La frenata degli investimenti e della domanda tedesca pesano sul quadro della congiuntura. L’analisi su IlSussidiario.net

Nel corso dell’estate si sono infittiti i segnali statistici di rallentamento dell’attività economica, mentre la politica monetaria restrittiva e una politica di bilancio prudente affidano all’attuazione del PNRR il sostegno anticiclico dell’economia.

L’analisi degli indicatori della congiuntura estiva e le prospettive delle politiche economiche è proposta nell’articolo Fiducia imprese e fattore-Germania pesano sull'autunno incerto, a firma di Enrico Quintavalle pubblicato oggi su IlSussidiario.net.

Nel secondo trimestre del 2023 la crescita dell'economia italiana segna una battuta di arresto, con un calo del PIL dello 0,4% rispetto al trimestre precedente, mentre in Eurozona sale dello 0,3%; su base annua il PIL in Italia sale dello 0,4% (+0,6% in Eurozona). È ‘crescita zero’ per la Germania, dopo due trimestri consecutivi in negativo (recessione tecnica). In forte calo (-1,8%) gli investimenti mentre ristagna la spesa delle famiglie.

Sul trend degli investimenti influisce il clima di fiducia delle imprese, che ad agosto registra una flessione. A giugno il volume delle vendite al dettaglio segna un calo congiunturale dello 0,7% e nei primi sei mesi dell'anno registra una flessione tendenziale del 3,7%. Il gettito IVA cresce del 3,0% nei primi sei mesi del 2023, ampiamente inferiore all’aumento dei prezzi al consumo dell'8,5% registrato nello stesso arco temporale.

Il calo dell’inflazione e l’aumento dell’occupazione sono fattori di sostegno della crescita del PIL che secondo le stime pubblicate lo scorso 2 agosto dall’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), nel 2023 aumenterebbe dell’1,0%.

Ad agosto l’inflazione scende al +5,5% (era +5,9% a luglio). In attenuazione anche la dinamica tendenziale del “carrello della spesa” - beni alimentari, per la cura della casa e della persona – che scende al di sotto della soglia della doppia cifra (+9,6%, era +10,2% a luglio).

Rallenta anche il mercato del lavoro, dopo un prolungato ciclo espansivo. A luglio 2023 si registra una flessione dell’occupazione dello 0,3% (-73 mila unità) rispetto al mese precedente, un calo dopo sette aumenti consecutivi degli occupati. Rispetto a luglio 2022, gli occupati sono 362 mila in più, per effetto dell’aumento dei dipendenti permanenti (+447 mila, pari al +3,0%) e degli indipendenti (+68 mila, pari al +1,4%) che ha più che compensato la diminuzione dei dipendenti a termine (-153 mila, pari al -5,0%). Le  previsioni di assunzione delle imprese monitorate da Unioncamere-Anpal per il trimestre settembre-novembre 2023 indicano un aumento dell’1,9% rispetto all’anno scorso, in miglioramento rispetto al -0,7% delle previsioni di agosto-ottobre.

L’indebolimento della domanda mondiale e il crescente impatto della stretta monetaria gravano sull’attività delle imprese. Nonostante il recupero della produzione manufatturiera a maggio e giugno, nei primi sei mesi la produzione in Italia cumula un calo dell'1,9%, a fronte della tenuta (+0,2%) in Eurozona e un aumento dell'1,2% in Francia e Germania. La differente evoluzione dei costi energetici nella crisi esplosa un anno fa penalizza la competitività della produzione del made in Italy.

Si indebolisce l’export, su cui pesa la domanda calante della Germania in recessione. In volume l'export scende dell'1,1% a giugno e del 2,9% nei primi sei mesi del 2023. Nel secondo trimestre dell’anno le esportazioni di beni e servizi segnano un calo congiunturale dello 0,4%, contribuendo alla flessione del PIL.

Dopo una prolungata ondata espansiva, si riduce l’attività edilizia: nel secondo trimestre 2023 si osserva un calo congiunturale del 3,1% del valore aggiunto delle costruzioni.

