I dazi aggravano la crisi per la moda e la meccanica. Pesante impatto per la Motor Valley
Il 27 luglio è stato definito l’accordo sui dazi tra Stati Uniti e Unione europea (Commissione europea, 2025), basato su un’unica aliquota tariffaria del 15% che si applica alla maggior parte dei settori, compresi quelli automobilistico, dei semiconduttori e farmaceutico. Sono stati concordati dazi zero-per-zero su una serie di prodotti strategici, tra cui tutti gli aeromobili e i relativi componenti, alcuni prodotti chimici, alcuni farmaci generici, apparecchiature a semiconduttore, alcuni prodotti agricoli, risorse naturali e materie prime essenziali. Tale elenco è ancora in corso di definizione. Su acciaio e alluminio, l’UE e gli Stati Uniti lavoreranno per ridurre i dazi e istituire un sistema di quote.
Come indicato nella nota stampa di lunedì scorso, il Presidente di Confartigianato Marco Granelli indica che “l’accordo sui dazi Usa al 15% mette fine all’incertezza si questi mesi ma non sarà indolore per le nostre imprese, poiché quello statunitense è il secondo mercato mondiale, dopo la Germania, per l’export made in Italy”.
Una analisi degli impatti dei dazi sul sistema di imprese è proposta nell’Elaborazione Flash ‘Il punto sui dazi dopo l’accordo USA-UE del 27 luglio’ pubblicata lunedì scorso (Qui per scaricarla).
Nel lavoro si evidenzia che il ritorno al protezionismo negli scambi transatlantici rischia di aggravare la crisi per la moda e la meccanica, già duramente colpite nell’attuale ciclo recessivo della manifattura. Inoltre, la svalutazione del dollaro rispetto all’euro amplifica l’effetto dei dazi, influenzando la competitività relativa tra le produzioni europee e statunitensi. Tra gennaio e luglio 2025 (media al 25 luglio) il dollaro si è deprezzato del 13,1% nei confronti dell’euro.
Moda – Come evidenziato da Confartigianato al tavolo sulla moda svoltosi lo scorso 22 luglio al Ministero delle Imprese e del made in Italy, la minore domanda determinata dai dazi compromette la ripresa dell’export della moda sul mercato statunitense che nel 2025 (ultimi dodici mesi ad aprile) vale 5,6 miliardi di euro e nei primi cinque mesi del 2025 ha registrato una crescita tendenziale dell’1,9%.
L’analisi congiunturale del settore contenuta nel documento presentato al tavolo moda al MIMIT sottolinea come una minore domanda estera determinata dalle politiche protezionistiche amplifica la persistente flessione della produzione della moda, che nei primi cinque mesi del 2025 scende dell’8,0% a fronte di un calo medio del 2,1% della manifattura. Sulla base dell’andamento dell’indice mensile del fatturato dell’Istat, nel 2024 le imprese della moda hanno perso ricavi per 8,7 miliardi di euro su base annua e si stima che nei primi quattro mesi del 2025 continuano a perdere fatturato per 11 milioni di euro al giorno. A giugno 2025 peggiorano le attese sugli ordini delle imprese della moda, con un saldo di -5,3 (era -3,5 a maggio), più accentuato per tessile (-8,1) e pelle (-6,8). Sul mercato retail, nei primi cinque mesi del 2024 le vendite al dettaglio dei prodotti moda scendono dell’1,2%, invertendo il segno rispetto al +0,4% del 2024. L’occupazione nel comparto della moda nel 2025 (ultimi dodici mesi a marzo) registra un calo del 5,6%, con una accentuazione nel primo trimestre dell’anno (-9,1% rispetto al primo trimestre del 2024). Una debole domanda ed un elevato costo del denaro pesano sul calo dei prestiti che a maggio 2025 nel settore moda cedono dell’8,8% su base annua (era -8,7% ad aprile) a fronte del -3,1% della media della manifattura, risultando la peggiore performance tra tutti i settori dell’economia italiana.
Meccanica e l’impatto sulla Motor Valley dell’Emilia-Romagna – Inoltre, la riduzione della domanda indotta dai dazi amplifica la già pesante flessione dell’export negli USA della meccanica, che nei primi cinque mesi del 2025 segna una flessione del 7,9%, con un calo dell’8,9% dei macchinari mentre sono in caduta libera le vendite degli autoveicoli, che crollano del 28,9%, confermando il trend del 2024.
L’analisi sul settore è proposta nel Report ‘Tendenze della Meccanica nell’estate 2025’. Qui per scaricarlo.
La caduta dell’export colpisce un esteso indotto dell’automotive, dominato dai settori della meccanica: i prodotti in metallo determinano il 9,3% del valore aggiunto della filiera dei mezzi di trasporto su gomma, i macchinari il 6,9% e la metallurgia il 4,2%. Le criticità della filiera dell’auto appesantisce la produzione della meccanica, che nei primi cinque mesi del 2025 segna una flessione del 3,5%.
La flessione dell’export di autoveicoli negli Stati Uniti si concentra nella Motor Valley dell’Emilia-Romagna. L’aggiornamento di una analisi territoriale di Confartigianato conferma che la maggiore esposizione è dell’Emilia-Romagna, regione in cui nel 2025 (ultimi dodici mesi a marzo) si concentra l’82,2% dei 3.449 milioni di euro di export italiano di autoveicoli (Ateco 2007 C291) negli Stati Uniti, seguita da Piemonte (7,3%), Campania (5,6%). Modena e Bologna sono le province più esposte, rispettivamente con quote del 51,5% e del 30,2% sull’export totale di autoveicoli negli USA.
Nell’ export della componentistica (Ateco 2007 C292 e C293) negli Stati Uniti, che vale 796 milioni di euro, si osservano quote più rilevanti per Emilia-Romagna con 33,2%, Piemonte con 18,3%, Lombardia con 17,2% e Trentino-Alto Adige con 9,8%. In chiave provinciale quote maggiori per Bologna con 16,9%, Torino con 11,5%, Modena con 10,0% Bergamo con 8,4%, Trento con 7,9%.
Dinamica della produzione manifatturiera per settore
Gennaio-maggio 2025. Variazione % tendenziale, dati corretti per i giorni lavorativi – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
Trend export moda e meccanica negli Stati Uniti
2025 (ultimi dodici mesi a maggio), milioni di euro, var. % gen.-mag. 2025 e 2024 – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
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