28 Luglio 2020, h. 09:00

STUDI – La domanda di e-commerce per territorio. Al top Lombardia (25,1%), Lazio (10,2%), Emilia Romagna (10,0%) e Veneto (9,1%)

Le recenti analisi di Confartigianato hanno evidenziato, nel corso della crisi Covid-19, l’intensificazione di utilizzo di tecnologie digitali da parte delle micro e piccole imprese (MPI), finalizzata ad aprire canali alternativi di vendita per proseguire l’attività, fenomeno che interessa il 29,7% delle MPI. Anche il canale dell’e-commerce è stato implementato in modo significativo, con una previsioni di crescita per quest’anno di 122 mila MPI attive nelle vendite on line; nei mesi del lockdown e della successiva riapertura (marzo-maggio 2020) si è registrato una forte crescita delle vendite di commercio elettronico. Un esame di queste tendenze è proposto nell’analisi di Confartigianato pubblicata la scorsa settimana su Innovation Post.

E-commerce e territorio – Nella presente nota esaminiamo le dimensioni raggiunte dalla domanda dei consumatori tramite i canale del commercio elettronico e la relativa distribuzione sul territorio nazionale.

Il valore nazionale dell’e-commerce B2C, stimato sulla base dei dati di Unctad e del trend delle vendite dell’e-commerce calcolato sui dati Istat, nel 2019 ammonta a 33,8 miliardi di euro. Nella presente analisi, svolta in collaborazione con l’Osservatorio MPI di Confartigianato Lombardia, viene proposta una stima del valore della domanda dei consumatori finali residenti generata sul canale di e-commerce, calcolata su base regionale in funzione delle quote di navigatori e di e-shoppers, reddito disponibile pro capite e distribuita nelle province in relazione al valore aggiunto territoriale.

L’analisi per regione evidenza le quote più elevate di internauti che hanno acquistato su internet – superiori a quella nazionale (36,1%) – le rileviamo per Valle d’Aosta (44,5%), Lombardia (44,4%), Trento (43,0%), Toscana (40,9%), Emilia-Romagna (39,6%), Friuli-Venezia Giulia (39,4%), Piemonte (38,7%), Bolzano (37,9%), Liguria (37,8%), Veneto (37,8%) e Sardegna (37,2%).

La domanda di consumi è correlata con il reddito disponibile pro capite che è significativamente più elevato della media nazionale in Provincia autonoma di Bolzano (+37,6% della media delle regioni italiane), Lombardia (+21,9%), Emilia-Romagna (+20,9%) e Provincia autonoma di Trento (+15,2%).

Sulla base del modello utilizzato, la regione dove i navigatori hanno generato una spesa sul canale e-commerce più elevata è la Lombardia con 8.477 milioni di euro (pari al 25,1% del totale nazionale; qui il focus sulla dinamica dell’e-commerce nei mesi dell’emergenza sanitaria); seguono il Lazio con 3.457 milioni di euro (10,2%), l’Emilia-Romagna con 3.392 milioni di euro (10,0%), il Veneto con 3.081 milioni di euro (9,1%), il Piemonte con 2.828 milioni di euro (8,4%), la Toscana con 2.608 milioni di euro (7,7%), la Campania con 1.370 milioni di euro (4,0%) e la Sicilia con 1.290 milioni di euro (3,8%).

Tra le prime 10 province per valore dell’e-commerce generato dagli acquirenti del territorio troviamo: Milano con 3.871 milioni di euro, Roma con 2.872 milioni di euro, Torino con 1.548 milioni di euro, Brescia con 933 milioni di euro, Bologna con 878 milioni di euro, Firenze con 858 milioni di euro, Bergamo con 805 milioni di euro, Napoli con 759 milioni di euro, Genova con 610 milioni di euro e Padova  con 607 milioni di euro.

I dati per territorio nell’Appendice statistica ‘E-commerce: la spesa per regione e provincia’. Clicca qui per scaricarla.

 

 

 

Quota e-shoppers per regione

2019, % utenti internet di 14 anni ed oltre che hanno acquistato on line in ultimi 3 mesi – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

 

 

Valore e-commerce 2019 generato da acquirenti residenti nelle regioni

2019, milioni di euro – valori stimati – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat e Unctad

 

 

Prime 30 province per valore e-commerce 2019 generato da acquirenti residenti nelle province

2019, milioni di euro – valori stimati – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat e Unctad

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