Con la stretta monetaria in corso, sale il costo del denaro e scende la domanda di credito. A giugno i prestiti alle imprese scendono del 3,2%, intensificando il calo del 2,8% di maggio, mentre il tasso di interesse sui nuovi prestiti alle imprese è salito al 5,04%, con un aumento di 359 punti base in un anno. La dinamica del costo del credito per le imprese in Italia è più marcata rispetto quella dell'Eurozona, mentre con il rientro dell'inflazione diventa possibile una pausa del caro tassi da parte delle autorità monetarie europee. In attenuazione anche gli investimenti in attività imprenditoriali: nel secondo trimestre 2023 il saldo positivo tra aperture e chiusure di imprese scende a 28.286 unità: il risultato, con l'eccezione dell'anno della pandemia, è il più basso dell'ultimo decennio. Le prospettive del mercato immobiliare sono in marcato peggioramento, con riferimento sia al terzo trimestre 2023, nel quale prevalgono aspettative di riduzione dei prezzi di vendita, sia su un orizzonte biennale.

L'inflazione, generalmente dannosa, favorisce i debitori, Stato compreso. A giugno 2023 il debito pubblico ammonta a 2.843 miliardi di euro, salendo del 2,6% in dodici mesi mentre, nello stesso arco temporale, il PIL nominale sale del 7,7%, mantenendo in un sentiero di discesa il rapporto debito/PIL.

Sul fronte della finanza pubblica la prossima manovra avrà limitati effetti espansivi. Le raccomandazioni della Commissione europea di maggio indicano la necessità di una politica fiscale prudente, in particolare limitando l'aumento nominale della spesa primaria netta finanziata a livello nazionale nel 2024 a non più dell'1,3%. A fronte di una debole leva fiscale, associata ad una vigorosa stretta monetaria, il maggiore sostegno espansivo arriva dall’attuazione del PNRR. Sempre secondo l’Upb, nel 2024 la dinamica del PIL sarebbe dell'1,1%, “sospinta dalle componenti interne di domanda, in particolare dagli investimenti finanziati con i fondi europei”.

L’autunno dell'economia italiana appare incerto, caratterizzato "dalla prevalenza di rischi al ribasso".


Gioielleria italiana leader in Ue. L’analisi a VicenzaOro

 

Alla fine del secondo trimestre del 2022 il comparto orafo conta 10.987 imprese registrate e mostra una alta vocazione artigiana: le 8.441 imprese artigiane rappresentano, infatti, oltre i tre quarti (76,8%) delle imprese del settore, quota ben 3,6 volte il 21,2% osservato nel totale economia.

In ottica occupazionale gli addetti del comparto orafo sono 36mila, di cui 18mila, quindi la metà (49,4%), in imprese artigiane. In particolare, le imprese artigiane delle tre province leader di Arezzo, Alessandria - con il distretto di Valenza Po - e Vicenza contano 8mila addetti concentrando poco meno della metà (45,0%) dell'occupazione dell'artigianato orafo italiano.

Allargando l'analisi alle micro e piccole imprese, si evidenzia che esprimono oltre tre quarti (74,4%) del totale addetti della gioielleria superando la quota di 63,2% rilevata per il totale economia.

L’analisi del settore è stata predisposta a supporto delle attività di Confartigianato Orafi che sarà presente a VicenzaOro lunedì 11 settembre per la riunione del Consiglio Direttivo e per visitare le imprese associate che esporranno alla manifestazione fieristica.

L'Italia è leader europea nella gioielleria - Nel 2021 il fatturato ammonta a 7,1 miliardi di euro, pari a ben il 39,8% di quello dell'Unione Europea e superiore a quello complessivo dei paesi che ci seguono, cioè Austria (3,1 miliardi) e Francia (2,9 miliardi).

Il nostro Paese primeggia anche per numero di addetti del settore della gioielleria: sono 29mila e 600, pari ad oltre un quarto (27%) del settore nell'Ue, e superano i 23mila e 700 addetti della Francia e i 12mila e 600 della Germania mentre seguono a distanza la Polonia con 6mila e 800 addetti e la Spagna con 6mila e 200 addetti.

Difficile reperire il personale - Per le 5.400 assunzioni previste nel 2022 per Orafi e gioiellieri, 3.460, pari al 64,1%, sono di difficile reperimento. Nelle tre regioni specializzate nel settore - Toscana, Veneto e Piemonte - si concentra l'88,5% delle entrate, con la difficoltà di reperimento più elevata in Toscana con il 66,4%, davanti a Veneto (61,9%) e Piemonte (60,4%).

