15 Giugno 2007, h. 12:18

Approvata riforma del diritto fallimentare. Recepite le proposte delle imprese artigiane e delle micro imprese. Ma rimangono alcune ombre

Oggi il Consiglio dei Ministri ha approvato uno schema di decreto legislativo che modifica la legge fallimentare, recante la disciplina delle procedure concorsuali.

Lo schema di decreto correttivo della disciplina del fallimento e del concordato preventivo, approvato dal Governo, tende a superare alcune notevoli discrepanze emerse nel funzionamento delle procedure dopo la prima fase di attuazione della riforma approvata a cavallo fra il 2005 ed il 2006.

Il provvedimento razionalizza e rende chiari i parametri per identificare gli imprenditori non assoggettati alle procedure fallimentari, applicandoli ad una fascia molto ampia ed estesa di imprese artigiane e di micro e piccole imprese. In tal modo – commenta Confartigianato – si superano una volta per tutte i limiti angusti ed ormai anacronistici della figura del piccolo imprenditore prevista dal Codice Civile del ’42 ai quali una parte della Giurisprudenza ancora faceva riferimento per identificare i soggetti da escludere dal fallimento.

Inoltre il Decreto estende alle imprese artigiane e alle micro imprese la facoltà di avvalersi delle procedure di negoziazione della crisi dell’impresa tramite gli accordi stragiudiziali di ristrutturazione dei debiti, da stipulare direttamente con la maggioranza dei creditori e da sottoporre all’omologazione da parte del Giudice.

A giudizio di Confartigianato, questo nuovo strumento contrattuale assume importanza strategica poichè permette all’imprenditore in condizioni di crisi economica di recuperare le proprie potenzialità in accordo con i creditori stessi, contemperando gli interessi contrapposti sotto il vaglio ed il controllo del Giudice.

Tuttavia, la Confederazione ritiene che il provvedimento presenti alcune carenze di fondo. In particolare perché esclude i familiari fideiussori e coobbligati dell’imprenditore fallito dalla definitiva liberazione dei debiti residui verso i creditori concorsuali non soddisfatti. Si tratta – secondo Confartigianato – di una restrizione che rischia di vanificare le potenzialità di ripresa economica di imprenditori che, dopo l’esperienza comunque traumatica del fallimento, si vedono preclusa, nei fatti, la possibilità di avvalersi dell’aiuto economico e della prestazione di garanzie da parte dei propri familiari.

Inoltre, lo schema del Governo non affronta in alcun modo il grave problema del mancato riconoscimento alle imprese artigiane del beneficio del credito privilegiato, un diritto sancito chiaramente dal Codice Civile, ma che spesso non viene applicato dalla Magistratura sulla base di valutazioni discrezionali difformi sul territorio nazionale che compromettono le condizioni di liquidità delle imprese artigiane ponendo a repentaglio la loro stessa stabilità economica.

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