Marino Menegazzo

Tradizione e tecnica si fondono nell’arte veneziana del battiloro

Marino Menegazzo fotografato da Ivan Demenego – testo di Fabrizio Cassieri

 

Il battiloro è uno dei mestieri più antichi e tradizionali dell’artigianato italiano. Le mani di questi maestri trasformano l’oro in sottilissime lamine di materiale prezioso. Leggere come un velo di cellulosa, le foglie d’oro vengono utilizzate per le decorazioni, l’alimentazione e la cosmesi, sfruttando le innumerevoli qualità benefiche di questo prezioso metallo.
Un mestiere ricco di fascino e magia, che oggi viene praticato da un numero sempre più ristretto di maestri artigiani, sostituiti negli anni dalle macchine e dalla produzione industriale.
berta-dettaglioA Venezia, a pochi passi da Ponte Rialto, c’è la bottega dell’ultimo vero battiloro artigiano d’Italia e d’Europa, Marino Menegazzo della Mario Berta Battiloro, che continua una tradizione iniziata intorno all’anno 1000, che arriva in laguna da Bisanzio, prima di diffondersi a Firenze e in Germania.

“Nel ‘700, a Venezia lavoravano più di 300 artigiani battiloro, ognuno specializzato in una fase specifica della produzione. Un mestiere che veniva considerato un’arte minore e che, in quanto tale, riservava onori e privilegi a questi maestri artigiani, a cominciare dalla possibilità di sposare le nobili veneziane”, racconta Marino Menegazzo, con un accento morbido e rotondo come le acque che bagnano Venezia.
La storia di questa impresa inizia nel 1926, quando gli avi di sua moglie, Sabrina, decidono di ridare vita ad un mestiere ormai scomparso dalla laguna. La passione contagia Mario, il padre di Sabrina, che nel 1969 fonda la Mario Berta Battiloro, iniziando una storia che continua ancora oggi grazie al lavoro di Marino e di sua moglie, delle figlie Eleonora e Sara e di altri quattro collaboratori. In una bottega carica di storia e magia, per giunta, la casa veneziana di Tiziano Vecellio, il pittore che visse e che contribuì a fissare per l’eternità la grandezza della Serenissima di fine ‘400.
“Oggi lavoriamo secondo le tecniche tipiche della tradizione artigiana, le stesse che si tramandano da secoli – spiega Marino – Abbiamo ridotto le fasi e i tempi di battitura, ma il processo di lavorazione è pressoché invariato. Tutto inizia dalla fusione dell’oro, puro o con l’aggiunta di altri materiali. A quel punto si effettua una fase preliminare di laminazione, prima di iniziare la battitura vera e propria, con cui si riduce la forma d’oro in parti sempre più sottili, battendoli con martelli che vanno dai 3 agli 8 chili sopra un blocco di marmo. Il segreto della battitura non sta nella forza con cui si batte, ma nella coordinazione del movimento per far ribalzare il martello sulla forma d’oro – aggiunge – L’ultima fase di lavorazione è quella del taglio e del confezionamento delle foglie d’oro, che vengono raccolte in libretti di carta, pronte per essere utilizzate”. Dalla medicina alla cosmesi, dalla decorazione del vetro al restauro di affreschi e mosaici, ma anche, e soprattutto negli ultimi tempi, le foglie d’oro vengono utilizzate in cucina. Le nostre foglie hanno dorato la Madonnina del Duomo di Milano, l’Angelo sul campanile di San Marco qui a Venezia e la Corona e la Croce della Madonna del Santuario di Lourdes – continua Marino Menegazzo – Stiamo investendo nella cosmesi e nell’alimentare, dopo aver iniziato a lavorare anche con l’estero e sul web. Vogliamo continuare a sperimentare e ad aprire nuovi mercati, senza tradire l’esperienza e la qualità di una tecnica artigiana che da Venezia ha saputo conquistare il mondo”.

 

Mario Berta Battiloro
Venezia
www.berta-battiloro.com
Confartigianato Venezia
www.artigianivenezia.it