La produzione - A giugno 2023 l'indice medio annuale della produzione orafa cresce del 2,2% in controtendenza rispetto al -2,0% del Manifatturiero e, in un clima di rallentamento dell'economia, nel primo semestre del 2023 si rileva un calo tendenziale sia per Manifatturiero, che è a -1,9%, sia per il comparto orafo, la cui flessione è però modesta e pari al -0,3%. Nonostante le imprese dell’oreficeria italiana stiano subendo nell'ultimo decennio una selezione più marcata di quella delle imprese della manifattura, il settore ha registrato un'ottima performance nella crisi: la produzione media annuale a giugno del 2023 supera, infatti, di ben il 26,9% quella della media del 2019 mentre il Manifatturiero è indietro dello 0,9%. Gli ultimi dati di confronto europeo, relativi all'anno di crisi del 2020, indicano che l'Italia è anche in questo caso prima in Ue per valore della produzione che ammonta a 5,1 miliardi di euro e doppia i 2,4 miliardi di euro rilevati per ognuno dei paesi che ci seguono, cioè Austria e Francia: la leadership nel nostro paese è netta e si conferma dal 2008, anno dell'inizio della Grande crisi.

Il made in Italy - Nell'anno terminante a maggio 2023 il made in Italy dell’oreficeria vale 10,7 miliardi di euro e le più recenti evidenze a livello territoriale relative ai dati annualizzati a marzo 2023 evidenziano che le tre principali province esportatrici di Arezzo, Vicenza e Alessandria rappresentano complessivamente il 67,4% delle vendite italiane all’estero.

In termini di dinamica il valore annualizzato dell'export del comparto orafo a maggio 2023 cresce del 10,0% a fronte del +12,1% dell'intero made in Italy, ma come suggerito dall'analisi contenuta nel report dell’Ufficio Studi di Confartigianato Vicenza - clicca qui per scaricarlo - predisposto in occasione di VicenzaOro, è opportuno analizzare i risultati dei volumi in modo da valutare l'impatto della crescita che sta interessando i prezzi alla produzione sul mercato estero. Nel dettaglio la crescita di tali prezzi comporta per il volume dell'export del comparto orafo una crescita quasi dimezzata e pari al 5,7%, ma che in questo caso è in controtendenza rispetto al -2,2% del volume del made in Italy.

I mercati - Il made in Italy dell’oreficeria italiana viene venduto prevalentemente nei mercati extra europei, che rappresentano il 75,0% del valore delle esportazioni del settore nell'anno terminante a maggio 2023, mostrando una netta maggior esposizione verso questi mercati che nel caso dell'intero made in Italy rappresentano, infatti, il 47,9%. Oltre la metà delle esportazioni orafe italiane (53,3%) sono destinate a cinque mercati: Stati Uniti con il 14,3%, Svizzera con il 13,0%, Emirati Arabi Uniti con il 10,5%, Francia con il 9,5% e Turchia con il 5,9%.

I prezzi alla produzione - Il valore della produzione e le esportazioni orafe sono influenzati dall’andamento dei prezzi e quello alla produzione sul mercato estero sono molto vivaci dal 2019. Il dato annualizzato a luglio 2023 registra per il comparto orafo un aumento del 5,0% su base annua, meno intenso rispetto al +6,7% del Manifatturiero. I dati più recenti relativi ai primi sette mesi del 2023 vedono invece una maggior pressione sul comparto orafo che cresce del 6,0% su base annua mentre il Manifatturiero è fermo a +3,8%.

 
Occupazione nelle imprese della gioielleria nei paesi Ue a 27
Anno 2021. Migliaia di addetti delle imprese. Dati non disponibili per Irlanda e Lussemburgo. Ue a 27: 109mila addetti - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat

Indice della produzione industriale: comparto Orafo e Manifatturiero
Anni 2013-2022 e dato annualizzato a giugno 2023. Indice, gruppo 32.1 e sezione C Ateco 2007 - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
 
 
I 20 principali mercati del made in Italy della gioielleria
Dato annualizzato di maggio 2023. Incidenza percentuale sul valore del totale esportazioni del comparto - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat


L'autoriparazione è il segmento più dinamico della filiera auto. Il report per il 41° Premio Confartigianato Motori 

La filiera auto in Italia conta oltre 175mila imprese registrate al II trimestre 2023 e 557 mila addetti. 7 addetti su 10 (69,4%) occupati nella filiera, equivalenti a 387mila addetti, lavora in micro-piccole imprese con meno di 50 addetti (MPI). La quasi totalità degli addetti (70,7%) opera nell’area dei servizi e del commercio, in particolare nella manutenzione e riparazione di autoveicoli, mentre la restante quota del 29,3% svolge attività legate alla produzione.

