Attesa per decisione BCE del 12 settembre. Caro-tassi più pesante per imprese italiane: +371 punti base vs +323 Ue

È particolarmente attesa dalle imprese europee la decisione sui tassi del Consiglio direttivo della BCE del prossimo 12 settembre, dopo che a luglio è stata confermata una ‘navigazione a vista’ dell’ autorità monetaria europea. Una riduzione del costo del denaro diventa essenziale, in un contesto in cui si registra il rallentamento dell'inflazione dell’Eurozona, che ad agosto scende al 2,2% (era 2,6% a luglio). Un eccessivo prolungamento della stretta monetaria comprometterebbe i processi di crescita. Le ultime previsioni del Fondo monetario internazionale indicano un debole aumento del PIL dell’Eurozona (+0,9%), dinamica appesantita dalla stagnazione (+0,2%) della Germania. Come evidenziato nella recente analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato, anche in Italia si delinea un quadro congiunturale debole. La decisione sui tassi è di particolare rilievo per le imprese italiane, maggiormente penalizzate dal caro-tassi durante la stretta monetaria, sia per le scelte di investimento che per i maggiori oneri finanziari, come evidenziato dall’intervento del Presidente di Confartigianato Marco Granelli.

A luglio 2024 il costo del credito per le imprese è del 5,34% (era 5,33% a giugno), superiore di 28 punti base al tasso medio di 5,06% (era 5,07% a giugno) rilevato nell’Eurozona e risultando superiore al costo registrato nei maggiori paesi europei. Nei due anni di stretta monetaria le imprese italiane hanno visto salire gli oneri finanziari sui prestiti di 371 punti base, 48 punti in più dell'incremento di 323 punti registrato in Eurozona.

Le tensioni sul costo del credito riducono la domanda di prestiti delle imprese, i quali in Italia a luglio sono in flessione del 4,1% su base annua, mentre nell'Eurozona si rileva un aumento dello 0,6%.

In parallelo, gli investimenti delle imprese nel primo trimestre del 2024 calano del 2,7% su base annua, mentre nel secondo trimestre del 2024 gli investimenti in impianti e macchinari, privati e pubblici, scendono del 2,8%. La frenata degli investimenti compromette la twin transition, digitale e green.

Il trend dei prestiti alla MPI per regione - Gli ultimi dati disponibili sulla dinamica trimestrale del credito  per dimensione d’impresa e territorio relativi a marzo 2024 evidenziano che i prestiti alle micro e piccole imprese fino a 20 addetti diminuiscono dell'8,1% peggiorando rispetto al -7,6% della precedente rilevazione di dicembre 2023. L’analisi territoriale, proposta nel 30° report su trend economia, congiuntura e MPI, evidenzia una flessione diffusa, sia per i prestiti alle piccole imprese sia per quelli al totale imprese.

Focalizzando l’attenzione sul prestiti alle piccole imprese nelle principali regioni - ognuna con un ammontare di prestiti a tali imprese di almeno 3 miliardi di euro -, si rilevano flessioni inferiori alla media per: Provincia Autonoma di Bolzano con il -4,9% (vs -8,0% totale imprese), Sicilia con il -6,0% (vs -1,3% totale imprese), Lazio con il -6,0% (vs -2,2% totale imprese), Campania con il -6,7% (vs -1,4% totale imprese) e Puglia con il -6,9% (vs -2,3% totale imprese). I cali più marcati dei prestiti alle piccole imprese si segnalano in Lombardia (-9,3% vs -2,7% totale imprese), Marche (-9,7% vs -7,3% totale imprese) e Veneto (-9,9% vs -7,6% totale imprese).

