23 Dicembre 2005, h. 11:34

Riforma del diritto fallimentare e modifiche al Codice di Procedura civile. Novità positive per le imprese artigiane e le piccole imprese. Recepite le sollecitazioni di Confartigianato Il Governo approva il decreto legislativo di riforma del diritto fallimentare

Il Governo ha approvato ieri  il decreto legislativo di riforma del diritto fallimentare portando a compimento un processo riformatore avviato agli inizi della Legislatura e già definito, in alcuni aspetti essenziali dal recente Piano di Azione per lo sviluppo e la competitività del Paese.

Confartigianato valuta positivamente il provvedimento poiché recepisce alcune proposte rappresentate dalla Confederazione fin dalle passate Legislature alle forze politiche e di governo.

La riforma prevede, soprattutto, alcuni strumenti utili a superare le fasi di difficoltà finanziaria dell’impresa, introducendo un complesso di garanzie e controlli di legittimità che sono necessari per prevenire possibili abusi ed interventi devianti.

In tal senso viene predisposto un sistema che privilegia la possibilità di rigenerazione economica dell’impresa e la continuità dell’attività produttiva, e supera lo stigma giuridico e di perdita di onorabilità a carico dell’imprenditore, consentendogli di reinserirsi operativamente e senza pregiudiziali nel tessuto produttivo e nel circuito del mercato.

In tale ottica si potenzia il comitato dei creditori attribuendo ad esso una funzione primaria e decisionale nella gestione della procedura fallimentare con il doppio obiettivo di contenere nel minimo il pregiudizio economico derivante dalla crisi dell’impresa e di valorizzarne le residue capacità di recupero e di reinserimento nel mercato;

Sono state accolte anche le proposte Confederali mirate allo snellimento ed alla valorizzazione del concord ato preventivo, nonché alla previsione degli accordi stragiudiziali “di ristrutturazione dei debiti” i quali, secondo Confartigianato, sono strumenti essenziali per favorire il superamento della crisi dell’impresa in modo non traumatico, in funzione del suo risanamento economico.

Per quanto riguarda in particolare l’artigianato e le micro e piccole imprese, Confartigianato esprime parziale soddisfazione per la ridefinizione del concetto di piccolo imprenditore ai fini della sua esclusione dal fallimento.

La norma dispone che sono piccoli imprenditori gli esercenti un’attività che, anche alternativamente:

a) hanno effettuato investimenti nell’azienda per un capitale di valore non superiore a euro trecentomila;

b) hanno realizzato ricavi lordi, calcolati sulla media degli ultimi tre anni o dall’inizio dell’attività se di durata inferiore, per un ammontare complessivo annuo fino a euro duecentomila.

Questa norma, in sostanza, esonera dal fallimento la maggioranza delle imprese artigiane (la cui media di addetti è pari a circa 2,2 soggetti per impresa) ed una gran parte delle micro imprese (fino a 9 addetti).

Tuttavia, anche al fine di tener conto della nuova definizione europea di micro impresa, Confartigianato ritiene che l’esclusione dei piccoli imprenditori avrebbe dovuto fare riferimento ad alcuni ulteriori parametri dimensionali, finanziari e, soprattutto, funzionali mirati a porre in evidenza la componente prioritaria del lavoro professionale che costituisce il requisito peculiare delle imprese artigiane e nelle micro imprese (imprese labour intensive).

La Confederazione esprime una critica di fondo per il mancato inserimento nel Decreto legislativo di una disposizione necessaria per risolvere l’annoso problema del mancato riconoscimento alle imprese artigiane del beneficio del credito privilegiato.
Il Parlamento approva le modifiche al Codice di Procedura civile

Il Disegno di legge approvato ieri dal Senato completa ed integra la prima parte della riforma del Codice di Procedura civile, definita dal recente Piano di Azione per lo sviluppo e la competitività del Paese, e si affianca anche al decreto legislativo approvato dal Governo teso a modificare il codice di procedura civile in materia di processo di cassazione, nonché a razionalizzare la disciplina dell’istituto dell’arbitrato.

Il provvedimento consente di affrontare immediatamente, realmente e con efficacia i principali problemi che determinano l’ingolfamento della macchina della giustizia civile.

In tal senso vengono accolte le proposte di Confartigianato per snellire le procedure e dare certezza alle transazioni commerciali, rendendo efficace e tempestiva la fase di esecuzione. Ciò soprattutto al fine di contenere le conseguenze penalizzanti causate dalle disfunzioni della giustizia a carico delle imprese, anche in termini di distorsione della concorrenza.

Le norme approvate affrontano e risolvono alcuni aspetti critici della disciplina attuale secondo un’ottica favorevole alle aspettative delle micro imprese e delle imprese artigiane, con particolare riferimento alle fasi procedurali istruttorie ed ai procedimenti monitori, in modo da contribuire a realizzare condizioni di efficacia e di rapidità del processo.

In modo specifico il provvedimento ha accolto una proposta Confederale di rilevanza strategica che prevede uno strumento concreto ed efficace a sostegno e a tutela del creditore in generale, ma soprattutto delle imprese artigiane e delle micro imprese di fronte alle controparti (soprattutto qualora siano soggetti economici o imprenditoriali più forti), per metterle in condizioni di resistere alle oscillazioni del mercato e di non essere oltremodo pregiudicate dai forti vincoli di accesso al sistema di affidamento bancario.

In tale ottica, la norma valorizza il procedimento monitorio, rendendo più ampia la facoltà del Giudice di rilasciare il decreto ingiuntivo provvisoriamente esecutivo per i crediti relativi alle forniture di beni ed alle prestazioni di servizi fra imprenditori e nei rapporti con la Pubblica Amministrazione.

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