27 Novembre 2017, h. 16:12

STUDI – Migliora efficienza energetica imprese: -3,1% all’anno dell’intensità energetica delle attività economiche

L’analisi dei dati sull’impiego di energia diffusi la scorsa settimana dall’Istat consente di esaminare il profilo della domanda di energia delle attività economiche, distinta per tipo di impiego e per prodotto energetico utilizzato. Gli impieghi di energia delle attività economiche hanno registrato una crescita costante fino al 2007, anno dal quale il trend si inverte. Alla riduzione del consumo di energia dell’economia si sovrappongono gli effetti di due cicli recessivi ravvicinati (2008-09 e 2012-13) e i processi di efficientamento energetico delle imprese: nel 2015 il livello degli impieghi è del 27,5% inferiore a quello del 2007 e a fronte di un calo del 6,8% del valore aggiunto a prezzi costanti, negli otto anni in esame l’intensità energetica delle attività economiche si riduce del 22,2%, al ritmo del 3,1% all’anno.

L’analisi della distribuzione degli impieghi per tipo di prodotto evidenzia che il 58,2% degli impeghi delle attività economiche è in petrolio e suoi derivati, il 21,6% in materiale gassoso (gas naturale, gas di cokeria, gas di raffineria, gas di officina, gas manifatturato, sottoprodotti), l’11,6% in energia elettrica (sia di origine fossile che di origine rinnovabile) e il rimanente 8,7% in materiali solidi (carbone, lignite, coke di cokeria, prodotti da carbone non energetici, legna da ardere, carbone da legna e rifiuti inceneriti per la produzione di elettricità  e calore). Tra il 2010 e il 2015 il calo degli impieghi energetici è diffuso per tutti i prodotti: la riduzione più accentuata si osserva per i gas (-22,9%) e petrolio e derivati  (-21,4%); gli impieghi in materiale solidi si riducono del 14,5% mentre è meno accentuata (-4,9%) la riduzione per l’energia elettrica. Sulla base di questi andamenti in cinque anni la quota dell’elettricità sul totale degli impieghi sale di 1,8 punti passando dal 9,8% all’11,6%.

Infine l’analisi della domanda di energia può essere condotta per tipo di impiego. Il 92,7% dell’energia ha un impiego energetico mentre un residuo 7,3% ha un impiego non energetico, quale la trasformazione di prodotti energetici in prodotti non energetici (ad esempio la trasformazione di petrolio in plastica) e l’utilizzo di prodotti energetici per fini non energetici (sgrassaggio, lavaggio a secco, lubrificazione, ecc.). Nell’ambito degli impieghi energetici il 45,8% avviene con combustione mentre il 46,9% è senza combustione, come per la trasformazione senza combustione di prodotti energetici in altri prodotti energetici (ad esempio la trasformazione di petrolio in benzina) e l’uso di energia elettrica per qualsiasi scopo. Tra gli impieghi energetici con combustione il 16,9% riguarda la trasformazione in energia elettrica, il 13,6% il trasporto, il 3,9% il riscaldamento; un rimanente 11,5% riguarda altri impieghi con combustione: trasformazione con combustione in prodotti energetici differenti dall’elettricità – ad esempio la trasformazione di coke da cokeria in gas d’altoforno – e utilizzo di prodotti energetici nei processi di produzione in senso stretto, escludendo riscaldamento, trasporto e trasformazione.

Nell’arco del quinquennio in esame il calo della domanda di energia delle attività economiche è più ampio per gli impieghi non energetici (-31,2%) rispetto a quelli energetici (-18,5%) e tra questi ultimi si osserva una maggiore accentuazione per il riscaldamento (-26,0%) e la trasformazione in energia elettrica (-22,3%) mentre è meno marcato il calo per il trasporto (-10,9%).

L’analisi dell’Ufficio Studi nella rubrica settimanale su QE-Quotidiano energia.

 

 

Impieghi di energia delle attività economiche

TJ; 1 Tep= 41,868 GJ – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

 

Impieghi di energia delle attività economiche per tipo impiego e tipo prodotto

 2010 e 2015 – valori in TJ – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

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