27 Marzo 2008, h. 00:00

Confartigianato a confronto con Berlusconi

“Volevo leggere la risposta del leader del Partito Democratico alle vostre proposte: lui ha detto che sono in sintonia con il programma del Partito Democratico. Se vinciamo noi, siamo evidentemente in sintonia assoluta e totale, se vincono loro è la stessa cosa. Quindi, siete in una botte di ferro. Fine delle trasmissioni”. Silvio Berlusconi sceglie la strada del paradosso per dire “si” alle proposte avanzate da Confartigianato agli schieramenti politici in vista delle consultazioni elettorali del 13 e 14 aprile. “Proposte di buon senso”, le ha definite il leader del Popolo delle Libertà, “che non possono che essere condivise”. Secondo Berlusconi è naturale approvare proposte liberali, che “restituiscono forza alle imprese”, lo è meno – a suo giudizio – che sugli stessi punti si sia detto d’accordo anche il candidato premier del Pd Walter Veltroni leader di un partito “che rappresenta l’ultima mimetizzazione del Partito Comunista”, uno schieramento che “manifesta un’invincibile ostilità per tutto quello che non può controllare. La proprietà privata per loro è sempre la causa di ogni male. E’ più forte di loro” ha dichiarato Berlusconi. Il secondo degli incontri programmati da Confartigianato per sottoporre le richieste del mondo della piccola impresa ai leader politici che si affronteranno alle urne tra meno di un mese (il primo si è tenuto il 6 marzo, ospite Walter Veltroni, il prossimo è programmato per il 3 aprile con Pierferdinando Casini) ha visto Berlusconi non lesinare le critiche – forti – agli avversari della sinistra, accusati, tra l’altro, di velleitarismo: “Quando Veltroni arriva qui e dice: ‘sono d’accordo con tutto’, rappresenta una sinistra che non esiste”. L’intervento ‘fiume’ del Cavaliere, durato più di un’ora, non si è risolto comunque in un interminabile j’accuse al Governo uscente, anche se i riferimenti sono stati molti. Berlusconi ha affrontato gli argomenti posti all’attenzione della politica dal Presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini, cercando di dare risposte “chiare” – “parlo in maniera difficile?” è stata la domanda retorica rivolta ai membri della Giunta di Confartigianato – ai problemi complessi delle imprese e delle famiglie. Garantire la governabilità, valorizzare il ruolo della micro e piccola impresa, ridurre la spesa pubblica, diminuire la pressione fiscale su imprese e famiglie, liberare le imprese dai costi della burocrazia e dei mercati ‘protetti’, superare la contrapposizione tra lavoro dipendente e lavoro indipendente. Su questi aspetti, proposti dal Presidente Guerrini – “Alla politica chiediamo di ascoltare le nostre imprese, che sono quelle che trainano l’occupazione del Paese – si è concentrata l’attenzione del candidato premier. Che ha preso le mosse da una constatazione amara: “Chi si assume la responsabilità del Governo di un Paese nelle condizioni in cui siamo noi oggi – ha detto Belusconi –, non ha tutte le rotelle a posto. Pensate che siamo nella situazione più difficile di sempre, una situazione difficile per l’Europa e per il mondo. Se andremo al governo dovremo ricominciare da zero, per ricostruire l’immagine del Paese nel contesto internazionale”. INFRASTRUTTURE – “Abbiamo un gap infrastrutturale del 50% rispetto a Germania e Francia. Noi avevamo aperto 76 cantieri, la sinistra li ha chiusi con ferocia quasi giacobina. Dal ponte sullo Stretto di Messina, al traforo della Val Susa. Voglio vedere se una volta al governo, l’Europa ci darà ancora quei crediti a fondo perduto, che ero riuscito a ottenere. In cinque minuti, è stato cancellato il corridoio Palermo-Berlino, un’opera tutta Italiana che avrebbe posto la Sicilia al centro degli scambi internazionali. La mancanza di infrastrutture pesa, per il tempo di spostamento dei cittadini e delle merci, per il 20,6% del Pil, mentre nel resto d’Europa per il 16%. Una differenza di quattro punti che vale 65/67 miliardi di euro”. Per cui “via di nuovo alle merci su rotaia, fare i trafori, attivare il