7 Febbraio 2020, h. 14:09

EUROPA – Il Presidente Merletti: “L’Ue diventi macchina delle opportunità per MPMI”

“L’Unione Europea è una opportunità nel mare in tempesta del mondo ma proprio per questo deve realizzare politiche concrete e il bilancio europeo deve essere coraggioso con risorse che siano finalmente spendibili a misura di micro e piccole imprese. Da parte sua l’Italia, terzo contributore al bilancio ma solo quinto utilizzatore, deve diventare capace di spendere bene i fondi dei vari programmi europei. Quanto alle nuove politiche di ‘sostenibilità’, come il Green New Deal devono saper includere anche le micro e piccole imprese. Per superare il dilemma solidarietà – egoismi nazionali, tutti i Paesi dell’Ue, Germania in testa, devono impegnarsi per fare un patto di Bilancio per il prossimo settennato senza imbrogli”. Questo, in sintesi, il messaggio lanciato dal Presidente di Confartigianato Giorgio Merletti durante il suo intervento al convegno organizzato dal Parlamento europeo in collaborazione con la Commissione europea e la Regione Lazio sul nuovo Quadro Finanziario Pluriennale Ue 2021-2027.
L’evento ha visto la partecipazione dei massimi rappresentanti delle istituzioni europee e italiane, di esponenti del mondo economico e dei vertici delle Organizzazioni imprenditoriali.
Il Presidente Merletti ha richiamato l’importanza di una Unione Europea forte contro i rischi generati da guerre e tregue dei dazi tra Stati Uniti e Cina, tensioni alle stelle tra Golfo Persico, Medio Oriente e Nordafrica con relativi contraccolpi sul prezzo dell’energia, probabile frenata dell’economia cinese causata dalla pandemia da coronavirus, offensiva di Trump con minacce di dazi sull’auto europea. “Il miglior mezzo per scongiurare questi rischi – ha detto Merletti – consiste nel varo di un adeguato bilancio pluriennale europeo per il settennato 2021-27 capace di ricompattare l’Unione orfana della Gran Bretagna, di restituirle credibilità interna e internazionale, fiducia in se stessa e nel proprio futuro condiviso in un momento di grandissime incertezze globali”. Il Presidente di Confartigianato ha poi ricordato la costellazione di micro e piccole imprese che costituiscono il tessuto connettivo dell’economia europea e rappresentano il 99,8 % del totale delle aziende. Le micro (quelle fino a 10 addetti) sono il 93% delle imprese europee, con oltre il 45% degli occupati.
“Se si vuole – ha sottolineato Merletti – che il Bilancio dell’Unione europea rappresenti un vero volano di sviluppo per le imprese europee, per quelle italiane che stanno soffrendo di più per una scarsa crescita, allora bisogna far sì che i numeri, anche quelli del bilancio, rispondano alla realtà del tessuto produttivo ed economico. Se si vuole avvicinare l’Unione europea alla percezione della gente, a cominciare dal nostro mondo di imprese, bisogna incarnarla nelle comunità, renderla effettivamente un valore aggiunto per tutti, una macchina delle opportunità, dare il senso della differenza positiva che l’Europa può significare per tutti e non solo per un ristretto ceto privilegiato”.
Secondo Merletti, la strada, per l’Italia, si annuncia doppiamente in salita perché le sue giuste rivendicazioni di un’Europa forte e ambiziosa, la sua difesa delle politiche comuni da finanziare senza rinunciare a quelle vecchie si scontrano con la sua pessima abitudine di non usare le risorse Ue a sua disposizione, un vizio che si perpetua da decenni. A oggi, infatti, dei circa 75 miliardi dei Fondi di sviluppo regionale, sociale, sviluppo rurale e cofinanziamenti nazionali relativi, a noi destinati nel settennato 2014-20 ormai agli sgoccioli, ne abbiamo spesi poco più di 17 miliardi, il 23%. Dei 51 programmi italiani in cui si articola il piano di spesa negli stessi 7 anni, solo 14 regionali hanno centrato gli obiettivi insieme a 2 nazionali, Garanzia Giovani e Iniziativa Pmi. Sui programmi Inclusione e Ricerca, per esempio, abbiamo pesanti ritardi. “Con le attuali regole Ue – ha spiegato Merletti – dopo tre anni, se non si spendono, i soldi Ue si perdono. Oltre al danno sarebbe la beffa per un Paese, il nostro, che è ormai il terzo contribuente netto del bilancio Ue (dopo Germania e Francia) ma solo il quinto beneficiario (dopo Polonia, Francia, Spagna e Germania): 17 miliardi versati nelle casse Ue nel 2018 ma solo 10 incassati”.
E ha aggiunto: “Per la programmazione futura e per il Bilancio UE che tutti auspichiamo possa rappresentare un volano di sviluppo per le imprese italiane in Europa, è fondamentale che le risorse previste nel Bilancio 2021-2027 siano realmente disponibili per le MPMI. Non basta che ci sia l’accordo sul Bilancio. E’ necessario che poi, a cascata, nei diversi programmi, le risorse, che non sembrano essere diminuite ma neanche aumentate, siano messe nelle reali disponibilità di accesso per le PMI a partire da quelle micro e piccole. Perché, se è pur vero, che in termini astratti il nuovo Orizzonte Europa (che dovrebbe inglobare lo Strumento PMI) ed il Programma InvestEU dovrebbero supportare le MPMI, agevolandone la transizione verso un modello di economia sostenibile ed innovativo, questo accadrà se e soltanto se i programmi opereranno e saranno implementati avendo a mente quel “Pensare innanzitutto al piccolo” che era alla base dello Small Business Act e che, spesso, troppo spesso l’Unione Europea, ma anche drammaticamente il nostro Paese, ha dimenticato. Soltanto così l’Italia e le nostre imprese, con il loro urgente bisogno di infrastrutture, di digitalizzazione, di sviluppo sostenibile a tutto campo, di un’economia, tecnologie potranno vedere l’Europa come un’opportunità. Un’Europa delle politiche e delle risorse da investire, non da buttare, per riuscire ad accelerare crescita, competitività e modernizzazione del sistema-Paese. E la necessaria, forte riforma delle Istituzioni Europee della quale siamo profondamente convinti deve andare nella direzione dell’effettiva affermazione della democrazia rappresentativa, ma allo stesso tempo deve rappresentare una riforma delle norme per le piccole imprese, per liberare le loro energie e dare impulso alla loro propensione imprenditoriale. Facendo quindi dell’Europa quel luogo delle libertà e quella macchina delle opportunità all’interno del contesto mondiale che immaginavano i Padri Fondatori dell’Unione e su cui ogni imprenditore vorrebbe salire”.

 

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