 

 
Livello e dinamica del costo del credito bancario nella stretta monetaria nei principali paesi dell’Eurozona
luglio 2024. Tasso % su nuove operazioni e variazione % tendenziale delle società non finanziarie - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Banca centrale europea e Banca d'Italia
 
Dinamica* trimestrale dei prestiti bancari a piccole imprese e totale imprese nelle regioni
Marzo 2024. Var. % tendenziali corrette, piccole imprese (società di persone e di fatto e imprese individuali <20 addetti) decrescenti - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Banca d'Italia

 


Le incertezze di fine estate per economia e imprese. L’analisi su IlSussidario.net

Gli indicatori statistici disponibili a fine estate delineano una ripresa del commercio internazionale più lenta del previsto e un clima di incertezza che sta frenando l’attività e gli investimenti delle imprese. In flessione la manifattura e le vendite del made in Italy, rallenta l’edilizia, mentre tengono i servizi e il turismo. Rimane tonica la domanda di lavoro e gli occupati superano la soglia dei 24 milioni. Si prospetta un ciclo di politica fiscale restrittiva mentre sale la probabilità di un ulteriore taglio dei tassi da parte della BCE. Il caro tassi è stato più pesante per le imprese italiane, compromettendo gli investimenti necessari per le transizioni digitale e green. Le politiche europee delineano per l’Italia obiettivi ambiziosi su mobilità elettrica e risparmio energetico degli edifici, mentre la bolla dei prezzi dell’energia non si è sgonfiata del tutto. L’analisi delle tendenze di fine estate dell’economia è proposta nell’articolo ‘I NUMERI/ Produzione, energia, costruzioni, lavoro: le imprese e le incertezze di fine estate’ a firma di Enrico Quintavalle, responsabile dell’Ufficio Studi di Confartigianato, pubblicato oggi su il Sussidiario.net.

I conti nazionali pubblicati il 2 settembre dall’Istat confermano per il secondo trimestre 2024 una crescita del PIL dello 0,2% sul trimestre precedente e dello 0,9% su base annua. Ad inizio agosto l'Ufficio parlamentare di bilancio indica una crescita dell'1,0% nel 2024 e nel 2025 – tassi raggiungibili solo a condizione del completo utilizzo delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) - mentre è più contenuta la stima di luglio del Fondo monetario internazionale (+0,7% quest'anno, +0,9% nel 2025).
Migliora la fiducia delle imprese
Ad agosto 2024 il clima di fiducia delle imprese torna a salire dopo il calo registrato nel periodo aprile-luglio 2024. L’incremento dell’indice è dovuto essenzialmente al miglioramento nel comparto dei servizi di mercato, trainato da quelli turistici e digitali. Il prolungamento dei conflitti in Ucraina e Medio Oriente contribuiscono ad indebolire l’attesa ripresa del commercio internazionale. Nel secondo trimestre del 2024 l'export dei paesi del G20 è a 'crescita zero', con un segno negativo in Ue a 27 (-0,9%), diffuso in Francia (-1,0%), Italia (-1,2%) e Germania (-2,3%). A giugno 2024 il volume delle esportazioni italiane scende dell'8,6% su base annua e nei primi sei mesi del 2024 il calo è del 2,8% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.
Cala la produzione manifatturiera
La debole domanda estera ricade sulla produzione manifatturiera che nei primi sei mesi del 2024 in Italia scende del 3,1% su base annua. Calo più marcato in UE (-3,6%), appesantito dalla flessione del 5,2% della Germania, mentre si registra un calo più contenuto (-0,6%) in Francia. Nella prima metà dell’anno la produzione ristagna (-0,1%) anche negli Stati Uniti, mentre cresce e migliora (+3,8%, era +2,9% nel 2023) nelle economie emergenti, trainate dalla Cina (+6,0%, era +4,3% nel 2023). Ad agosto scende l’indice di fiducia delle imprese manifatturiere mentre sono in calo anche le attese sugli ordini.
In forte crisi automotive e moda, si raffreddano le costruzioni
In forte crisi l’automotive e la moda, che nella prima metà del 2024 segnano cali di produzione rispettivamente del 7,6% e del 9,4%. La transizione verso la mobilità elettrica è particolarmente complessa in Italia. Sul fronte della filiera dell’auto, nel Piano Nazionale integrato Energia e Clima (PNIEC) inviato a luglio alla Commissione europea, si indica l’obiettivo di circa 4,3 milioni di auto elettriche pure (BEV) circolanti al 2030: per raggiungere il target servirebbero 49 mila auto elettriche in più al mese, ma nei primi sette mesi del 2024 se ne sono immatricolate meno di 6 mila al mese. La crisi della moda, secondo l’analisi che Confartigianato ha presentato lo scorso 6 agosto al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, sta generando per le imprese del tessile, abbigliamento e pelli una perdita di ricavi di 23 milioni di euro al giorno.

