Notizie
·

Navigazione a vista per le imprese nell’incerta congiuntura d’autunno. L’analisi su IlSussidiario.net

Le imprese italiane stanno operando in un contesto caratterizzato da una elevata incertezza, come viene delineato nel punto sulla congiuntura del 20° Rapporto annuale di Confartigianato ‘Galassia Impresa, l’espansione dell’universo produttivo italiano’, pubblicato in occasione dell’Assemblea di ieri (qui per rivedere l’evento). L’analisi delle tendenze macroeconomiche e della congiuntura viene proposta nell’articolo  SCENARIO PIL/ I numeri dell’economia reale che fanno navigare a vista le imprese italiane a firma di Enrico Quintavalle, responsabile dell’Ufficio Studi di Confartigianato, pubblicato oggi su IlSussidiario.net.

La crescita dell’economia italiana rimane debole. Sulle prospettive pesano le tensioni geopolitiche e gli effetti recessivi dei dazi statunitensi. Nella manifattura si registrano segnali di recupero, nonostante un pesante spread pagato sui prezzi dell’energia e il ristagno delle vendite all’estero. Prosegue il ciclo positivo delle costruzioni, salgono le presenze turistiche, mentre il mercato del lavoro consolida la crescita dell’occupazione, soprattutto nel Mezzogiorno. Tornano a salire gli investimenti in macchinari, mentre i consumi delle famiglie e la domanda di servizi rimangono sottotono. La lunga pausa nel calo dei tassi adottata dalla BCE mantiene elevato il costo del credito per le imprese, mentre la politica fiscale rimane prudente.

Nel terzo trimestre 2025, il PIL dell’Eurozona segna un aumento dello 0,2% sul trimestre precedente e, in particolare, si registra una “crescita zero” per le due maggiori economie manifatturiere europee, Germania e Italia. Le previsioni di autunno della Commissione europea indicano una crescita del PIL per il 2025 del +0,4% per l’Italia e del +0,2% per la Germania, a fronte del +1,3% dell’area dell’euro. Tra il 2024 e il 2027 l’Italia registra la più bassa crescita del PIL tra i 27 paesi dell’Ue. A fronte di una crescita cumulata dell’economia tedesca del 2,6%, quella francese segna un +2,7% mentre l’Italia si ferma al +2,0%, ben 2,4 punti in meno del +4,4% della media UE.

Sulla fase congiunturale debole pesa una crisi della manifattura che sarà amplificata dall’impatto dei dazi statunitensi. Le esportazioni del made in Italy nei primi nove mesi del 2025 – al netto delle vendite del farmaceutico condizionate dagli scambi infragruppo e dall’anticipo di acquisti da parte degli importatori statunitensi – ristagnano (+0,5%). La produzione manifatturiera nei primi nove mesi del 2025 segna una flessione dell’1,2% su base annua, con un calo più pesante per moda (-6,3%) e meccanica (-1,7%). Nel trimestre estivo luglio-settembre la produzione manifatturiera torna in territorio positivo (+1,1% su base annua) dopo nove trimestri consecutivi di calo.

Sulla fase recessiva della meccanica pesa la crisi europea dell’auto che ha il suo epicentro in Italia. Nei primi nove mesi del 2025 la produzione di autoveicoli in UE scende del 3,2% e, tra i maggiori paesi produttori, il calo è più intenso per l’Italia che segna un -13,2% e per la Svezia con -10,8%. Tra i maggiori paesi produttori segna un calo del 2,7% la Germania mentre, in controtendenza, la produzione sale del 3,6% in Polonia e dello 0,9% in Francia. In parallelo, cresce l’aggressività delle imprese cinesi sul mercato europeo, e in particolare su quello italiano: nei primi otto mesi del 2025 l’import di autoveicoli dalla Cina segna un aumento del 43,7% su base annua, a fronte dell’incremento dell’11,1% della media UE e della Francia, mentre l’import di autoveicoli cinesi in Germania scende del 3,7%.

