23 Maggio 2018, h. 16:49

RITRATTI DEL LAVORO – Commesso fiorentino, una storia rinascimentale

Firenze è arte e cultura, storia e tradizione, probabilmente una delle città più belle e suggestive al mondo. Milioni di turisti arrivano ogni anno all’ombra della cupola del Brunelleschi per scoprire questo patrimonio inestimabile di opere d’arte, monumenti e scorci incantevoli.
Negli anni, Firenze sta cercando di mantenere vivo il proprio bagaglio di tradizioni e tecniche artigiane, fatto di mestieri secolari spesso unici al mondo. Uno di questi è la lavorazione del mosaico fiorentino, o commesso fiorentino, la particolare tecnica di intaglio e composizione di frammenti di pietre dure con cui creare dei veri e propri dipinti di marmo, pietre e “altri di quelli che dall’esterno sembrano soltanto sassi”. È Catia Scarpelli ad accoglierci con questa battuta sulla porta di un’incantevole bottega fiorentina, la Scarpelli Mosaici.
Siamo in via Ricasoli, a due passi dal Duomo, in un’antica struttura restaurata, che oggi ospita una delle più interessanti imprese della tradizione toscana. “Tutto inizia dalle pietre, dalla conoscenza delle loro caratteristiche cromatiche e strutturali. Il nostro mestiere comincia fuori da questa bottega, in montagna, alla ricerca di pietre sempre più belle e particolari”, ci spiega questa toscana dalla battuta pronta e dal sorriso contagioso. Catia è la figlia di Renzo Scarpelli, il Maestro artigiano che nel 1972 ha fondato questo opificio e che ha contagiato con la passione per l’intaglio anche l’altro figlio, Leonardo, oggi uno dei più apprezzati Maestri del Commesso fiorentino. Una particolare tecnica di composizione di mosaici, dove le tradizionali tessere sono sostituite da frammenti di pietre dure, intagliate a mano e ricomposte con maestria artigiana e incredibile talento artistico. Il risultato è stupefacente, difficile da descrivere in tutta la sua magnifica bellezza. Una pennellata di colore, morbida e armoniosa, che sembra tutto tranne che un mosaico di sedimenti minerali, vecchi anche milioni di anni. Conoscerne le caratteristiche è soltanto il primo passo, saperle tagliare e ricomporre è quello successivo. “Servono anni e anni di esperienza, molta passione e talento artistico – continua Catia Scarpelli – Utilizziamo una tecnica di lavorazione particolare, quella di mio padre, per il resto il mestiere è rimasto intatto dal Rinascimento. Per tagliare le pietre utilizziamo il tradizionale archetto a mano, fatto in ciliegio o castagno, che si lascia in tiro per 5 o 6 anni prima di essere utilizzato. Grazie all’azione della polvere abrasiva, con il fil di ferro tagliamo i vari frammenti, che vengono poi definiti con una lima prima di essere ricomposti e fissati con colla naturale in cera d’api”. Un lavoro preciso e meticoloso, fatto di movimenti lenti e consapevoli, ripetuti come una preghiera tra i banchi di una chiesa.
In questa bottega si respira tutta la tradizione di un mestiere che ha radici nella Firenze di Lorenzo il Magnifico, ma che la Scarpelli Mosaici sta proiettando in un futuro fatto di laboratori aperti al pubblico, di mercati esteri e “di un’esperienza da vivere, prima ancora di un prodotto da acquistare. Quando abbiamo restaurato questo spazio, abbiamo deciso di mostrare i banchetti di lavorazione, per permettere a tutti di capire come si trasforma un sasso in un meraviglioso dipinto”, ci spiega ancora Catia, che si accende di passione quando bagna le lastre di pietra per mostrarne le incredibili sfumature di colore. 
“Al mondo, sono rimasti pochissimi maestri del Commesso fiorentino, due lavorano in questa bottega, mio padre e mio fratello – aggiunge – Il nostro impegno è valorizzare Firenze e il suo patrimonio artigiano. Questo è un mestiere bellissimo, che utilizza una tecnica unica al mondo. Vogliamo promuovere questa arte a cominciare dalle scuole e dai licei artistici. È molto difficile trovare ragazzi disposti ad imparare questo mestiere, il sistema scolastico non ci aiuta. L’Italia dovrebbe tutelare gli antichi mestieri, il rischio è che non ci siano più in futuro”. Quello della Scarpelli Mosaici, invece, sembra essere in buone mani, se è vero che il primo passo per diventare un bravo maestro è riconoscere le pietre. “Qualche tempo fa, camminando sulla spiaggia di Castiglioncello, mio figlio Diego ha trovato il suo primo gabbro, una roccia tipica della zona. Era molto orgoglioso di farla vedere al nonno”, conclude con una risata Catia Scarpelli, erede di una famiglia che sta continuando una delle più antiche tradizioni artigiane di Firenze, quella del Commesso fiorentino.

 

Scarpelli mosaici
Firenze
www.scarpellimosaici.it
Confartigianato Firenze
www.confartigianatofirenze.it

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