella del Nord, e superiore di 0,8 punti al +3,2% del Centro Nord, su cui pesa il minore recupero registrato nel Centro (+0,9%). Bisogna tornare al 2007 per ritrovare una crescita triennale del PIL per abitante nel Mezzogiorno superiore a quella del Centro Nord.

In tre regioni meridionali il PIL pro capite nel triennio in esame cresce più di quello della Lombardia: in Puglia sale del 6,5%, in Basilicata del 6,0%, in Molise del 5,5%, mentre in Lombardia sale del 5,1%. In particolare, il ruolo di locomotiva dell’economia pugliese è stato esaminato nel report presentato dell’Ufficio Studi al convegno organizzato da Confartigianato Lecce alla fine dello scorso novembre.

Uno spunto positivo per il Mezzogiorno anche nel mercato del lavoro: nel 2023 (ultimi dodici mesi a settembre) gli occupati nel Mezzogiorno nel crescono del 2,8% su base tendenziale, un ritmo che risulta di 1,2 punti superiore a quello del Centro Nord (+1,6%): un differenziale di crescita così alto non si trovava dall’inizio del 2016. Tra le maggiori regioni per numero di occupati, si osservano aumenti più marcati e superiori alla media nazionale prevalentemente in regioni del Mezzogiorno: in Sicilia l’occupazione sale del 3,9%, in Puglia del 3,7%, in Veneto del 3,0% e in Campania del 2,5%.

Secondo il Presidente di Confartigianato Marco Granelli “sul fronte delle politiche economiche, il rafforzamento degli investimenti pubblici in infrastrutture e gli interventi in grado di rafforzare il sistema delle imprese del Mezzogiorno, utilizzando in modo virtuoso le risorse del PNRR e dei Fondi strutturali, sono alla base del recupero del divario tra Nord e Sud del Paese”.

I contenuti del report di Confartigianato – Dopo l’analisi delle tendenze della crescita dei territori nel contesto delle prospettive del 2024 per l’economia italiana, il report esamina le tendenze regionali per l’inflazione e dei prezzi retail di elettricità e gas, valuta gli impulsi derivanti dalla spesa del PNRR e il trend delle esportazioni nel difficile contesto di flessione della domanda internazionale. Un focus del lavoro è dedicato alla ripresa del mercato del lavoro, le recenti dinamiche sul mercato del credito, caratterizzate dal caro tassi più elevato della storia dell’euro. Infine, sono esaminate le tendenze della demografia d'impresa e i pilastri della sostenibilità ambientale, economica e sociale che sono alla base dell’Indice Confartigianato Imprese Sostenibili.
Dinamica del PIL per abitante post pandemia (2019-2022) per regione e ripartizione
2019-2022, var. % cumulata a prezzi costanti - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

Prezzi al consumo di elettricità e gas a novembre 2023 rispetto alla media 2021 per regione
Novembre 2023, var. % cumulata rispetto media 2021 - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat


Aggiornamento ISEE 2024: Caaf Confartigianato guida i cittadini tra le nuove regole

Con la scadenza del 31 dicembre, tutte le certificazioni ISEE rilasciate nel corso del 2023 hanno perso la loro validità. In risposta, gli operatori territoriali del Caaf Confartigianato si sono attivati fin dai primi giorni di gennaio per elaborare e inviare le Dichiarazioni Sostitutive Uniche (DSU) dei cittadini, al fine di garantire la continuità delle agevolazioni e dei diritti ai quali hanno diritto. La cessazione di validità delle ISEE già rilasciate nel 2023, riguarda non solo l’ISEE ordinario ma anche di tutti gli altri indicatori ad esso collegati e, quindi, l’ISEE per minori, quello per l’università (ISEU), per le prestazioni socio/sanitarie e finanche l’ISEE corrente.

A partire dal 1° gennaio le nuove ISEE 2024 dovranno fare riferimento alla situazione reddituale del 2022 e a quella patrimoniale (mobiliare ed immobiliare) esistente al 31 dicembre 2022. E’ importante ricordare che coloro che stanno percependo prestazioni assistenziali o agevolazioni economiche vincolate all’ISEE devono ricordarsi di aggiornare questo indicatore per il 2024 presentando una nuova DSU, al fine di poter continuare a percepire il beneficio. Nel 2024 i CAF saranno impegnati anche nella gestione delle domande, da trasmettere all’INPS, per l’ottenimento dell’assegno di inclusione, introdotto dal D.L. nr. 48/2023. Quest’ultimo, a differenza del reddito di cittadinanza, richiede non solo la presentazione di una domanda, ma anche l'adesione a percorsi personalizzati che potrebbero includere, oltre alla sottoscrizione del Patto di Attivazione Digitale (PAD) sempre necessario, il Patto di Inclusione Sociale (PaIS) e/o il Patto di Servizio Personalizzato (PSP), e la conferma della situazione del nucleo familiare.

