13 Dicembre 2011, h. 00:00

Il governo fa cassa con le tasse, ma pensa anche allo sviluppo

ll governo Monti, per finanziare la manovra ‘Salva Italia” che fissa il pareggio di bilancio nel 2013, ha scelto la strada di fare cassa principalmente attraverso nuove tasse: 2/3 di maggiori entrate contro 1/3 di tagli alla spesa, sono gli equilibri che tengono in piedi l’edificio da 34 miliardi di euro che mira ad allontanare dal nostro paese il rischio Grecia. Il cocktail del ritorno dell’Ici sulla prima casa e della rivalutazione delle rendite immobiliari insieme al mix di aumenti su Iva, addizionale regionale Irpef, accise sui carburanti sarà amarissimo per i contribuenti. All’obiettivo di mettere il Paese a riparo da un possibile default, contribuiscono, anche se in misure minore, l’una tantum sui capitali ‘scudati’ e le tasse sui beni di lusso. Una serie di misure che, secondo il direttore delle politiche fiscali di Confartigianato Andrea Trevisani, aggraveranno i conti delle imprese riducendone la competitività internazionale. <i>«Mi riferisco principalmente</i> – sottolinea Trevisani -<i> all’aumento delle addizionali regionali all’Irpef con cui è stata concessa alle regioni la possibilità di incrementare la percentuale dallo 0,9% all’1,23%. Mi riferisco anche all’introduzione dell’Imu già a decorrere dal 1° gennaio 2012, che può portare un aggravio nei confronti delle nostre imprese per quanto riguarda i capannoni da loro posseduti e utilizzanti in ambito strumentale in quanto, oltre ad un incremento dell’aliquota, c’è stato anche un aumento delle rendite catastali. Per quanto riguarda le accise</i> – rimarca il direttore delle politiche fiscali di Confartigianato – <i>c’è stato anche lì un aumento, però và sottolineato che, per quanto riguarda gli autotrasportatori, è stato disposto un credito di imposta di pari importo e quindi viene ristornato al settore».</i> Alla fine il conto è da capogiro: quasi 18 miliardi in nuove tasse usciranno dalle tasche dei contribuenti nel 2012. Ben più modesti i tagli alla spesa: 2,3 miliardi dovuti alla compensazione tra tagli e nuovi finanziamenti. Negli anni successivi la manovra “Salva Italia” trova un maggior equilibrio tra entrate e contenimento della spesa: nel 2014 le entrate scendono a quota 12 miliardi mentre l’asticella dei tagli sale del 30% fino a segnare 9 miliardi. Conti alla mano è sul “pacchetto casa” che il governo Monti ha le maggiori aspettative, con una previsione di incasso di circa 11 miliardi di euro. Sulla prima casa l’aliquota dell’Ici-Imu sarà dello 0,4%, dalla seconda casa in poi sarà dello 0,75-076%, mentre gli estimi catastali saranno rivalutati del 60%. Più contenute, ma sempre altissime, le attese legate all’aumento dallo 0,9 all’1,23% dell’addizionale Irpef che porterà nelle casse dello stato circa due miliardi. Per quanto attiene l’aumento delle accise sui carburanti, il gettito previsto, a regime, nel 2004 sfiorerà i cinque miliardi. A differenza delle manovre estive che avevano per obiettivo rimettere in sicurezza i conti pubblici, nel Decreto “Salva Italia” trovano spazio, accanto alle mazzate, anche misure a sostegno della crescita. A sottolinearlo è ancora Andrea Trevisani. <i>«Noi</i> – spiega Trevisani – <i>non possiamo però non dimenticare che per la prima volta dopo un anno vediamo delle norme che vanno nella direzione di dare anche una competitività maggiore al sistema imprenditoriale del nostro paese. Mi riferisco in modo particolar modo alla pressione fiscale collegata all’Irap. Noi avevamo chiesto di considerare gli apprendisti come un elemento deducibile dalla base imponibile irap, la nostra proposta è stata accolta vedendo garantito che fino a 35 anni di età il costo del lavoro viene ridotto notevolmente nella determinazione della base imponibile dell’irap. Altro versante importante </i>– prosegue – <i>riguarda la capitalizzazione delle imprese. E’ previsto un aiuto alla capitalizzazione in termini di riduzione della pressione fiscale. Il decreto attualmente prevede questo aiuto immediato nei confronti dei soggetti ires, però viene demandato ad un apposito decreto ministeriale l’obbligo di introdurre norme similari anche a favore di ditte individuali e società di persone. Non va da ultimo per ultimo dimenticato, sempre su questo versante, una battaglia storica di Confartigianato che concerne gli studi di settore: per la prima volta viene stabilito che il soggetto congruo e coerente non sarà più soggetto ad accertamenti di natura analitico-induttiva, il redditometro si applicherà in maniera più affievolita ma soprattutto viene ridotto di un anno il termine di decadenza degli accertamenti». </i>

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