Nell’era del post-superbonus, si avvertono i primi segnali di raffreddamento congiunturale nelle costruzioni. Nel trimestre marzo–maggio 2024 la produzione nelle costruzioni diminuisce dell’1,4% nel confronto con il trimestre precedente. Nel comparto dell’edilizia, ad agosto scende la fiducia delle imprese, mentre nel secondo trimestre del 2024 tiene il valore aggiunto (+0,6% rispetto al trimestre precedente). Nei prossimi anni gli interventi sulla casa per l’attuazione della direttiva green degli edifici  - che prevede una riduzione del consumo energetico di quelli residenziali di almeno il 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035 – interesseranno una platea di 25,7 milioni di abitazioni occupate, di cui oltre due terzi (17,5 milioni, pari al 68,0%) costruite entro il 1980, prima dello sviluppo della legislazione sul risparmio energetico degli edifici.
La spesa delle famiglie
La crescita del PIL è sostenuta dai servizi, il cui valore aggiunto nel secondo trimestre del 2024 sale dello 0,4% rispetto al trimestre precedente. Sul fronte dei consumi, ad agosto l’indice di fiducia dei consumatori diminuisce, evidenziando un’inversione di tendenza, per la prima volta, dallo scorso maggio. La spesa delle famiglie nel secondo trimestre del 2024 aumenta dello 0,3% rispetto al trimestre precedente, dinamica sostenuta dall’aumento dell’1,3% della spesa per i servizi mentre quella per beni scende dello 0,7%. Il basso profilo dei consumi di beni è confermato dalla debolezza delle vendite al dettaglio, il cui volume a giugno 2024 scende dello 0,2% rispetto al mese precedente e nei primi sei mesi dell'anno segna un calo dell'1,1% su base annua. Il turismo stimola la crescita: nei primi cinque mesi del 2024 le presenze turistiche salgono del 3,4% su base annua, sostenute dall’aumento dell’8,4% delle presenze degli stranieri.
Aumentano gli occupati
Nonostante il clima economico incerto, prosegue la fase espansiva del mercato del lavoro. A luglio 2024 sono gli autonomi a spingere al rialzo il numero di occupati, che raggiunge i 24 milioni e 9 mila di unità. Il numero di occupati supera quello di luglio 2023 di 490 mila unità (+2,1%), a cui contribuiscono gli aumenti di 437 mila dipendenti permanenti (+1,3%) e di 249 mila autonomi (+5,0%), compensando la diminuzione di 196 mila dipendenti a termine (-6,6%). La persistenza di una elevata difficoltà di reperimento del personale, ad agosto 2024 pari al 48,9% dei lavoratori richiesti, porta le imprese ad investire nel personale anche durante una fase congiunturale debole. Dopo aver registrato attese della domanda di lavoro più contenute in estate, si delinea un inizio di autunno più dinamico, con le previsioni di assunzione nel trimestre agosto-ottobre in salita del 2,3% su base annua.
Credito e investimenti
In attesa delle decisioni sui tassi del Consiglio direttivo della BCE del prossimo 12 settembre, a giugno 2024 il costo del credito per le imprese è del 5,33% (era 5,45% a maggio), superiore di 25 punti base al tasso medio di 5,06% rilevato nell'Eurozona. Nei due anni di stretta monetaria le imprese italiane hanno visto salire gli oneri finanziari sui prestiti di 370 punti base, 47 punti in più dell'incremento di 323 punti registrato in Eurozona.

Le tensioni sul costo del credito riducono la domanda di prestiti delle imprese, i quali in Italia a luglio sono in flessione del 4,1% su base annua, mentre nell'Eurozona si rileva un aumento dello 0,6%.