Il 42,2% del numero complessivo di imprese della filiera auto sono artigiane (73.714 unità), di queste la gran parte (93,0%) operano nella Manutenzione e riparazione di autoveicoli, settore in cui l’artigianato rappresenta il 75,9% del totale. I dati sono contenuti nell’Elaborazione Flash ‘Alcuni numeri chiave sulla filiera auto in Italia nel 2023’ – realizzata  dall’Osservatorio MPI di Confartigianato Lombardia – pubblicata in concomitanza del 41° Premio Confartigianato Motori che precede il Gran Premio d’Italia di Formula 1 di Monza. Qui il focus sulla filiera auto in Lombardia.

Dal report emerge inoltre che il settore centrale della filiera auto, in cui operano la metà (51,8%) delle imprese, è quello dell’autoriparazione, il comparto che nell’ultimo decennio risulta essere il più dinamico della filiera sul fronte occupazionale, con una crescita del +3,9% degli addetti, a fronte del +1,9% del totale filiera). L’autoriparazione ha una spiccata vocazione alla micro-piccola impresa, con il 97,9% degli occupati impiegati in imprese con meno di 50 addetti, e all'artigianato: le 68mila imprese rappresentano, infatti, il 75,9% delle imprese del comparto. Il settore spicca anche per accentuata vocazione alla sostenibilità ambientale. L’analisi dei dati Excelsior-Unioncamere ANPAL dà evidenza della maggiore predisposizione, rispetto al totale imprese, a ricercare figure professionali dotate di green skill di alto livello: la quota di entrate preventivate di autoriparatori con ampia predisposizione al risparmio energetico e alla sostenibilità ambientale si attesta al 48,2% sopra di 6,5 punti rispetto al totale (41,7%).

In epoca di elevata inflazione è opportuno valutare le tendenze dei ricavi in termini reali. L’Italia a fronte della minore dinamica dei prezzi della manutenzione auto, registra una più accentuata crescita del fatturato in volume. Considerando la dinamica dei prezzi al consumo per i servizi di manutenzione e riparazione di mezzi di trasporto personali, si stima che nel primo trimestre 2023 la crescita su base annua del fatturato reale - in volume - sia del 5,8% in Italia, risultando la migliore tra i maggiori paesi Ue, davanti al +5,1% della Spagna, al +3,3% della Francia e al +0,3% della Germania. I prodotti della filiera auto vengono esportati in tutto il mondo. I principali due acquirenti sono Germania e Francia. Il valore dell'export degli ultimi 12 mesi ha raggiunto i 42,3 miliardi di euro, il 7,1 del valore dell'export manifatturiero. La dinamica delle vendite estere, calcolata con riferimento agli indici dei volumi per ovviare la pressione dei prezzi sui dati in valore, risulta in crescita nei primi 5 mesi dell'anno del 4,6% spinta dall’incremento dell'export di automobili (+7,5%) e dalla performance positiva dell'export di parti accessorie (+0,6%). I territori più esposti all’export di prodotti della filiera auto sono Chieti, Potenza, Modena, Asti e Torino.

L’ecosistema di imprese e addetti della filiera auto sono ampiamente coinvolti dal cambio di paradigma che sta interessando la mobilità. Tale cambiamento sarà risultato soprattutto di una diversa composizione del parco auto circolante, con una maggior presenza di elettrico.    Parco che oggi si presenta con l’86,1% di auto a gasolio e benzina, con il 50,2% di autovetture appartenenti alle classi euro più basse (da 0 a 4) e il 39,4% di auto con oltre 15 anni di età. La quota di auto ibride ed elettriche oggi si ferma al 4,3% seppur i dati in serie storica danno evidenza di una graduale espansione della loro diffusione: nel 2022 si contano 4.264 auto alimentazione elettrica o ibrida ogni 100mila auto circolanti, 6,5 volte le 658 di 5 anni prima (2018).

 
Addetti filiera auto per classe dimensionale in Italia
Anno 2020 - addetti unità locali - % sul totale - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

 
Dinamica decennale occupazione filiera auto: autoriparazione, commercio e produzione
2012-2021, Var. % cumulata - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

 

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Monte Bianco: Accordo Italia-Francia, rinviata la chiusura del traforo

In un nuovo sviluppo che coinvolge entrambi i paesi, Italia e Francia hanno raggiunto un accordo riguardante il rinvio dell’inizio dei lavori al tunnel del Monte Bianco. Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, come richiesto da Confartigianato Trasporti ed altre categorie produttive, ha ufficialmente annunciato che i lavori, precedentemente pianificati dal 4 settembre al 18 dicembre, subiranno uno slittamento temporale.
Il Ministro italiano Matteo Salvini e il suo omologo francese Clément Beaune hanno concordato sull’importanza di evitare, almeno in questa fase, la chiusura del Traforo.