La circolare INPS nr. 105 del 16 dicembre 2023 ribadisce che la presenza dell’Attestazione dell’ISEE in corso di validità è la condizione richiesta al momento della compilazione della domanda di accesso al beneficio. Ai fini del riconoscimento dell’ADI, infatti, l’articolo 2, comma 2, lettera b), nr. 2) del D.L. nr. 48/2023 prevede il possesso di un indicatore di situazione economica equivalente (ISEE) in corso di validità.

Sotto il profilo delle tempistiche, viene stabilito che, in sede di prima applicazione:

per le domande ADI presentate fino al mese di febbraio 2024, in assenza di un ISEE in corso di validità, la verifica dei requisiti ai fini della erogazione nei mesi di gennaio e febbraio 2024, ove ricorrano le condizioni, è realizzata sulla base dell’ISEE vigente al 31 dicembre 2023;
per l’erogazione del beneficio nei mesi successivi è necessario avere un ISEE in corso di validità.

Per coloro ai quali spetta, invece, l’Assegno Unico Universale per i figli, l’aggiornamento dell’ISEE va fatto entro il 28 febbraio per percepire l’importo esatto già da marzo, o entro il 30 giugno per avere gli eventuali arretrati spettanti da marzo in poi. Coloro che ritengono più favorevole una ISEE che faccia riferimento ad una situazione reddituale più recente (ultimi dodici mesi) possono chiedere l’Attestazione dell’ISEE corrente che, a partire dal mese di aprile, può coinvolgere anche il patrimonio da riferirsi al 31 dicembre 2023 anziché al 2022.

E’ importante prendere sempre visione della documentazione necessaria per l’individuazione dei dati corretti da far calcolare nell’ISEE poiché, essendo la maggior parte di essi autocertificati dal dichiarante nella DSU, in caso errore, il cittadino potrebbe essere perseguito per false dichiarazioni. Gli sportelli territoriali del CAAF CONFARTIGIANATO saranno tenuti anche all’archiviazione di tutta la documentazione necessaria ai fini di eventuali futuri controlli. Di seguito la lista dei documenti necessari per la compilazione delle DSU 2024 (clicca QUI). Lo scorso anno - 2023 - il dato nazionale delle Attestazioni ISEE elaborate dal CAAF CONFARTIGIANATO ha confermato il dato del 2022, registrando un numero superiore alle 140.000.

Con le sedi territoriali già in attività, il CAAF CONFARTIGIANATO sta ultimando in questi giorni la formalizzazione con l’INPS della convenzione di servizio volta a disciplinare per il prossimo biennio (2024/2025) le modalità di erogazione del servizio su scala nazionale.

Scarica la lista dei documenti per la compilazione della DSU 2024

 


Le prospettive 2024 nei territori. Granelli: “E-commerce delle piccole imprese accelera e tocca 48,4 mld, +24,1% in un anno”

L'analisi dei risultati dell'indagine sull’utilizzo delle tecnologie della comunicazione dell’informazione da parte delle famiglie e degli individui, pubblicati dall'Istat nelle scorse settimane conferma il trend di crescita dell'utilizzo del commercio elettronico. Nel 2023 il 49,7% della popolazione di 14 anni e più che ha usato Internet nei 12 mesi precedenti l’intervista ha fatto acquisti online, in aumento di 1,5 punti percentuali rispetto al 2022. Gli uomini sono più propensi a comprare online (54% contro il 45,7% delle donne), come peraltro i residenti nel Nord e, soprattutto, i giovani tra i 20 e i 24 anni (78,2%).

Sul lato dell’offerta del commercio elettronico, il 17,7% delle piccole imprese (10-49 addetti) addetti ha effettuato vendite online, in aumento di 1 punto rispetto al 16,7% del 2022 e  fatturando il 6,1% dei ricavi totali, il 3,2% via web e il 2,9% via EDI (scambi elettronico di dati secondo formati stabiliti per il trattamento automatico), per un valore delle vendite on line stimato in 48.420 milioni di euro, in aumento del 24,1% rispetto all’anno precedente.