In parallelo, gli investimenti delle imprese nel primo trimestre del 2024 calano del 2,7% su base annua, mentre nel secondo trimestre del 2024 gli investimenti in impianti e macchinari, privati e pubblici, scendono del 2,8%. La frenata degli investimenti compromette la twin transition, digitale e green. Sulla prossima decisione della BCE sui tassi potrebbe influire il rallentamento dell'inflazione dell’Eurozona, che ad agosto scende al 2,2% (era 2,6% a luglio).
Si sgonfia la bolla dell'energia
La bolla dei prezzi dell’energia non è ancora completamente sgonfiata. Arera parla di un ritorno a una “nuova normalità”, in cui i prezzi si sono assestati su livelli più alti del passato. A luglio 2024, il terzo luglio più caldo dal 1800, la richiesta di energia elettrica è salita del 4,5% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, mentre i prezzi dell’elettricità per l’utilizzo degli impianti per il raffrescamento sono risultati del 49,9% superiori alla media del 2021, anno precedente della crisi energetica. La vischiosità dei prezzi dell’energia è confermata dall’andamento delle quotazioni all’ingrosso dell’energia elettrica che, sempre a luglio 2024, risultano del 10,5% inferiori alla media del 2021. Un ambiente scarsamente concorrenziale può influire sull’elasticità dei prezzi. Nel corso del 2023 l’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha avviato, in diversi settori di mercato, 14 istruttorie per presunte intese restrittive della concorrenza e abuso di posizione dominante, di cui 5 nel settore dell’energia.

(Elaborazioni Ufficio Studi Confartigianato su dati Aci, Agcm, Bce, Cnr-Isac, Commissione europea, Cpb, Eurostat, Fondo monetario internazionale, Gme, Istat, Mase, Ocse, Terna, Unioncamere-Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Unrae e Ufficio parlamentare di bilancio)


Italia più esposta in Ue ai danni da climate change. Pesa la caduta degli investimenti per la tutela del territorio e le reti idriche

Le elevate temperature di luglio e la crisi idrica che sta colpendo le Isole evidenziano la rilevanza delle conseguenze del cambiamento climatico, per le quali cresce la preoccupazione dei cittadini. La prevenzione dei danni derivanti dal climate change e le criticità della rete idrica richiedono investimenti pubblici per la manutenzione del territorio, pesantemente ridotti nel passato.

Alcune evidenze sulle conseguenze del climate change e le tendenze degli investimenti pubblici sono contenute nel report "Edilizia nell’era del post-superbonus e il trend dell’estate 2024" presentato nelle scorse settimane nel webinar organizzato da ANAEPA-Confartigianato Edilizia e dall’Ufficio di Studi di Confartigianato Imprese.

Il monitoraggio delle preoccupazioni ambientali condotto dall’Istat evidenzia che nel 2023 cresce la preoccupazione per i cambiamenti climatici, espressa dal 58,8% della popolazione, oltre due punti in più del 56,7% nel 2022 e oltre sei punti in più del 52,2% del 2021.

Nel 2022, secondo l’elaborazione di Eurostat dei dati Agenzia europea dell'Ambiente (EEA), l’Italia è al primo posto tra i 27 paesi dell’Ue per danni da eventi meteorologici estremi e legati al clima, con 284 euro per abitante, un valore 2,4 volte la media Ue di 117 euro per abitante. Negli ultimi dieci anni (2013-2022) l’Italia ha cumulato danni per 50,0 miliardi di euro (valutati a prezzi costanti anno 2022), pari a 5 miliardi di euro all’anno.

All’alta esposizione dell’Italia a queste tipologie di rischi contribuiscono la scarsa manutenzione e la riduzione della dotazione di infrastrutture deputate alla difesa del territorio. Il capitolo di spesa per investimenti pubblici che comprende le opere a tutela del territorio nei dieci anni precedenti alla pandemia, in rapporto al PIL, si è dimezzata, per tornare a recuperare a salire dal 2021, anche grazie al sostegno del PNRR. Da segnalare che a valori correnti la spesa di 11,2 miliardi di euro nell'ultimo anno disponibile, il 2022, è pari a quella del 2003 (11,1 miliardi).