Ripercussioni della frana al tunnel del Frejus: nuovi piani in vista
L’evento che ha scatenato questa decisione è stata la frana verificatasi domenica 27 agosto nella Val Maurienne, tra il Piemonte italiano e la Savoia francese. Questa frana ha causato l’interruzione del Tunnel del Frejus, costringendo il traffico a riversarsi sul traforo del Monte Bianco.
Di conseguenza, il tunnel tra Italia e Francia è stato costretto a fare i conti con un aumento del flusso veicolare. Secondo fonti ufficiali, l’autostrada  dovrebbe essere ripristinata entro la fine della prossima settimana, mentre la riapertura della linea ferroviaria è prevista non prima di ottobre.

Nuove date e prospettive: ricalendarizzazione dei lavori al Monte Bianco
L’accordo italo-francese implica che la chiusura del Monte Bianco non avverrà come previsto inizialmente. I lavori di costruzione del tunnel subiranno un rinvio indipendentemente dalla situazione del Tunnel del Frejus. Si prevede che la ricalendarizzazione delle attività di costruzione avverrà, con ogni probabilità, nel mese di settembre del prossimo anno, nel 2024.

La decisione finale in merito al rinvio dei lavori spetterà alla Conferenza Intergovernativa.


Definite le date per la presentazione del Bonus gasolio. Il CTS assiste le imprese per l'inoltro delle domande

Il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti ha divulgato tre comunicati attraverso il proprio sito ufficiale, fornendo indicazioni per la corretta presentazione delle istanze riguardanti i crediti di imposta per l'acquisto di gasolio nell'anno 2022. In una mossa mirata a mitigare gli impatti dell'aumento dei costi del carburante, il Governo ha assegnato un budget di 300 milioni di euro, destinati agli autotrasportatori. Questa somma è stata ripartita tra le categorie del comparto: 200 milioni sono stati destinati al trasporto merci conto terzi, 85 milioni per il trasporto di merci in conto proprio e 15 milioni per il settore del trasporto di persone.

Il risultato arriva a seguito degli appelli del Presidente di Confartigianato Trasporti Amedeo Genedani che più volte – anche come Presidente del coordinamento unitario Unatras – ha sollecitato lo sblocco urgente delle misure concordate per far fronte all’aumento del prezzo del carburante.

Confartigianato Trasporto Servizi CTS, società di sistema nazionale specializzata nella gestione dei servizi per le imprese di autotrasporto, ha attivato un servizio di assistenza per consentire alle imprese di affrontare con successo il processo di istruzione e presentazione delle domande (Clicca QUI)

Scadenze Chiave e Modalità di Richiesta: Le date per la presentazione delle richieste di credito di imposta sono state ufficialmente definite per ciascuna dei tre settori di trasporto:

1. Trasporto in Conto Proprio: Dalle ore 15:00 del 11 settembre alle ore 23:59 del 29 settembre 2023, le aziende con sede in Italia che utilizzano veicoli per il trasporto in conto proprio di categoria Euro 5 o superiore potranno presentare le domande. Queste istanze mirano a ottenere un credito di imposta del 28%, riferito agli acquisti di gasolio effettuati nel primo trimestre del 2022.

2. Trasporto in Conto Terzi: Le imprese aventi sede in Italia, operanti nel settore del trasporto in conto terzi con veicoli di categoria Euro 5 o superiore, avranno l'opportunità di presentare le proprie domande dal 18 settembre 2023 alle ore 15:00, fino al 6 ottobre 2023 alle ore 23:59. Il credito di imposta previsto è del 12% per gli acquisti di gasolio effettuati nel secondo trimestre del 2022.

3. Trasporto Persone: Dal 14 settembre 2023 alle ore 15:00 fino al 4 ottobre 2023 alle ore 23:59, le imprese italiane che operano con veicoli destinati al trasporto di persone di categoria Euro 5 o superiore potranno presentare le loro domande. Il credito di imposta, pari al 12%, sarà applicato agli acquisti di gasolio effettuati nel secondo semestre del 2022.

