17 Dicembre 2013, h. 00:00

Appalti, Confartigianato blocca l’assalto delle imprese generali all’obbligo della qualificazione

L’obbligo di affidare i lavori specialistici alle piccole imprese qualificate, come previsto dal Codice appalti, si sta trasformando in un braccio di ferro serrato tra general contractor, le grandi imprese generali delle costruzioni, e le piccole e medie imprese del settore. Se ai grandi era andata la prima battaglia, Confartigianato è riuscita a ribaltare la situazione e a portare a casa una prima vittoria per tutte le imprese qualificate della galassia delle costruzioni. Infatti, grazie alle pressioni sul ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi, è stato momentaneamente congelato il dpr che aboliva l’obbligo di qualificazione. Per ricostruire tutta la vicenda, però, conviene fare un passo indietro e ripercorrere le tappe di questa storia. Tutto nasce nel luglio scorso, quando l’AGI, l’associazione imprese generali, presenta un ricorso al Consiglio di Stato contro l’obbligo di affidare i lavori specialistici alle imprese qualificate SOA, in contrasto con le normative europee. Vinto il ricorso, è arrivato un dpr, un decreto del Presidente della Repubblica, che, di fatto, cancellava le norme del codice appalti, stravolgendo gli equilibri del mercato. E così, dal 29 novembre, e cioè dal giorno della pubblicazione del dpr in Gazzetta Ufficiale, questi lavori potevano essere eseguiti dalle aziende generali prive delle qualificazioni previste dalla legge, con buona pace della qualità degli interventi, della qualificazione delle imprese, delle tecniche costruttive e dell’evoluzione tecnologica. Fin da subito, Confartigianato e le altre sigle del settore hanno posto l’attenzione sulle conseguenze di un eventuale accoglimento, scrivendo al Ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, e chiedendo il congelamento temporaneo del dpr del 30 ottobre scorso. Il ministro ha ascoltato le motivazioni di Confartigianato e delle altre sigle e, in settimana, ha sospeso il dpr, in attesa di arrivare ad un accordo condiviso che non distrugga un mercato già di per sé in affanno, che tuteli l’evoluzione tecnologica e le capacità dei lavoratori specializzati e che, soprattutto, metta d’accordo le grandi e piccole imprese dell’edilizia e i cosiddetti general contractor delle costruzioni.

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