La siccità in corso, che interessa Sicilia e Sardegna, determina rischi sull’attività di 8 mila imprese che operano in settori manifatturieri ad alto uso di acqua, con 38 mila addetti, pari ad un terzo (33,3%) dell’occupazione manifatturiera delle Isole. Qui i dati per territorio. L’irregolarità nella fornitura idrica ha ripercussioni anche sul turismo, considerando che in Italia, nei tre mesi estivi (giugno-agosto) si concentra quasi la metà (47,4% nel 2023) delle presenze turistiche dell’anno.

A fronte della ridotta spesa pubblica per la manutenzione delle infrastrutture, si registrano elevate e diffuse perdite dalle reti idriche comunali. Su 8 miliardi di metri cubi di acqua immessi nelle reti comunali di distribuzione dell'acqua potabile, se ne perdono 3,4 miliardi (42,4%), un volume superiore all’acqua erogata per l’intero Centro-Nord (3,2 miliardi di metri cubi). In chiave territoriale la percentuale di perdite nel Nord-ovest è del 33,5%, nel Nord-est del 37,2%, nel Centro del 43,9%, mentre nel Sud sale al 50,5% e nelle Isole, proprio dove si concentra la crisi idrica dell’estate del 2024, arriva al 51,9%. Tra le regioni, le perdite sono più elevate in Basilicata con 65,5%, Abruzzo con 62,5%, Molise con 53,9%, Sardegna con 52,8%, Sicilia con 51,6%, Campania con 49,9%, Umbria con 49,7%, Calabria con 48,7% e Lazio con 46,2%.

Le perdite rete sono da attribuire a fattori fisiologici, presenti in tutte le infrastrutture idriche, a rotture nelle condotte e vetustà degli impianti, oltre a fattori amministrativi, dovuti a errori di misura dei contatori e usi non autorizzati. Un consistente intervento per ridurre le perdite idriche è previsto dal PNRR: per la gestione dell’acqua il Piano prevede interventi per 5,4 miliardi di euro, di cui 2,0 miliardi di euro di investimenti in infrastrutture idriche primarie per la sicurezza dell'approvvigionamento idrico e 1,9 miliardi per la riduzione delle perdite nelle reti di distribuzione dell'acqua, compresa la digitalizzazione e il monitoraggio delle reti.

 

 
Preoccupazione per i cambiamenti climatici
2012-2023, % popolazione 14 anni e oltre - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

 

Perdite economiche derivanti da eventi meteorologici e legati al clima
2022, euro per abitante - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat

 
Investimenti pubblici per Altre opere del genio civile
2000-2022, % PIL, opere del genio civile escluse le opere stradali - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

 
Perdite idriche totali nelle reti comunali di distribuzione dell'acqua potabile per regione
Anno 2022, percentuale sul volume immesso in rete - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat


Competenze per l’IA: 362 mila lavoratori difficili da reperire, al top Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Umbria, Marche ed Emilia-Romagna

In una fase di indebolimento del ciclo economico, la domanda di lavoro sta sostenendo i processi di crescita. Sono sempre più ricercate dalle imprese le competenze per affrontare le transizioni digitali e green, ma cresce la difficoltà di reperimento del personale, a cui le imprese stanno reagendo con misure diversificate per attrarre giovani talenti e trattenere i lavoratori con più elevate skills ed esperienza. L’implementazione di sistemi di intelligenza artificiale (IA) ha un impatto rilevante sul mercato del lavoro, mentre genera opportunità e forme di collaborazione nella gestione delle piccole imprese. I processi di transizione digitale e la diffusione dei sistemi di IA possono essere ostacolati dalla mancanza di lavoratori qualificati.

IA, imprese e lavoro. Nostre analisi evidenziano che in Italia il 36,2% degli occupati si riferisce a professioni esposte ad un alto impatto dell’intelligenza artificiale. Sono 125 mila le micro e piccole imprese pioniere dell’IA: si tratta del 12,6% delle imprese tra 3 e 49 addetti che nel biennio 2021-2022 ha utilizzato una o più soluzioni di intelligenza artificiale. L’analisi dei dati Eurostat evidenzia che l’Italia è al 4° posto in Ue a 27 per quota di piccole imprese che utilizzano robot, che è pari al 6,9%, superando il 4,6% della media europea, il 6,0% della Francia e risultando pressoché doppia rispetto al 3,5% della Germania.