 


Congiuntura, gli ultimi segnali statistici. Granelli: Nella manovra attenzione alle ragioni dello sviluppo

In questo post sono riepilogati i segnali statistici disponibili da fine luglio, aggiornati al 26 agosto 2023

In sintesi - Nel secondo trimestre del 2023 la crescita dell'economia italiana segna una battuta di arresto. Il tasso di inflazione scende, ma rimane in doppia cifra per il 'carrello della spesa'. Con la perdita del potere di acquisto delle famiglie cala il volume delle vendite al dettaglio, mentre la dinamica del gettito IVA rimane inferiore a quella dei prezzi. Torna a salire la fiducia delle imprese, dopo due cali consecutivi, si consolida l’aumento dell'occupazione - in particolare quella stabile - ma frena la domanda di lavoro prevista in autunno. Segnali di recupero della produzione manufatturiera a maggio e giugno, ma persiste una flessione nella prima metà dell'anno, a fronte della tenuta dell'attività produttiva in Unione europea. Il ciclo economico internazionale rallenta e indebolisce l'export, su cui pesa la domanda calante della Germania in recessione. Stazionario il consumo industriale di elettricità mentre si consolidano i processi di efficientamento energetico della manifattura. Dopo uno straordinario ciclo espansivo, si riduce l’attività delle costruzioni. Prosegue la discesa dei prezzi all'ingrosso dell'energia elettrica, ma il segnale di prezzo si attenua nel mercato retail. Cala il consumo e l'import di gas dell'Italia, mentre i flussi in ingresso dalla Russia diventano marginali. Con la stretta monetaria prosegue la salita del costo del credito, si intensifica il calo dei prestiti alle imprese e peggiorano le prospettive del mercato immobiliare. In crescita, anche se limitata al punto percentuale, gli arrivi internazionali negli aeroporti italiani. Sul fronte della finanza pubblica prosegue la riduzione del rapporto debito/PIL. 

Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Banca d'Italia, Enit, Eurostat, Gme, Istat, Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, Terna, Unioncamere-Anpal, Unioncamere-InfoCamere e Upb

 
Uno sguardo ai dati
“Il Governo si accinge a costruire la manovra economica. I nostri dati sulla situazione congiunturale – sottolinea il Presidente di Confartigianato Marco Granelli - mostrano quanto sia  necessario non dimenticare le ragioni dello sviluppo e le aspettative delle piccole imprese per misure e riforme che alimentino la fiducia e stimolino investimenti e occupazione”.

Secondo le ultime stime di Eurostat, nel secondo trimestre del 2023 il PIL dell’Italia scende dello 0,3% rispetto al trimestre precedente, mentre in Eurozona sale dello 0,3%; su base annua il PIL in Italia sale dello 0,6%, in linea con la media dell’Eurozona. Nel secondo trimestre dell’anno, si rileva ‘crescita zero’ per la Germania, dopo due trimestri consecutivi in negativo (recessione tecnica). Secondo le stime di inizio agosto dell’UPB, nel 2023 il PIL aumenterebbe dell’1,0% quest’anno, sostenuto in particolare dalla domanda interna, che beneficia dell’incremento dell’occupazione e dell’allentamento dell’inflazione. Nel 2024 la dinamica del PIL sarebbe dell'1,1%, sorretta dagli investimenti del PNRR.  Il sentiero evolutivo dell'economia italiana resta incerto ed è caratterizzato "dalla prevalenza di rischi al ribasso".

A luglio l’inflazione prosegue il rallentamento, scendo al di sotto della soglia del 6% (+5,9%). Rallenta, inoltre, l’inflazione di fondo, che si attesta al +5,2%. In attenuazione, per il quinto mese consecutivo, anche la dinamica tendenziale del “carrello della spesa” - beni alimentari, per la cura della casa e della persona - scesa al +10,2%. In chiave territoriale - figure 5 e 6 del comunicato dell'Istat - a luglio si registrano diffuse tendenze alla decelerazione del trend dei prezzi. L’inflazione è più alta di quella nazionale in Liguria (+7,9%), Umbria (+6,7%), Toscana (+6,5%), Piemonte, Puglia e Sardegna (+6,4%) e Sicilia (+6,3%). Nei capoluoghi delle regioni e delle province autonome e nei comuni non capoluogo di regione con più di 150mila abitanti l’inflazione più elevata si rileva a Genova (+8,2%), Perugia (+6,9%), Messina (+6,8%) e Palermo (+6,7%), mentre le variazioni tendenziali più contenute dei prezzi si registrano a Potenza (+3,5%), a Trento e Catanzaro (+4,3%) e Reggio Calabria (+4,7%).

