25 Ottobre 2018, h. 12:55

STUDI – Il reddito di cittadinanza e gli effetti sul mercato del lavoro nel Mezzogiorno. I risultati di un esercizio controfattuale

Nella valutazione della manovra di bilancio 2019 Confartigianato indica la priorità degli investimenti e di verificare con grande attenzione la sostenibilità della manovra in relazione alle spese di natura assistenziale, sottolineando la necessità di lavoro di cittadinanza più che di reddito di cittadinanza.

A tal proposito una analisi controfattuale anticipata nel corso della Convention del Mezzogiorno e pubblicata oggi evidenzia gli effetti sul mercato del lavoro di un sussidio contro la povertà.

Il reddito di cittadinanza rappresenta uno degli interventi più rilevanti della prossima manovra di bilancio: con circa 6,8 miliardi di euro in media annua nel triennio 2019-2021, impegna il 20% del totale degli interventi e supera di quasi un terzo i 5,2 miliardi di euro dei maggiori investimenti pubblici pianificati. L’intervento è finalizzato a ridurre la povertà, può attenuare la disoccupazione tecnologica e il flusso di risorse attiverà in modo significativo la domanda per consumi.

A fronte di questi aspetti positivi, con un esercizio controfattuale – centrato sul Mezzogiorno dove l’incidenza della povertà arriva all’11,4% delle persone – si evidenziano alcuni effetti distorsivi sul mercato del lavoro: sale, e di molto, il tasso di disoccupazione ufficiale mentre scende l’occupazione; cresce l’occupazione irregolare e la concorrenza sleale nei confronti delle piccole imprese, si riducono le imprese esistenti e la propensione a nuove iniziative imprenditoriali; si spiazza la spesa per investimenti, quella che garantisce una maggiore crescita economica.

L’esercizio controfattuale, per la sua natura, non fornisce una misura esatta o una stima statistica degli effetti, essendo basato su ipotesi di scuola, ma mette bene in luce la direzione assunta dalle variabili chiave del mercato del lavoro.

Salgono gli inattivi che si offrono sul mercato del lavoro. Nelle regioni meridionali coesiste un alto tasso di disoccupazione (18,7%) e una ampia fascia di inattivi. Applicando un tasso di povertà per gli inattivi non ritirati dal lavoro del 15,7% si calcola che 458 mila persone si offriranno sul mercato del lavoro, iscrivendosi alle liste di disoccupazione.

Disoccupati solo parzialmente assorbiti dalla domanda di lavoro. Ma il ‘motore’ dell’economia meridionale è in grado di far crescere gli occupati dell’1,2% e può assorbire solo 73 mila persone in cerca di lavoro. Di queste, solo il 2,8%, pari a 2 mila unità, sono intermediate dai Centri per l’impiego con l’attuale struttura e modello organizzativo; considerando anche 5 mila nuovi assunti nei Centri la domanda di lavoro assorbe 78 mila nuovi occupati mentre 380 mila persone rimangono senza lavoro, con un impatto statistico rilevante sul tasso di disoccupazione.

Cala il lavoro regolare e sale il sommerso. Se consideriamo i lavoratori – dipendenti e indipendenti – con un reddito inferiore al valore del reddito di cittadinanza e ipotizzando che il 5% di questi (pari a 97 mila persone nel Mezzogiorno) termini effettivamente di lavorare spostandosi in disoccupazione per andare a percepire il reddito di cittadinanza e che un ulteriore 10% (media nazionale che nel Mezzogiorno sale al 14,3%) si offra sul mercato del lavoro irregolare al fine di integrare in questo modo il reddito di cittadinanza percepito, si registrerebbe l’immersione di 278 mila occupati. In questa ipotesi, l’incremento della disoccupazione (+97 mila) neutralizzerebbe completamente l’incremento di occupazione generato dal ‘motore’ dell’economia meridionale (+78 mila occupati).

Gli effetti complessivi. Sul mercato del lavoro delle regioni meridionali si registra, quindi: aumento degli attivi del 6,1%; decremento degli occupati regolari; forte salita del tasso di disoccupazione (+4,9 punti, raggiungendo il 23,6%); incremento del tasso di irregolarità del lavoro, che sale di 4,6 punti arrivando al 24,0%.

Disincentivare l’iniziativa imprenditoriale significa ridurre la cilindrata del ‘motore’ dell’economia. Con l’ipotizzata uscita volontaria di occupati dal mercato del lavoro aumenterebbero anche le cessazioni di impresa, mentre il trasferimento del reddito di cittadinanza disincentiverebbe l’avvio di nuove attività produttive.

Spiazzamento della spesa per investimenti pubblici. Va valutato infine che, a parità di deficit del bilancio pubblico, la maggiore spesa corrente del reddito di cittadinanza riduce le risorse disponibili per la spesa per investimenti, la quale ha un elevato moltiplicatore sul PIL e garantisce una maggiore crescita.

Politiche per potenziare il ‘motore’ del mercato del lavoro. Interventi contro la povertà e per l’inclusione sociale non possono essere disgiunti da politiche di rafforzamento della domanda di lavoro. E’ necessario esercitare una lotta al sommerso, senza scaricare oneri per le imprese regolari. In parallelo è necessario che siano rafforzati gli incentivi agli investimenti privati e ridotta la tassazione per le piccole imprese. Infine è importante garantire per la creazione di nuove imprese un habitat favorevole centrato sulla maggiore efficacia della macchina della Pubblica Amministrazione.

Gli effetti distorsivi sul mercato del lavoro del Mezzogiorno si confermano, pur con minore intensità, anche nelle altre ripartizioni del Centro-Nord, come descritto nell’Elaborazione Flash “Il reddito di cittadinanza e gli effetti sul mercato del lavoro. I risultati di un esercizio controfattuale”. Clicca qui per scaricarla.

 

 

Controfattuale su incentivo ad offerta di lavoro: simulazione effetti su mercato lavoro nel Mezzogiorno

II trimestre 2018 – migliaia – 15-64 anni – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat, Anpal e Mef

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