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Fonti rinnovabili: servono semplificazione e sostegno equo a transizione green

Semplificare davvero, non complicare ulteriormente”. È l’indicazione espressa oggi dai rappresentanti di Confartigianato e CNA nel corso dell’audizione davanti alle Commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera sugli schemi di decreti legislativi per la promozione di energia da fonti rinnovabili e sui regimi amministrativi per la produzione di energia da fonti rinnovabili.

Le due Confederazioni accolgono positivamente l’obiettivo di rafforzare la decarbonizzazione e la diffusione delle rinnovabili, ma avvertono che il nuovo quadro normativo rischia di appesantire le procedure e di gravare ulteriormente su famiglie e piccole imprese.

Confartigianato e CNA esprimono contrarietà alla proposta di riconoscere gli incentivi sulla “produzione potenziale” anziché su quella effettiva, poiché ciò aumenterebbe gli oneri in bolletta già sproporzionati a carico delle piccole imprese, che pagano oltre 70 euro per megawattora di oneri generali contro i 6–14 euro delle grandi aziende energivore. Il principio di effettività, sostengono, deve restare alla base dei regimi di sostegno per non compromettere l’equità del sistema.

Altro punto cruciale riguarda i Power Purchase Agreements (PPA), strumenti chiave per la stabilità dei prezzi dell’energia. Le associazioni chiedono l’introduzione di garanzie pubbliche sul rischio di credito per consentire anche alle piccole imprese di accedere ai contratti di lungo periodo, come già avviene in Francia e Spagna.

Molto critico è il passaggio sulla qualificazione dei soggetti che operano nel settore delle rinnovabili, per i quali il decreto prevede l’obbligo di certificazione, introducendo di fatto un doppio regime di qualificazione al di fuori del quadro normativo del DM 37/08 che disciplina l’attività di installazione di impianti (inclusi quelli rinnovabili). Non si comprende tale scelta, assunta in contrasto con il lavoro di aggiornamento del DM 37/08 realizzato recentemente dal MIMIT , che rischia di introdurre una grave barriera all’accesso del mercato dei servizi energetici per migliaia di piccole imprese di installazione che operano da anni nel settore.

Sul fronte della semplificazione amministrativa, Confartigianato e CNA sostengono che il decreto correttivo non alleggerisce gli iter ma li rende più complessi, in particolare per gli impianti di piccola taglia, tipici di famiglie e artigiani. L’ampliamento dei vincoli e l’obbligo di doppi titoli – energetico ed edilizio – rischiano di raddoppiare tempi e costi, con iter che possono durare fino a sei mesi anche per installazioni di modesta entità.
Le associazioni chiedono di riportare il procedimento all’interno di un iter unico, che gli oneri siano proporzionati all’impatto reale degli interventi e che, una volta conclusi i pareri necessari, si possa procedere subito con la connessione alla rete.

“Famiglie e piccole imprese sono il motore della transizione energetica diffusa – sottolineano Confartigianato e CNA –. Servono norme semplici, tempi certi e costi sostenibili: solo così la transizione verde potrà essere davvero equa e competitiva”.

 

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