A luglio il trend dei prezzi dei carburanti è in discesa (-11,4%), calo in linea con la media europea (-11,1%) e più intenso rispetto a quelli di Francia (-10,7%) e Germania (-4,3%). A metà agosto i prezzi di gasolio e benzina tornano sui livelli di fine luglio 2022: qui le ultime tendenze dei prezzi. Secondo il bollettino della Commissione europea, al 21 agosto 2023 il prezzo della benzina alla pompa, comprese accise e Iva, in Italia è il 4° più elevato dell’Ue (4° posto anche per il gasolio), mentre il prezzo industriale, al netto della tassazione, è il 13° più elevato (19° posto per il gasolio). Le ultime rilevazioni in Ue del prezzo della benzina alla pompa e  del prezzo industriale.

Ai primi di agosto Istat pubblica i primi risultati di un progetto sperimentale volto a fornire una stima - riferita al 2021 per prodotti alimentari, bevande, abbigliamento e calzature - degli indici spaziali dei prezzi al consumo a livello regionale, una misura sintetica del differenziale relativo dei prezzi esistente tra una regione e l’altra, informazione di grande utilità per valutare l'evoluzione del potere di acquisto a livello territoriale. Le regioni più costose sono l’Alto Adige (prezzi superiori del 5,3% rispetto al livello medio nazionale, la Lombardia (+5,0%) e la Liguria (+4,7%); tra le regioni meno costose, rispetto alla media nazionale, dopo la Campania (-9,5%), troviamo l’Abruzzo (-6,2%) e la Basilicata (-5,2%). La differenza nei livelli dei prezzi tra Campania (meno costosa) e Alto Adige (più costosa) è di 14,8 punti percentuali.

L'inflazione, generalmente dannosa, favorisce i debitori, Stato compreso. Nell'ultimo report di Banca d'Italia il debito pubblico a giugno 2023 ammonta a 2.843 miliardi di euro, salendo del 2,6% in dodici mesi mentre il PIL nominale delle ultime stime dalla Commissione europea nel 2023 risulta in salita del 7,2%, mantenendo in un sentiero di discesa il rapporto debito/PIL.

A luglio l’indice di fiducia delle imprese aumenta, recuperando dopo i cali dei due mesi precedenti. La crescita dell’indicatore è determinata dal comparto dei servizi e da quello delle costruzioni.

A giugno si rileva, per il secondo mese consecutivo, un incremento congiunturale dell’indice destagionalizzato della produzione manifatturiera. Nei primi sei mesi la produzione in Italia cumula un calo dell'1,9%, a fronte della tenuta (+0,2%) in Eurozona e un aumento dell'1,2% in Francia e Germania. La differente evoluzione dei costi energetici nella crisi esplosa un anno fa penalizza la competitività della produzione del made in Italy.

Sulle vendite del made in Italy nel mondo pesa l'indebolimento del ciclo economico internazionale. A giugno il valore dell'export segna un contenuto aumento sia su base mensile (+0,4%) che su base annua (+1,0%). Nei primi sei mesi del 2023 il valore dell'export sale del 4,1% a fronte di un aumento del 5,5% dei prezzi all'esportazione. In volume l'export scende dell'1,1% a giugno e del 2,9% nei primi sei mesi del 2023. Tra i maggiori mercati, nel primo semestre 2023 si osserva un aumento in valore dell'export in Spagna con +5,7%, Stati Uniti con +5,6%, Francia con +5,5% e Svizzera con +4,7%, mentre è in territorio negativo la Germania con -0,9%. Tra gli altri mercati, crescita a doppia cifra per Cina con +45,6% - aumento pressoché interamente determinato dal settore farmaceutico - Turchia con +13,1% e India con +12,2%; all'opposto le maggiori flessioni per Belgio (-10,7%) e Russia (-17,8%). La crescita prevista dall'Ocse per la Cina nel 2023 è del 5,4%: prima dello scoppio del Covid-19, bisogna tornare al 1990 per trovare un tasso di crescita più basso dell'economia cinese.

A giugno il consumo industriale di elettricità aumenta dello 0,2% rispetto a maggio e nei primi sei mesi dell'anno si riduce del 6,4%. Prosegue la discesa del prezzo all'ingrosso dell'energia elettrica, che nei primi 28 giorni di agosto torna al di sotto dei livelli di agosto del 2021. Da segnalare l'inerzia dello shock energetico sul prezzo al consumo dell'elettricità che a luglio 2023, pur diminuendo del 3,4% su base annua, rimane superiore del 78,9% rispetto allo stesso mese di due anni prima.

