15 Marzo 2017, h. 08:00

STUDI – Negli ultimi 12 mesi occupazione a +1%. Il 77,3% della maggiore domanda di lavoro dalle piccole imprese. Migliore perfomance in Campania e Molise mentre cali più accentuati per Marche e Umbria, colpite dagli eventi sismici del 2016

A gennaio 2017 l’occupazione risulta in salita di 236 mila unità rispetto ad un anno prima, pari ad un aumento dell’1,0%.  La crescita riguarda sia i lavoratori dipendenti (+1,1% pari a +193 mila unità) – con un aumento del 5,8% (+136 mila) dei dipendenti a termine e dello 0,4% (+57 mila) dei dipendenti permanenti – sia gli indipendenti in aumento dello 0,8% (+43 mila unità). L’incremento coinvolge entrambe le componenti di genere (uomini a +1,4% e donne a +0,5%), concentrandosi tra gli ultracinquantenni (+367 mila) – su cui influisce l’aumento dell’età pensionabile – ed i giovani 15-24enni (+27 mila).

Il dinamismo della domanda di lavoro vede protagoniste le piccole imprese: l’analisi dei dati Unioncamere-Ministero del Lavoro evidenzia che nel I trimestre 2017 le imprese italiane prevedono un saldo tra entrate ed uscite di 203.400 lavoratori – tra dipendenti e indipendenti – di cui oltre i tre quarti (77,3%), pari a 157.170 unità, sono determinati da imprese con meno di 50 addetti.

A gennaio 2017 si osserva una crescita dei disoccupati rispetto ad un anno prima (+4,2%, pari a +126 mila) ed il tasso di disoccupazione si colloca all’11,9%, in aumento di 0,3 punti rispetto un anno prima; nello stesso periodo nell’Eurozona la disoccupazione scende di 0,8 punti arrivando al 9,6%, con un gap tra Italia ed Eurozona di 2,3 punti percentuali, 1,1 punti più ampio di un anno prima.

Sulla base degli andamenti sopraesposti il mercato del lavoro italiano mostra l’apparente paradosso di un aumento dell’occupazione associato ad un aumento della disoccupazione. Il fenomeno si spiega con la forte riduzione degli inattivi che scendono di 461 mila unità, pari al -3,3%, rendendo la domanda di lavoro insufficiente ad assorbire il maggiore ritmo di crescita dell’offerta. Nell’anno precedente (gennaio 2015-gennaio 2016) gli occupati salirono di 291 mila unità, superando l’aumento dell’offerta di lavoro (+136 mila unità): di conseguenza i disoccupati si sono ridotti di 155 mila unità. Analogamente due anni prima gli occupati salirono di 184 mila unità e – a fronte di una maggiore offerta data da 56 mila persone attive – i disoccupati sono scesi di 127 mila unità.

La maggiore partecipazione al mercato del lavoro è un fenomeno positivo, in particolare per le donne che presentano un gap di 12,7 punti del tasso di attività con la media dell’Euro zona: a gennaio 2017 in Italia il rapporto tra donne attive e popolazione è al massimo storico del 55,6%.

L’analisi del quadro marco economico e delle recenti tendenze del mercato del lavoro nella presentazione dell’Ufficio Studi “Un modello di sviluppo centrato su piccola impresa e artigianato 4.0” illustrata ad Ancona domenica scorsa. Clicca qui per scaricarla.

L’analisi dei dati trimestrali sul mercato del lavoro pubblicati dall’Istat venerdì scorso ci consente di esaminare la dinamica dell’occupazione per territorio. Nel 2016 – in media – l’occupazione in Italia sale dell’1,3% con una migliore performance nel Nord-Est e nel Mezzogiorno (entrambi a +1,7%). Le regioni con la maggiore crescita sono la Campania ed il Molise (entrambi con il +3,8%), seguite da Emilia-Romagna (+2,5%), Provincia Autonoma di Bolzano (+2,3%), Puglia e Basilicata (entrambe con il +2,0%). All’opposto le maggiori flessioni per Marche (-0,8%) ed Umbria (-1,5%), regioni colpite dagli eventi sismici di agosto e ottobre 2016.

Sul territorio il tasso di occupazione più elevato si riscontra nella Provincia Autonoma di Bolzano (57,8%), seguita da Emilia-Romagna (51,5%), Provincia Autonoma di Trento (51,1%), Lombardia (50,6%) e Valle d’Aosta (50,0%). Nel 2016 gli aumenti più ampi del rapporto tra occupati e popolazione si riscontrano in Molise (+1,6 punti percentuali), Emilia-Romagna (+1,3 punti) e Campania (+1,2 punti) mentre le diminuzioni più accentuate si osservano in Umbria (-0,6 punti) e Provincia Autonoma di Trento (-0,5 punti).

A livello provinciale i tassi di occupazione maggiori sono quelli di Bologna (53,6%), Reggio Emilia (52,8%), Modena (52,7%), Parma (52,3%) e Lodi e Milano (entrambe a 52,1%). I tassi di disoccupazione più bassi – e non distanti dal livello di benchmark della Germania (4,3%) – si rilevano a Reggio Emilia (4,7%), Bergamo e Verona (entrambe a 5,3%), Bologna (5,4%) e Lecco (5,8%), Vicenza e Belluno (6,2%), Verbano-Cusio Ossola e Cuneo (6,3%).

Il quadro territoriale analitico nell’Appendice statistica “Occupati, disoccupati, tasso di occupazione e tasso di disoccupazione nel 2016 nelle regioni e nelle province”. Clicca qui per scaricarla.

 

 

 

Dinamica annuale della forza lavoro per condizione

Variazioni assolute in migliaia. Dati destagionalizzati – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

 

 

Tasso disoccupazione Italia ed Eurozona

Gennaio 2011-gennaio 2017 – dati destagionalizzati – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat

 

 

Occupazione e crescita degli occupati nel I trim. 2017 e stock addetti per classe dimensionale

Saldo previsto al I trim. 2017 – stock addetti ultimo disponibile (2014) – % sul totale – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat


 

 

Trend occupazione nelle regioni

Anno 2016. Var. % tendenziale rispetto a 2015. 15 anni ed oltre – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

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