La Rai pressa le imprese con la richiesta di nuovi pagamenti
Ci risiamo. La tentazione di replicare spettacoli già trasmessi deve essere davvero irresistibile per la Rai, almeno così sembra a giudicare dai continui tentativi di Viale Mazzini di esigere soldi non dovuti dalle imprese. Il ‘canone speciale’ va pagato, non si discute, ma quando richieste e solleciti raggiungono, come sta accadendo in questi giorni, aziende già in regola con il versamento o che non posseggono radio o tv, il discorso cambia. A febbraio, la Rai aveva già tentato di fare cassa con le imprese sostenendo che il semplice possesso di computer, tablet e smartphone, in ufficio, negozio, magazzino, giustificava la richiesta di pagamento del ‘canone speciale’. Confartigianato si era messa di traverso e il successivo intervento del Ministero dello Sviluppo economico aveva costretto la Rai a fare marcia indietro. Ora quel film si ripete, con qualche piccolo aggiustamento, giusto quel tanto che serve per svecchiare la pellicola. In una lettera inviata a tappeto alle imprese a fine giugno, anche a quelle in regola con la tassa, la Rai è tornata alla carica con una nuova richiesta di pagamento del ‘canone speciale’ motivandola con l’occasione di importanti avvenimenti sportivi già trasmessi, come gli Europei di calcio o in programmazione, come le olimpiadi di Londra. Il messaggio è piuttosto contorto e alla fine, anche chi ha pagato puntualmente il bollettino viene colto dal dubbio di dover pagare ancora una sorta di sovrattassa. <i>"Questo noi lo riteniamo un comportamento intollerabile e ingannevole </i>- spiega Bruno Panieri, direttore delle politiche economiche di Confartigianto-. <i>Per questa ragione lo abbiamo segnalato all’Autorità garante della concorrenza e del mercato, che ha la competenza in materia di pubblicità ingannevole. Spetterà all'autorità dire se il comportamento è lecito o no".</i> Ma non finisce qui, perché la creatività della Rai, quando si parla di abbonamenti, non conosce confini. Lo stanno sperimentano le imprese di autotrasporto in gran parte raggiunte dalla richiesta di pagare un canone annuale di 401 euro e 76 centesimi. Basta dare un’occhiata alle tabelle pubblicate sul web per accorgersi dell’incongruità della pretesa: come ha titolato Confartigianato Veneto in una nota ‘Per la rai la motrice di un tir equivale ad un albergo 4 stelle con meno di 10 stanze, oppure ad un aereo o un ospedale'. <i>"Riteniamo queste richieste </i>- rimarca Panieri - <i>assolutamente indiscriminate, mandate un po’ sparando nel mucchio sperando che qualcuno comunque caschi nella rete. Ricordiamo che una volta pagato il canone difficilmente se ne esce. Diciamo che crea della dipendenza. Nel momento in cui l’impresa paga si troverà iscritta nel registro degli abbonati Rai e tutti gli anni si ritroverà il bollettino del conto corrente per pagare il canone e sarà difficile dimostrare che il pagamento non è dovuto". </I>
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