Nei primi sei mesi del 2023 si osserva un calo del 16,5% dei consumi di gas, con una flessione del 13,8% delle importazioni, interamente determinato dal crollo (-76,5%) del flusso di gas dalla Russia. A giugno la quota dell’import di gas russo in ingresso dal Tarvisio crolla al 2,7%, è del 6,7% nei primi sei mesi del 2023 mentre era del 40,0% nel 2021. A luglio risultano in calo dell’1,0% i consumi industriali di gas.

L’ultima nota mensile dell’Istat indica che a maggio, il settore delle costruzioni ha registrato il secondo decremento consecutivo (-0,7% la variazione congiunturale dell’indice di produzione, a fronte del +0,2% dell’Eurozona.  Su base trimestrale il calo è ancora più marcato: nella media marzo-maggio la produzione nelle costruzioni è diminuita del 2,3% rispetto ai tre mesi precedenti e l’indice destagionalizzato ha raggiunto i livelli più bassi da dicembre 2021. A giugno l’attività edilizia in Eurozona scende dell’1,0%.

A giugno si stima, per le vendite al dettaglio, un calo congiunturale dello 0,7% in volume e nei primi sei mesi dell'anno si consolida una flessione tendenziale del 3,7%. Un ulteriore indicatore del rallentamento della spesa per consumi è dato dall'aumento del gettito IVA del 3,0% nei primi sei mesi del 2023, ampiamente inferiore all’aumento dei prezzi al consumo dell'8,5% registrato nello stesso arco temporale.

Secondo Enit, ad agosto i passeggeri in arrivo negli aeroporti italiani salgono dell'1,1% rispetto ad agosto 2022.

A giugno 2023 si registra il settimo aumento consecutivo dell’occupazione, in salita di 82 mila unità rispetto al mese precedente. Rispetto a giugno 2022, gli occupati sono 385mila in più, per effetto dell’aumento dei dipendenti permanenti (+395mila, pari al +2,6%) e degli indipendenti (+31mila, pari al +0,6%) che ha più che compensato la diminuzione dei dipendenti a termine (-42mila, pari al -1,4%). Le previsioni di assunzione delle imprese monitorate da Unioncamere-Anpal nel trimestre agosto-ottobre indicano una flessione dello 0,7% rispetto all’anno scorso, una frenata rispetto al +15,4% delle previsioni di luglio-settembre ‘23. Il 60,4% delle assunzioni sono nelle micro e piccole imprese. Sul fronte della domanda di lavoro, persiste una elevata difficoltà di reperimento del personale, come evidenziato dai dati del report di Confartigianato diffusi nei giorni scorsi.

In Italia il tasso di disoccupazione a giugno è sceso al 7,4%, a fronte del 5,9% della media Ue, risultando il quinto più elevato tra i 27 paesi dell’Unione dietro a Spagna, Grecia, Svezia e Lituania. Il tasso di persone in cerca di lavoro in Italia segna una diminuzione di 0,7 punti in 12 mesi, più ampia della riduzione di 0,4 punti in Francia (al 7,1% di giugno 2023 dal 7,4 di 12 mesi prima) e della costanza in Germania (3,0%). Per trovare un tasso di disoccupazione così basso in Italia bisogna tornare indietro di oltre 14 anni (aprile 2009).

A giugno i prestiti alle imprese scendono del 3,2%, intensificando il calo del 2,8% di maggio. A giugno il tasso di interesse sui nuovi prestiti alle imprese è salito al 5,04%, con un aumento di 359 punti base in un anno. Dall'analisi dell'Ufficio Studi di Confartigianato emerge una dinamica del costo del credito per le imprese in Italia più marcata rispetto quella dell'Eurozona, mentre con il rientro dell'inflazione diventa possibile una pausa del caro tassi nelle prossime decisioni delle autorità monetarie europee . Nelle ultime quatto settimane si osserva un deprezzamento del cambio euro/dollaro, dopo un vigoroso apprezzamento dall’autunno del 2022, conseguente al maggiore orientamento restrittivo della Bce.

L'indebolimento congiunturale e la stretta monetaria influiscono sugli investimenti in attività imprenditoriali. Secondo i dati di Movimprese, nel secondo trimestre 2023 si registra un saldo positivo tra aperture e chiusure di imprese di 28.286 unità: il risultato, con l'eccezione dell'anno della pandemia, è il più basso dell'ultimo decennio.

Le prospettive del mercato immobiliare sono in marcato peggioramento, con riferimento sia al terzo trimestre 2023, nel quale prevalgono aspettative di riduzione dei prezzi di vendita, sia su un orizzonte biennale.