“Questa tendenza – sottolinea il Presidente di Confartigianato Marco Granelli - mostra un sistema di piccola impresa che, pur a fronte di un ritardo rispetto alla performance digitale dei competitor europei, coglie le opportunità delle trasformazioni dei canali di vendita indotte dalla tecnologia. Si tratta di un trend accelerato dalla reazione degli imprenditori alle restrizioni durante la pandemia”.

Per tipologia di mercato, il 90,6% delle piccole imprese ha venduto a clienti finali (B2C) e il 61,1% ad altre imprese o pubbliche amministrazioni (B2B, B2G). Per tipologia di piattaforma web utilizzata, il 73,6% ha venduto su siti web o app dell’impresa e il 50,8% mediante siti web o app di intermediari.

Secondo le recenti evidenze del sistema Excelsior di Unioncamere-Anpal, nel 2023 il 78,5% delle piccole imprese ha effettuato investimenti per la trasformazione digitale, il 51% adottando piani integrati di investimenti nel digitale (investimenti di elevata importanza in due o più ambiti), il 23,7% investendo in un solo ambito del digitale.

Tornando agli utilizzatori dell’e-commerce, in chiave territoriale, la propensione più elevata agli acquisti on line si registra a Nord-ovest con il 54,1%, seguito da Nord-est con il 53,7%, Centro con il 52,5% e, più distante, Mezzogiorno con il 42,3%.

Tra le regioni e provincie autonome, la quota più elevata di consumatori on-line si osserva a Trento con il 57,7% di acquirenti on line, seguito da Lombardia ed Emilia-Romagna con il 55,7%, Bolzano con il 55,6%, Valle d'Aosta con il 54,6%, Lazio con il 54,4%, Piemonte con il 51,9%, Friuli-Venezia Giulia con il 51,9%  e Veneto con il 51,7%. All’opposto, le quote più contenute si osservano in Puglia con il 42,6%, Campania con il 40,7%, Sicilia con il 40,1% e Calabria con il 37,4%.

In chiave dinamica, a fronte di una  crescita nell’ultimo anno di 1,5 punti percentuali della quota di utenti di e-commerce nella media Italia, si segnalano aumenti più marcati  per Emilia-Romagna con  4,5 punti, Puglia con  4,2 punti, Calabria con  4,1 punti, Lazio con  3,3 punti, Sardegna con  2,8 punti, Abruzzo e Basilicata con  2,4 punti, Valle d'Aosta con  2,1 punti. A seguire Piemonte con un aumento di 1,9 punti, Sicilia con  1,7 punti, Marche con  1,2 punti, Molise con  1 punto, Bolzano con  0,5 punti, Lombardia con  0,4 punti e Veneto con  0,2 punti. Invariata la quota della Toscana, mentre sono in calo Liguria e Campania con  -0,4 punti, Trento con  -0,7 punti, Umbria con  -1,1 punti e Friuli-Venezia Giulia con  -1,6 punti.

Una persona su cinque acquista online prodotti della moda - Nel 2023 l’acquisto più diffuso riguarda i capi di abbigliamento, scarpe o accessori, selezionati dal 21,7% degli individui di 14 anni e più, seguito dagli articoli per la casa, mobili o prodotti per il giardinaggio (11,9%) e da film e serie tv in streaming o download (9,8%).

L’età è uno dei fattori che influisce sulla tipologia di acquisti effettuati: i giovani tra i 20 e i 24 anni evidenziano maggiore attitudine rispetto alle nuove forme di consumo come musica in streaming o download (17,5% contro il 5,6% del totale), consegne di pasti da ristoranti, fast-food o catering (16,3% contro 6,4%), film o serie in streaming o download (20,5% contro il 9,8%).

Nel 2023 migliora anche la fruibilità dell’e-commerce: la quota di utenti che ha fatto acquisti nei tre mesi precedenti l’intervista e che dichiara di non aver riscontrato problemi durante l’acquisto sale al 76,1% (era il 73,4% nel 2021). I problemi maggiormente indicati nel 2023 sono la mancanza del rispetto dei tempi di consegna (11,3%), le consegne mancate o erronee o le merci difettose (6,2%). Problemi tecnici sul web durante l’ordine o il pagamento via Internet vengono invece riferiti dal 4,7% degli utenti, il 4,1% lamenta difficoltà nell’inoltrare reclami e/o risposte non soddisfacenti, il 4% difficoltà a reperire informazioni sulle garanzie o altri diritti giuridici.

 
Acquirenti via e-commerce per regione e ripartizione
2023, % popolazione 14 anni e oltre - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat