A Mpi elettricità costa 1,6 mld in più di Ue. Granelli: ‘Riequilibrare il carico fiscale in bolletta’
Lo scorso anno i settori a maggiore prevalenza di micro e piccole imprese hanno pagato l’elettricità 8,8 miliardi, con 1,6 miliardi di maggiori costi rispetto alla media europea.
Lo rileva Confartigianato in un’analisi che viene presentata alla 21° edizione dell’annuale convention ‘Energies and Transition Confartigianato High School’, organizzata dalla Confederazione in collaborazione con i suoi Consorzi energia: Caem, CEnPI, Multienergia.
L’evento si svolge dall’1 al 3 ottobre a Domus de Maria (Cagliari) e fa il punto sui nuovi scenari geopolitici e gli effetti sull’approvvigionamento energetico, sull’impatto economico dei cambiamenti climatici, su fonti rinnovabili e nucleare, sulle strategie per accompagnare artigiani e piccole imprese nella transizione green, nel risparmio sui costi delle bollette, nell’uso efficiente e sostenibile dell’energia.
Temi cruciali per il futuro delle imprese e del made in Italy che durante i tre giorni di convention Confartigianato approfondirà con esperti, accademici, rappresentanti delle istituzioni (tra questi, il Ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, il Presidente della Commissione Attività produttive della Camera Alberto Gusmeroli, il Sen. Matteo Renzi, il Presidente di Arera Stefano Besseghini).
Secondo il rapporto di Confartigianato, la bolletta elettrica delle micro e piccole aziende italiane oggi è tra le più costose d’Europa. Con un prezzo medio di 28 centesimi/Euro per kWh, supera del 22,5% la media Ue.
A ‘gonfiare’ il costo dell’elettricità delle piccole imprese è anche il prelievo fiscale e parafiscale in bolletta che in Italia è più che doppio (+117,4%) rispetto a quello medio dell’UE a 27. Siamo al secondo posto in Europa per il maggior carico di accise e oneri sul chilowattora pagato dalle MPI: 7,78 centesimi di euro al KWh. Ci batte soltanto la Polonia con 7,90 centesimi di euro al KWh.
Il fisco in bolletta cala al crescere dei consumi energetici. Le grandi imprese energivore italiane, infatti, registrano un prelievo fiscale addirittura inferiore del 19,6% rispetto alla media europea.
Confartigianato ha stilato la classifica delle regioni e province per l’extra costo per l’energia elettrica rispetto all’Unione europea nei settori a maggiore presenza di micro e piccole imprese, cioè alimentari, moda, mobili, legno, metalli e altre manifatture, tra cui gioielleria ed occhialeria.
In testa c’è la Lombardia con 443 milioni, seguita da Veneto (231 milioni), Emilia-Romagna (208 milioni), Piemonte (181 milioni), Toscana (92 milioni), Campania (73 milioni), Friuli-Venezia Giulia (69 milioni), Puglia (53 milioni).
A livello provinciale il salasso di maggiori costi per l’elettricità a carico delle piccole imprese rispetto alla media Ue ha colpito soprattutto Brescia (80 milioni), seguita da Milano (65 milioni), Torino (64 milioni), Vicenza (62 milioni), Bergamo (54 milioni), Mantova (52 milioni), Treviso (50 milioni), Parma (47 milioni), Verona (46 milioni).
“Il caro-energia – sottolinea il Presidente Granelli – frena la competitività delle piccole imprese. Bisogna innanzitutto intervenire per riequilibrare il carico fiscale sulle bollette delle diverse dimensioni di imprenditori-utenti e che oggi penalizza le piccole aziende costrette a pagare per i grandi energivori. Le nostre imprese non chiedono privilegi, ma regole chiare ed eque”.
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