Con lo sviluppo dei sistemi di IA si delineano, oltre a fenomeni di polarizzazione del lavoro e di disparità di reddito, anche una prevalenza di processi di collaborazione tra lavoratori e sistemi di IA rispetto alla sostituzione degli input di lavoro. Vi sarà un riequilibrio del portafoglio delle competenze imprenditoriali, un fenomeno più marcato per le piccole imprese nelle quali l’imprenditore accentra su di sé attività caratteristiche di professioni maggiormente orientate alla collaborazione con l’IA. L'intelligenza artificiale si fonderà in modo collaborativo con l’“Intelligenza Artigiana” degli imprenditori.

I rischi: la mancanza di lavoratori qualificati frena la transizione digitale. Nel 2023 le imprese prevedono l'entrata di 699mila lavoratori con una elevata richiesta di competenze digitali avanzate 4.0, e più della metà (51,8%) risulta di difficile reperimento: si tratta di 362mila lavoratori con competenze per gestire tecnologie di intelligenza artificiale, cloud computing, Industrial Internet of Things (IoT), data analytics e big data, realtà virtuale e aumentata e blockchain. La quota sale al 54,9% per le micro e piccole imprese che richiedono queste competenze: il focus sulla domanda delle MPI delle competenze digitali avanzate 4.0 con il dettaglio regionale nel rapporto “La ricerca del lavoro perduto” presentato dall’Ufficio Studi il 25 giugno 2024 nel corso dell’Assemblea di Confartigianato alla quale è intervenuta Marina Calderone, Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali.

L’analisi territoriale evidenzia che il fenomeno della carenza di manodopera necessaria per gestire i processi più sofisticati della transizione digitale delle imprese è più marcato in Trentino-Alto Adige con il 65,8% delle entrate con elevata richiesta di competenze digitali avanzate 4.0 che risultano difficili da reperire, seguito da Friuli-Venezia Giulia con 62,6%, Umbria con 60,3% Marche con 57,1%, Veneto con 56,3% ed Emilia-Romagna con 55,8%. Quota superiore alla media anche per Toscana con 54%, Liguria con 53,1%, Piemonte con 53%, Lombardia con 52,3% e Abruzzo con 52%, prima regione del Mezzogiorno.

Tra le province il mismatch tra domanda e offerta di personale con elevate competenze per applicare le tecnologie 4.0 è più marcato a Bolzano con 69,2% delle entrate difficili da reperire, Trieste con 68,3%, Terni con 67,5%, Udine con 66,5%, Cuneo con 66%, Lucca con 64,2%, Lodi con 63,6%, Gorizia con 61,9%, Biella con 61,4%, Trento con 61,4%, Lecco con 60,7%, Belluno con 60,5% e Macerata con 60,4%. A seguire, La Spezia con 59,8%, Arezzo con 59,4%, Pisa con 59,2%, Asti con 59,1%, Rimini con 59%, Brescia con 58,7%, Padova con 58,6%, Ravenna con 58,6%, Vicenza con 58,5%, Perugia con 58,3%, Como con 57,7% e Monza e Brianza con 57,6%.

 
Entrate con elevata capacità di applicare tecnologie 4.0 e difficoltà reperimento per regione
Anno 2023, entrate previste da imprese, eventuali differenze derivanti da arrotondamenti - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Unioncamere-Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali

Entrate con elevata capacità di applicare tecnologie 4.0 e difficoltà reperimento per provincia 1/2
Anno 2023, entrate previste da imprese, eventuali differenze derivanti da arrotondamenti - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Unioncamere-Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali

 
Entrate con elevata capacità di applicare tecnologie 4.0 e difficoltà reperimento per provincia 2/2
Anno 2023, entrate previste da imprese, eventuali differenze derivanti da arrotondamenti - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Unioncamere-Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali


La spesa dei turisti stranieri in estate vale 23 miliardi di euro, l'1,1% del PIL

Le presenze dei turisti stranieri sta sostenendo la domanda turistica. Nei primi cinque mesi del 2024, secondo i dati provvisori dell’Istat, le presenze turistiche salgono del 3,4%, un aumento interamente determinato dalla crescita dell'8,4% delle presenze stranieri - che rappresentano il 57,6% del totale - mentre quelle italiane scendono del 2,6%.

