21 Aprile 2006, h. 15:57

Nei distretti produttivi il 97,2% delle imprese sono piccole La ‘ricetta’ di Confartigianato per rilanciare i distretti: puntare sulle Associazioni delle Pmi

“E’ tempo di voltare pagina. Basta con le vecchie ‘ricette’ burocratiche e calate dall’alto. Per rivitalizzare i distretti produttivi italiani e reagire alla concorrenza dei Paesi emergenti è indispensabile coinvolgere le Associazioni delle Pmi e servono dosi massicce di innovazione tecnologica, di nuove competenze professionali per imprenditori e lavoratori, di reti di servizio alle imprese”.

Questa la ‘terapia d’urto’ indicata oggi da Giorgio Guerrini, Presidente di Confartigianato, al Convegno organizzato a Milano dalla Confederazione su “Le piccole imprese nell’Italia dei distretti”. Ai lavori è intervenuto Marco Fortis, Presidente della Commissione di studio per i distretti produttivi istituita dal Ministero dell’Economia.

“Le nuove norme sui distretti introdotte dalla Legge Finanziaria 2006 – ha sottolineato Guerrini – sono una buona base per rilanciare la competitività dei nostri distretti. Ma bisogna evitare il rischio che rimangano un’enunciazione di principi”.

La proposta di Guerrini “per dare gambe alle disposizioni sui distretti” consiste nel “valorizzare il ruolo e la collaborazione delle Organizzazioni imprenditoriali che tradizionalmente affiancano gli imprenditori nei processi di aggregazione, di innovazione tecnologica e di semplificazione degli adempimenti amministrativi”. “Si tratta – ha spiegato – di riconoscere alle reti associative il compito di ‘sportelli del distretto’, attribuendo alle Associazioni, e agli altri soggetti in possesso dei requisiti richiesti, le funzioni che oggi la norma della Finanziaria attribuisce, in modo astratto, al distretto”.

A giudizio di Guerrini “il pieno coinvolgimento delle Organizzazioni rappresentative delle Pmi nell’attuazione della nuova disciplina sui distretti è indispensabile se si considera che, in base ad un rapporto di ricerca di Confartigianato, nei 156 distretti censiti dall’Istat prevale la presenza delle piccole imprese: il 97,2% delle aziende dei distretti ha meno di 50 addetti e il 78,6% delle imprese ha meno di 10 addetti”.

La ricerca di Confartigianato mostra, inoltre, che le piccole imprese dominano i distretti anche dal punto di vista dell’occupazione: i due terzi (63,6%) degli addetti dei distretti lavorano nelle piccole aziende, contro il 26,8% di addetti nella media impresa e il rimanente 9,6% nella grande impresa.

Lombardia e Marche si contendono ex aequo il primato di regioni con il maggior numero di distretti manifatturieri: 27 a testa, seguite dal Veneto con 22 distretti. Ma la Lombardia è al primo posto per numero di occupati: 683.094.

Un altro record appartiene alle regioni della dorsale adriatica dove sono presenti 81 dei 156 distretti italiani.

E’ invece il Mezzogiorno l’area distrettuale con la maggiore presenza di addetti delle piccole imprese: il 74,9% del totale. Ed è sempre il Sud a mostrare migliori performances rispetto al resto d’Italia: tra il 1991 e il 2001 i distretti meridionali sono cresciuti di 11 unità, mentre nelle restanti regioni sono diminuiti di 43 unità.

La maggioranza dei distretti italiani è occupata dai settori del tessile-abbigliamento (45),della meccanica (38) e dei beni per la casa (32). Questi tre comparti del made in italy coprono complessivamente il 76,7% delle imprese e il 78,2% degli addetti manifatturieri. I distretti che operano nel comparto delle pelli, cuoio e calzature sono quelli che vedono una maggiore quota di addetti concentrata nelle piccole imprese, il 73,8% contro la media di 63,6%. Le piccole imprese mantengono una quota significativamente elevata anche nei distretti dell’oreficeria e strumenti musicali (65,9%), del tessile-abbigliamento (65,6%) e della cartotecnica (65,2%).

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