10 Ottobre 2007, h. 00:00

Il nuovo decreto sulle apparecchiature elettriche “rifiuta” le PMI

E’ in attesa di essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto che regolarizza lo smaltimento dei rifiuti delle apparecchiature elettriche ed elettroniche, i cosiddetti RAEE. Un decreto che rappresenta in Italia un taglio del nastro per il recupero di tali apparecchiature, ma che preoccupa gli artigiani installatori per una serie di vuoti normativi, incongruità e nuove prassi a cui sono chiamate a rispondere le imprese del settore. Preoccupazioni che hanno spinto Giorgio Guerrini, Presidente di Confartigianato, a scrivere una lettera al Ministro dell’Ambiente Pecoraro Scanio lo scorso 8 ottobre. Nella lettera, il Presidente Guerrini non lascia spazio a dubbi. Il testo di legge deve ovviare alle incongruenze e all’eccessivo carico economico e di prassi da seguire che andrebbero a gravare sulle spalle degli artigiani installatori. “La forte preoccupazione delle PMI italiane – si legge nella lettera – si riferisce al fatto che non è stata messa a punto alcuna iniziativa legislativa volta a semplificare le complesse procedure di gestione dei RAEE da parte delle piccole imprese”. Infatti, la mancata semplificazione è un problema importante che da tempo tormenta gli installatori. Basti pensare che questi imprenditori attualmente passano il 15% della propria attività quotidiana a compilare moduli o a fare fila presso gli sportelli della Pubblica amministrazione, o che, per costituire un’impresa, devono adempiere a 65 pratiche burocratiche da consegnare a 15 diverse amministrazioni. Se a queste si aggiungeranno anche le pratiche per autorizzazioni, omologazioni, registri di carico e scarico, pratiche per il formulario, ecco che sarà sempre più difficile svolgere la propria attività. La prima incongruenza rilevata da Confartigianato consiste nel non aver inserito le imprese di installazione nel settore dei distributori, obbligando così le imprese artigiane a trattare i RAEE in maniera differente rispetto agli altri distributori, quali ad esempio i commercianti. Da questa premessa nasce la prima insoddisfazione degli artigiani, quella di dover pagare lo scarico dei rifiuti nelle “ecopiazzole” comunali. Gli installatori producono infatti residui domestici, derivanti dagli interventi a domicilio, e non di tipo industriale, con una differenza importante: per i primi il deposito presso le “ecopiazzole”, ovvero i centri di raccolta di questo tipo di rifiuti, è gratuito, mentre per i secondi è a pagamento. Il tutto a causa di una discriminazione che, secondo la Confederazione, non ha ragione di esistere. La seconda contraddizione riguarda il formulario per il trasporto dei RAEE. Le ecopiazzole comunali, infatti, non sono autorizzate a rilasciare il formulario timbrato, le imprese non possono emetterlo e di conseguenza il materiale non può essere trasportato. Un’incongruenza questa, assolutamente da correggere. Un’altra delle preoccupazioni nasce dal timore delle PMI di dover istituire un registro di carico e scarico per ogni intervento di manutenzione, una prassi che andrebbe a pesare sulle spalle degli installatori. L’ultima nota stonata del decreto legge sui RAEE riguarda il trasporto dei rifiuti considerati pericolosi, tra cui le lampade al neon, i frigoriferi o i condizionatori, e di tutte le procedure connesse. Pratiche lunghe ed onerose, che andrebbero spingere gli installatori, in caso di mancata autorizzazione, a rivolgersi a terzi, con un conseguente e vertiginoso aumento dei costi d’intervento che andranno a gravare sui cittadini e sulle imprese. Un decreto che, stando alle parole di Guerrini, necessita di una serie di modifiche, se non si vuole correre il rischio di “staccare la corrente” all’intero settore degli installatori. “Accanto alle misure che tra pochissimo vedranno la luce – si legge in un secondo passo della lettera di Guerrini- sarebbe bastato approntare un insieme ragionevole ed equilibrato di misure, nel quadro delle normative comunitarie, per evitare alle PMI il vertiginoso aumento dei costi, l’esposizione a pesanti sanzioni e ad inutili complicazioni gestionali”.

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