22 Luglio 2016, h. 11:59

STUDI – In Turchia 9,9 miliardi di € di made in Italy, con 17.797 imprese esportatrici. Piemonte Sicilia e Friuli Venezia Giulia le regioni maggiormente esposte sul mercato turco

A seguito del tentato golpe in Turchia di una settimana fa le autorità turche hanno dichiarato per tre mesi lo stato di emergenza. Le condizioni di sicurezza sono particolarmente critiche in un Paese che ha visto dall’inizio dell’anno più di una decina di attacchi di diversa matrice a Istanbul e in altre principali città.

Le ultime previsioni di aprile del Fondo Monetario Internazionale indicano un ritmo di crescita dell’economia turca ancora basso, con il PIL in salita del 3,8% quest’anno ma in rallentamento (3,4%) nel 2017. Le importazioni sono previste in salita del 3,5% quest’anno per frenare all’1,8% il prossimo anno. Naturalmente queste previsioni sono antecedenti al tentato colpo di stato e potranno essere oggetto di prossime sensibili revisioni.

Gli operatori all’export in Turchia sono 17.797 e sono presenti 268 multinazionali a controllo nazionale, con 27.306 addetti ed un fatturato di 5.934 milioni di euro. Dal 2007 al 2013 le multinazionali in Turchia a controllo italiano sono raddoppiate sia in termini di imprese (106,2%) che addetti (+108,0%).

La Turchia detiene una quota dell’export italiano del 2,4% e rappresenta il 10° mercato di destinazione del nostro export. L’Italia è il secondo paese Ue fornitore della Turchia (5,9% import turco) dietro alla Germania (13,5%) e davanti alla Francia (4,3,26%).  Nell’ultimo anno il made in Italy in Turchia vale 9.889 milioni ed ha registrato un calo dell’1,0% rispetto ai dodici mesi precedenti; la tendenza negativa si accentua nei primi mesi del 2016 con una riduzione delle vendite del made in Italy del 2,8%; anche il made Italy nei settori di MPI – come abbiamo documentato report pubblicato la scorsa settimana – nel primo trimestre del 2016 segna un calo tendenziale delle vendite del 2,7%.

Sul calo dell’export influisce la svalutazione della lira turca che nella media del 2016 (1 gennaio-20 luglio) si è deprezzata del 13,5% rispetto all’euro mentre nello stesso periodo il dollaro, sempre rispetto all’euro, è rimasto sostanzialmente stazionario (+0,1%).

Considerato il valore annualizzato delle esportazioni, l’export a maggio 2016 perde il 7,0% dal massimo registrato a novembre 2011, pari a 748 milioni di euro di minori vendite di made in Italy.

I prodotti maggiormente esportati dalle imprese italiane sul mercato turco sono Macchinari ed apparecchi che nei primi cinque mesi del 2016 rappresentano il 27,1% dell’export totale, seguito da Mezzi di trasporto con il 15,4%, Sostanze e prodotti chimici con il 10,3 %, Metalli di base e prodotti in metallo con il 9,5%, Prodotti tessili e dell’abbigliamento, pelli e accessori con il 7,3% e Apparecchi elettrici con il 5,8%.

Nel corso dell’ultimo anno (aprile 2015-marzo 2016) la regione con la maggiore esposizione sul mercato del Turchia è il Piemonte l’1,48%, seguito dalla Sicilia con l’1,10%, dal Friuli-Venezia Giulia con l’1,01%, dall’Emilia-Romagna con lo 0,83% e dalla Lombardia con lo 0,80%.

Al netto dei prodotti petroliferi raffinati (Coke e prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio-Divisione 19 Ateco 2007) che, sempre per gli ultimi dodici mesi disponibili ammontano a 971,6 milioni di euro, il 10,1% dell’export manifatturiero, l’incidenza sul valore aggiunto italiano scende allo 0,59%.

Tra le prime cinque regioni per esposizione, resta al primo posto il Piemonte (1,48%), segue il Friuli-Venezia Giulia con l’1,00%, l’Emilia-Romagna con lo 0,83%, la Lombardia con lo 0,80% e il Veneto con lo 0,72%. La Sicilia, che precedentemente occupava il secondo posto, scende al 18°: in questa regione, infatti, si concentra il 77,8% dell’export nazionale di Coke e prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio destinato alla Turchia.

Le prime dieci province per esposizione dell’export manifatturiero sono Siracusa con la quota dell’11,96%, segue Arezzo 2,28%, Torino 1,99%, Belluno 1,83%, Mantova 1,78%, Taranto 1,76%, Biella 1,71%, Terni 1,71%, Vicenza 1,44%, Vercelli 1,35%.

Anche in questo caso incide l’elevata polarizzazione della raffinazione: al netto del petrolio raffinato al primo posto per esposizione Arezzo (2,28%), Torino (1,98%), Belluno (1,83%), Mantova (1,78%), Biella (1,71%), Terni (1,71%), Vicenza (1,44%), Vercelli (1,35%), Chieti (1,29%), Piacenza (1,27%).

Le tavole con i dati del Made in Italy manifatturiero e l’esposizione sul mercato turco per regione e provincia nell’Appendice statistica. Clicca qui per scaricarla.
 

Export Turchia negli ultimi dieci anni

(Gennaio 2007-maggio 2016; cumulato ultimi dodici mesi, milioni di euro – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat)

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Prodotti esportati in Turchia: dinamica congiunturale

(Gennaio-maggio 2016; quote% sul totale – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat)

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Cambio Lira turca e Dollaro Usa

(1 luglio 2015-20 luglio 2016; $ usa scala dx; lira tirca scala sx – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Bce)
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L’esposizione sul mercato della Turchia per regioni: manifatturiero al netto della raffinazione

(II trim.2015-I trim. 2016; dati cumulati; % su valore aggiunto a prezzi correnti 2014; Italia comprende territori non specificati; raffinazione: Divisione 19 Ateco 2007 Coke e prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat)

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Le prime 25 province italiane per esposizione sul mercato della Turchia: manifatturiero al netto della raffinazione

(II trim.2015-I trim. 2016; dati cumulati; % su valore aggiunto a prezzi correnti 2014; Italia comprende territori non specificati; raffinazione: Divisione 19 Ateco 2007 Coke e prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat)
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