Corridoio 5”. ENERGIA – “La sinistra negli anni 70/80 ha bloccato la produzione di energia nucleare. Noi dipendiamo dall’estero per tutta l’energia che consumiamo. Per questo paghiamo l’energia dal 35 al 40% in più, addirittura il 60% in più rispetto alla Francia. Una scelta veramente assurda alla quale bisogna rimediare”. BUROCRAZIA – “Un sistema pletorico e inefficiente. Una pubblica amministrazione immobile, che ci costa esattamente il 50% in più di quanto costano ai cittadini europei i loro Stati. Lo Stato Tedesco costa ai suoi cittadini 3.000 euro a testa, noi paghiamo 4.500 euro. IMPOSTE – Siamo i meno virtuosi anche sul pagamento delle imposte (dopo la burocrazia n.d.r.): le aliquote eccessive urtano la sete di giustizia. Paragoniamo i soldi che uno Stato ci chiede con i servizi che ci dà. Le imposte rappresentano una contropartita: ad esempio, per garantire la sicurezza personale, o la legalità. Cose che questo Stato non fa decentemente. Siamo messi male. La sinistra ha sottratto dall’economia ottantasei miliardi di euro in più di imposizione fiscale, approfittando di un periodo favorevole che ha riguardato, non solo l’Italia, ma tutta l’Unione Europea. Dobbiamo fare un grande lavoro: questa cosa spiega perché l’Italia è cresciuta meno. Sempre meno negli ultimi anni degli altri paesi europei”. IVA – “E’ importante per voi: l’Iva non si paga all’emissione della fattura, ma quando viene incassata”. EMERGENZA RIFIUTI – “Un’altra delle situazioni create dal Governo. Un disastro. Il Paese del Made in Italy, di cui tanto ci vantiamo, non ha saputo risolvere il problema dello smaltimento dei rifiuti a Napoli. Turisti, cittadini e imprese si muovono tra due bastioni di rifiuti. Le immagini sono su tutti network internazionali. Se non riuscirò, nel giro di uno, due o tre mesi al massimo a riportare Napoli e la Campania alla loro naturale bellezza, quell’immondizia lì sarà colpa mia. Io ho una mezza idea, ma bisognerà avere la mano di Dio sulla testa”. DEBITO PUBBLICO – “Se gli stati europei hanno il debito pubblico mediamente pari al 60% del loro prodotto interno, noi abbiamo un debito pubblico pari al 104% del Pil. Paghiamo mediamente 37 miliardi di euro all’anno in più in interessi, 2,5 punti di Pil. Cercheremo di lavorare e fare quello che si può per rimediare a questa situazione. Mi dicono che la nostra è una campagna prudente. Io rispondo che è semplicemente realistica, consapevole della situazione”. Secondo il Cavaliere un primo importante risparmio passa attraverso l’ammodernamento e la digitalizzazione della Pubblica amministrazione: “La digitalizzazione, permetterà ingenti risparmi: una lettera ‘tradizionale’ costa trenta euro, una e-mail scende a 3 euro. Un imprenditore potrà svolgere dalla sua scrivania tutte le pratiche verso la pubblica amministrazione, che oggi richiedono la presenza fisica”. Un’altra proposta prevede la vendita di beni dello Stato. “Pensiamo di ridurre il debito pubblico, mettendo in vendita anno dopo anno, alcuni beni dello Stato. Tramite l’immissione di questi beni sul mercato, pensiamo di recuperare almeno un punto di Pil all’anno – quindici miliardi di euro all’anno -, passando così in cinque anni dal 105% al 100%”. FISCO – “Non si può avere lo Stato che non incassa 6 punti di Pil. Novanta miliardi di euro evasi. Io avevo avviato il nuovo metodo di riscossione creando Equitalia. Che ha funzionato molto bene. La sinistra si è vantata di avere portato avanti lei la lotta all’evasione fiscale, mentre il recupero di evasione assomma a meno di 2 miliardi di euro. Serve un’efficace opera di contrasto nella quel devono essere coinvolti anche i Comuni”. FAMIGLIE – In testa a tutti i provvedimenti, il Cavaliere mette “Ridare i soldi alle famiglie”. Attraverso la “Detassazione degli incentivi e dei premi di produttività. Significa sottrarsi ai contratti nazionali. Perché tra impresa e collaboratore si stabilisce un rapporto diretto. Con questo noi aumenteremo la produttività, soldi che entrano nelle tasc

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