4 Aprile 2016, h. 12:53

STUDI – Italia migliore performance europea per costo del lavoro, in calo dello 0,5% mentre in Ue +1,5%. Nelle MPI costo del lavoro di 117 miliardi €. Nelle imprese artigiane oltre 1,3 milioni di dipendenti.

La comparazione europea sul costo del lavoro pubblicata venerdì scorso da Eurostat evidenzia gli effetti della politica di riduzione del cuneo fiscale attuata in Italia. Nel 2015 il costo orario del lavoro nell’Eurozona segna un aumento dell’1,5% rispetto all’anno precedente e nell’Ue a 28 del 2,0%. Solo in due Paesi dell’area a valuta comune si registra una flessione: a Cipro (-1,0%) e in Italia (-0,5%). All’opposto, tra i maggiori Paesi, si registra un aumento del costo del lavoro in Germania (+2,4%), Francia (+1,1%) e Spagna (+0,3).

In particolare in Italia si assiste ad una marcata discesa (-2,5%) degli oneri sociali, in controtendenza rispetto all’aumento registrato nell’Eurozona (+3,8%), e su cui hanno influito le politiche di riduzione del costo del lavoro e del cuneo fiscale, finalizzate a ridurre il gap di competitività delle imprese italiane: l’Italia, infatti, è il secondo paese dell’Eurozona dopo la Francia per incidenza degli oneri sociali sul costo del lavoro. Nel dettaglio i provvedimenti di deduzione del costo del lavoro da imponibile IRAP, esonero contributivo temporaneo per le nuove assunzioni con contratto di lavoro a tempo indeterminato e “bonus di 80 euro” per il triennio 2015-2017 hanno messo in campo risorse del bilancio pubblico finalizzate alla riduzione del cuneo fiscale per 53,8 miliardi di euro, una media di 18,0 miliardi all’anno, equivalente all’1,1% del PIL; tale importo potrebbe aumentare a fronte di un utilizzo dell’esonero contributivo maggiore rispetto alle previsioni.

L’elaborazione dei dati di un recente report dell’Istat sulla competitività dei settori produttivi evidenza che l’esonero contributivo rappresenta il provvedimento più rilevante per la nuova domanda di lavoro, giudicato molto o abbastanza importante ai fini dell’assunzione di nuovo personale per più della metà (58,7%) delle imprese che hanno dichiarato un aumento netto di occupazione nel 2015 (dato medio di manifattura e servizi).

L’analisi dei dati del mercato del lavoro pubblicati sempre venerdì scorso dall’Istat evidenzia come l’occupazione cresce nel segmento maggiormente interessato dalla riduzione del cuneo fiscale, quello dei dipendenti a tempo indeterminato: a febbraio 2016 l’occupazione sale dello 0,4% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, con una crescita concentrata nel lavoro dipendente permanente, in salita del’1,2% mentre scendono gli occupati dipendenti a termine (-3,1%) e gli indipendenti (-0,3%).

Nel 2015 il 34,5% delle assunzioni previste dalle imprese – stagionali e non stagionali – viene effettuato con contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti; la quota di assunzioni con contratto a tempo indeterminato è più alta nel settore delle costruzioni (46,5%), seguita del manifatturiero (43,9%) e dai servizi (30,6%); per le piccole imprese la quota di contratti a tempo indeterminato è mediamente del 33,7%.

Secondo gli ultimi dati disponibili nelle micro e piccole imprese fino a 20 addetti lavorano 4.360.617 dipendenti, pari al 40,0% dei dipendenti delle imprese italiane, con un costo del lavoro complessivo di 117.707 milioni di euro, di cui 85.158 milioni di retribuzioni lorde e 32.549 milioni di oneri sociali. Nelle imprese artigiane – di cui 450.342 con dipendenti interessate dall’avvio del tavolo della riforma contrattuale dell’artigianato – lavorano 1.315.992 dipendenti, il 30,2% di quelli impiegati nelle MPI e l’11,3% del totale dei dipendenti. Nell’artigianato il lavoro dipendente rappresenta il 46,6% dell’occupazione totale delle imprese artigiane. La regione con il maggiore peso dell’occupazione dipendente sono il Trentino Alto Adige con il 55,5%, seguito da Veneto con il 51,7%, Marche con 50,8%, Umbria con 49,8% e Friuli Venezia Giulia con 49,4%.

Le province con la maggiore incidenza dell’occupazione dipendente nell’artigianato sono Bolzano con il 60,3%, seguito da Vicenza con 55,6%, Prato con 54,6%, Fermo con 53,1%, Padova con 53,0%, Ancona con 52,2%, Arezzo con 52,1%, Treviso con 52,0%, Belluno con 51,8% e Rovigo con 51,3% Nell’Appendice statistica il quadro completo delle imprese artigiane con dipendenti, dipendenti e l’incidenza dei dipendenti sugli addetti dell’artigianato per regione e provincia. Clicca qui per scaricarla.

 

 

 

 

Dinamica costo del lavoro orario nei Paesi dell’Eurozona

(Var. % 2015 rispetto 2014 – intera economia esclusa Agricoltura e PA – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat)
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Incidenza oneri sociali sul costo del lavoro orario nei Paesi dell’Eurozona

(Anno 2015– % sul costo del lavoro intera economia esclusa Agricoltura e PA – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat)

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Ruolo dei recenti provvedimenti nella decisione delle imprese di aumentare l’occupazione

(% Molto e abbastanza importante; imprese con aumento netto occupazione tra gen.-nov. 2015; media ponderata con imprese con dipendenti che assumono – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat e Unioncamere-Ministero del Lavoro)

 

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Dinamica occupazione per posizione professionale negli ultimi dodici mesi

(Dati non destagionalizzati (migliaia di unità) – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat)

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Incidenza dei dipendenti imprese artigiane su totale addetti artigianato per regione

(Anno 2013- valori assoluti, composizione ed incidenze % – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat)

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Incidenza dei dipendenti imprese artigiane su totale addetti artigianato: prime 20 province

(Anno 2013- valori assoluti, composizione ed incidenze % – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat)

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