Dal 2019, anno del varo del Green Deal europeo, l’Italia si conferma il paese più colpito dagli effetti recessivi nel settore automobilistico, con la produzione che, nei dodici mesi terminanti a settembre 2025, è crollata del 31,5% rispetto a sei anni prima, una caduta con un ritmo doppio della media UE a 27 (-15,1%).

In positivo l’attività delle costruzioni, anche grazie al sostegno del PNRR, con la produzione del settore che cresce del 4,7% nei primi nove mesi del 2025. Si registrano ancora incertezze per i consumi delle famiglie, mentre appare debole la crescita del volume del fatturato dei servizi (+0,4% nei primi otto mesi del 2025). Per nove settori dei servizi in cui vi è una maggiore presenza di imprese artigiane nei primi otto mesi del 2025 si registra una crescita dello 0,7% del volume del fatturato, sostanzialmente in linea con quella rilevata nel 2024 (+0,8%) e migliore della media dei servizi.

Nelle previsioni di Banca d’Italia di ottobre la crescita dei consumi è revisionata al ribasso (+0,6% a fronte di un tasso previsto a giugno dell’1,0%). Con la minore spinta dell’inflazione cresce il potere di acquisto delle famiglie, ma il clima di incertezza si associa ad una salita del tasso di risparmio delle famiglie che, al netto della stagionalità, passa dall’8,8% del quarto trimestre 2024 al 9,2% nel primo trimestre 2025 per arrivare al 9,5% del secondo trimestre del 2025.

Il trend positivo dei mesi estivi ha portato le presenze turistiche, nel totale dei primi nove mesi dell’anno, a salire del 2,2%, spinta dall’aumento del 4,1% delle presenze straniere, mentre sono stabili (-0,1%) le presenze degli italiani. A settembre 2025 l’occupazione cresce dello 0,3% su base mensile e del 0,7% su base annua, pari ad un incremento di 176mila occupati in dodici mesi. L’analisi territoriale evidenzia che nel primo semestre 2025 l’aumento dell’occupazione è trainato dal Mezzogiorno, che segna una crescita del 2,2%, doppia rispetto all’1,1% del Centro-Nord, con Campania (+3,0%) e Sicilia (+2,9%) a fare da locomotive. Peggiorano le previsioni della domanda di lavoro, che per il trimestre novembre 2025-gennaio 2026 sono in calo del 2,1% su base annua per le imprese non agricole.

Il mancato taglio dei tassi di interesse nelle ultime tre sedute del Consiglio della BCE penalizza la ripresa in corso degli investimenti in macchinari, che nel secondo trimestre del 2025 tornano a salire (+1,8% su base annua), dopo cinque trimestri in negativo. A settembre il costo del credito per le imprese rimane di 188 punti base superiore al livello precedente all’avvio della stretta monetaria (giugno 2022). Migliorano le previsioni di crescita degli investimenti per quest’anno (Banca d’Italia a ottobre prevede un +3,2% a fronte del +0,3% indicato a giugno). Si consolida la crescita dei prestiti alle imprese, che sono tornati a salire a giugno 2025 dopo ventotto mesi in flessione. A settembre salgono dell’1,3% su base annua (+1,2% ad agosto), una dinamica che rimane, comunque, meno intensa rispetto al +2,9% registrato in Eurozona. Persiste un pesante calo (-5,0%) dei prestiti alle piccole imprese a giugno 2025.

Le incertezze e le tensioni geopolitiche mantengono elevata la pressione sui prezzi dell’energia. Nel primo semestre 2025 il prezzo dell’energia elettrica pagato nelle classi di riferimento delle MPI in Italia – consumi fino a 2.000 MWh, comprensivo di accise, oneri e al netto dell’IVA – è pari a 28,46 centesimi di euro al KWh e supera del 24,3% la media UE di 22,90 centesimi, risultando il più elevato tra le prime dieci economie manifatturiere europee.

Elaborazioni Ufficio Studi Confartigianato su dati Banca d’Italia, BCE, Commissione europea, Eurostat, Istat, Unioncamere-MDLPS

rss