L'analisi dei dati sul turismo internazionale di Banca d’Italia evidenzia che nei primi quattro mesi del 2024 la spesa dei viaggiatori stranieri in Italia è salita del 13,1%. Nell'ipotesi controfattuale in cui si mantenga questo trend nei successivi quattro mesi, nel trimestre estivo giugno-agosto 2024 la spesa dei turisti stranieri salirebbe a 23,0 miliardi di euro, pari all’1,1% del PIL.

La spesa turistica degli stranieri per territorio - I dati più recenti sul turismo internazionale per regione mostrano che nel primo trimestre 2024 la crescita della spesa degli stranieri accelera attestandosi sul 17,6%. In chiave territoriale tra le principali regioni - con almeno 1 miliardo di spesa dei turisti stranieri nel 2023 - si rileva un maggiore aumento nel primo trimestre 2024 per Toscana con il +50,1%, Sicilia con il +29,1%, Veneto con il +25,1% e Lombardia con il +25,0%.

Considerando i dodici mesi tra aprile 2023 e marzo 2024 la spesa degli stranieri ammonta a 52,9 miliardi di euro e rappresenta il 2,72% del PIL nazionale. Si osservano quote superiori ai quattro punti percentuali per Valle d'Aosta (5,87%), Friuli-Venezia Giulia (4,50%), Sardegna (4,46%), Trentino-Alto Adige (4,45%), Veneto (4,15%, 3° per spesa in termini assoluti nel periodo), Liguria (4,14%) e Toscana (4,08%, 4° per spesa in termini assoluti nel periodo).

Nel  30° report dell’Ufficio Studi su trend economia, congiuntura e MPI sono state aggiornate le tendenze territoriali delle presenze turistiche nel 2023 - qui per scaricare il 30° report – mediante l’analisi dei dati definitivi pubblicati dall’Istat che revisiona la precedente analisi delle anticipazioni dell’Istat e Ministero del Turismo.

L’artigianato che intercetta la domanda turistica – Nel 2023 la spesa dei turisti stranieri in Italia si concentra per il 44,3% in alloggio, equivalente a 22,9 miliardi di euro, seguono la ristorazione con il 21,7% (11,2 miliardi), lo shopping con il 16,3% (8,4 miliardi), il trasporto delle persone con l'11,1% (5,8 miliardi) e il restante 6,5% è destinato ad altre tipologie di spese (3,4 miliardi). Complessivamente le spese diverse dall'alloggio ammontano quindi a 28,8 miliardi di euro (55,7% del totale) ed i turisti stranieri rappresentano una importante clientela per le piccole imprese e l'artigianato. Alla fine del primo trimestre 2024 le imprese artigiane operanti in attività interessate dalla domanda turistica sono 209.956, pari al 16,7% dell'artigianato totale, e danno lavoro a 577.615 addetti. I dati per regione e sono disponibili nell’Appendice statistica ‘Imprese artigiane nei settori interessati da domanda turistica per regione e provincia nel 2024’.

Il turismo legato agli eventi – Secondo le previsioni dell'Enit riportate dal Ministero del Turismo,  gli oltre 4mila eventi organizzati per l'estate, come concerti, festival, conferenze e manifestazioni sportive, potrebbero attirare 28 milioni di visitatori tra giugno e settembre 2024 e per sagre e feste di paese dei borghi e delle mete meno note si prospetta un ottimo +63,8% di affluenza rispetto allo scorso anno. Il turismo può essere uno dei driver dell'economia delle aree interne ed in particolare nostre recenti analisi hanno evidenziato la spiccata turisticità dei comuni di montagna.

 

 
Dinamica della spesa dei turisti stranieri per regione
I trimestre 2024. Variazione % tendenziale - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Banca d'Italia

Peso della spesa dei turisti stranieri sul PIL per regione
12 mesi aprile 2023-marzo 2024. % sul PIL 2022 - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Banca d'Italia e Istat