4 Giugno 2025, h. 16:00
PRATO – Il Tavolo del distretto tessile a confronto con Commissione e Parlamento europei
Ieri 3 giugno, il Tavolo del distretto tessile di Prato ha incontrato a Bruxelles i rappresentanti del Parlamento e della Commissione Ue con l’obiettivo di incidere sulle normative europee e italiane che andranno a regolare l’economia circolare tessile per garantirne la compatibilità con le specificità del territorio e le esigenze delle imprese locali.
Comune di Prato, categorie economiche e sociali – riunite nel Tavolo del distretto – hanno incontrato Paulina Dejmek Hack, capo gabinetto della Commissaria Jessika Roswall. La delegazione di Confartigianato era guidata da Moreno Vignolini, Presidente di Confartigianato Moda.
Insieme con gli europarlamentari Dario Nardella del Pd e Francesco Torselli di Fratelli d’Italia, il gruppo pratese ha incontrato una delegazione del Parlamento europeo per presentare sei proposte concrete. Presenti anche il Museo del Tessuto, il Pin, Alia Servizi ambientali (progetto Hub riciclo tessile) e Tecnotessile. “Siamo qui con una sola voce per raccontarvi cosa è stata, cosa è e cosa vorrà essere Prato. – ha affermato la sindaca Ilaria Bugetti, affiancata dall’assessora alle Attività produttive e coordinatrice del Tavolo del distretto Benedetta Squittieri – Abbiamo capacità, professionalità e tradizione per essere un modello per le politiche europee nel campo della sostenibilità tessile”.
Il Presidente Moreno Vignolini ha sottolineato che ”Prato ha tutte le caratteristiche per dare all’Europa la soluzione di cui ha bisogno nel campo dell’economia circolare tessile. Il lavoro che stiamo portando avanti tutti insieme ne è ulteriore dimostrazione”.
Le sei proposte presentate a Bruxelles toccano tutti gli aspetti cruciali della nuova normativa europea. Sul regolamento Ecodesign, Prato chiede equilibrio tra durabilità e circolarità, senza penalizzare i materiali riciclati, e il riconoscimento dello standard internazionale Grs (Global Recycled Standard). Un punto critico riguarda la responsabilità estesa del produttore: le piccole e medie imprese pratesi producono semilavorati come filati e tessuti, non prodotti finiti; quindi, non rientrano nella definizione attuale di “produttore”. É proprio a monte della filiera che si concentrano le competenze, le tecnologie e gli investimenti fondamentali per la sostenibilità. Il distretto chiede quindi di poter partecipare alla governance dei consorzi, di differenziare i contributi tra prodotti riciclati e non, di garantire trasparenza e finanziamenti per ricerca e sviluppo. Sul passaporto digitale dei prodotti, va bene tracciare sostenibilità e impatto ambientale, ma senza gravare eccessivamente sulle Pmi, includendo informazioni come il paese di lavorazione e l’importo del contributo ambientale. Particolarmente delicata è la questione dell’End of waste tessile, che definisce quando un rifiuto smette di essere tale e diventa materia prima. Prato, forte della sua esperienza centenaria, chiede che il recupero avvenga il più vicino possibile alla selezione iniziale, evitando burocrazia eccessiva per le micro-imprese specializzate. È considerata critica l’interpretazione dell’istituto tecnico europeo che vorrebbe considerare rifiuto il materiale tessile fino a quando non viene riportato meccanicamente allo stato di fibra. Tra le proposte c’è la riduzione dell’Iva al 5% sui prodotti realizzati con materiali riciclati certificati, per incentivare l’acquisto di prodotti rigenerati. Questa misura dovrebbe essere accompagnata da maggiori acquisti verdi della pubblica amministrazione. Infine, sul regolamento Reach per la gestione delle sostanze chimiche, le restrizioni devono considerare il ciclo di vita del materiale tessile riciclato, perché un’applicazione indifferenziata delle regole rischia di bloccare il riciclo meccanico, soprattutto per i materiali post-consumo. Queste proposte non chiedono privilegi, ma il riconoscimento di competenze e specificità territoriali che rappresentano un valore aggiunto per l’intera economia circolare europea. L’obiettivo è conciliare sostenibilità ambientale e sostenibilità economica, garantendo che l’innovazione non cancelli la storia industriale di un territorio che ha fatto del riciclo la sua vocazione naturale.
I numeri in gioco sono impressionanti e preoccupanti sono a rischio 1.500 imprese e 10.000 posti di lavoro. Il settore artigiano sarebbe il più colpito, ma gli effetti si sentirebbero lungo tutta la filiera produttiva. Non è solo una questione economica: anche l’ambiente subirebbe danni enormi se venisse compromesso un sistema di riciclo che funziona da secoli.
Dario Nardella parla di progetto pilota: ”Come annunciato, oggi a Bruxelles ho incontrato, insieme all’europarlamentare Torselli, i principali attori del distretto tessile di Prato, dal mondo delle imprese al mondo del lavoro alle istituzioni. Il primo incontro si è sviluppato in un confronto aperto con gli esponenti della Commissione Dg Grow e della rappresentanza italiana al Consiglio europeo per condividere gli obiettivi di una realtà unica in Europa per complessità e innovazione. Il distretto tessile di Prato, infatti, rappresenta un progetto pilota capace di coniugare la competitività delle piccole imprese con l’innovazione nel settore dei tessuti, guardando con grande attenzione all’ambiente: per questo si tratta di un nuovo ecosistema che va promosso e difeso. Il secondo appuntamento della giornata è stato l’incontro con la capo di gabinetto della commissaria Roswall, Paulina Dejmek Hack, che ci ha permesso di mettere un altro mattone sulla costruzione di un percorso che deve portare le imprese pratesi nel cuore dell’impegno europeo attraverso strumenti, semplificazione delle regole e finanziamenti dedicati”.
Per Francesco Torselli ”oggi abbiamo segnato una tappa importantissima sulla strada della tutela del comparto tessile pratese: per la prima volta il distretto nella sua interezza ha avuto la possibilità di confrontarsi con il gabinetto del Commissario Europeo competente e di rappresentarle come le direttive e i regolamenti che sulla carta incentivano e promuovono la circolarità dell’economia, rischiano di avere su Prato l’effetto diametralmente opposto. Ho insistito molto per avere questo appuntamento perché Epr, End of Waste, sono direttive che se applicate nella maniera sbagliata possono mettere in ginocchio il comparto tessile pratese, un comparto che di economia circolare e di riciclo tessile ne parlava già nel XIX secolo. Dal gabinetto del Commissario abbiamo avuto rassicurazioni importanti, ma soprattutto la sensazione che Prato abbia finalmente fatto sentire la propria voce nel palazzo del governo europeo”.
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