25 Marzo 2008, h. 00:00

“Scossa” di primavera per la bolletta elettrica delle PMI

Nuova stangata per le piccole imprese, soprattutto quelle del settore manifatturiero e dell’edilizia, che dal prossimo primo aprile rischiano di veder lievitare la bolletta elettrica del 12,6%. All’origine dell’aumento non ci sono – per una volta – le tensioni dei mercati internazionali che spingono alle stelle il prezzo del petrolio, e di conseguenza dell’energia elettrica che nel nostro Paese viene prodotta in massima parte in centrali alimentate a gas, ma il nuovo meccanismo di calcolo dei consumi introdotto dall’Autorità per l’Energia. In base al nuovo metodo, definito di “profilazione in funzione del carico” – tecnicamente “load profiling” – il prezzo dell’elettricità varierà a seconda dell’orario di prelievo. La notte, la tariffa sarà più bassa, mentre la sera e il sabato, il costo sarà intermedio. A essere penalizzati saranno i consumi diurni, quelli compresi tra le 8 e le 18.00, dal lunedì al venerdì. In questa fascia si concentreranno gli aumenti tariffari che, secondo l’analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato, costeranno alle imprese circa 226 milioni di euro. Il “trattamento per fasce orarie” riguarderà tutte le imprese in bassa tensione, con potenza disponibile pari o inferiore a 55 kW, provviste di contatore elettronico. Si stima che attualmente le imprese dotate di misuratore elettronico dei prelievi di energia siano circa 854.784, pari al 25% del totale. Secondo le previsioni la copertura del 95% delle imprese sarà raggiunta solo nel 2011. L’Ufficio Studi Confederale ha realizzato un modello di impatto per valutare le ricadute del “load profiling” sui bilanci aziendali. La conclusione è che le piccole aziende, quelle che hanno un consumo diurno feriale poco flessibile – che non possono spostare i prelievi in fasce meno care – pagheranno la bolletta più salata. Edilizia e manufatturiero, con 1.706.089 aziende, guidano la classifica delle bollette “roventi”, concentrando l’85% dei consumi elettrici nella fascia tariffaria F1 (diurno-feriale) e solo il 15% in F23 (sabato, con sporadici turni domenicali o notturni). Poche le speranze di recuperare in modo significativo l’aumento rivolgendosi all’acquisto di energia sul mercato libero: secondo i calcoli i risparmi si aggirano intorno al 3,3%. Piuttosto poco rispetto all’aumento, che risulta invece consistente. Se poi si considera che tali benefici rischiano di ridursi ulteriormente in “virtù di una quota di imprese che accederanno al mercato libero realisticamente contenuta” – si legge nello studio di Confartigianato – ecco che l’introduzione delle fasce orarie rappresenta una mannaia sospesa sopra ad alcuni comparti, come l’Edilizia e il Manufatturiero, ma anche il Legno Arredo e la Moda, già in affanno per specifiche criticità congiunturali. Sulla questione del “trattamento per fasce orarie” appare difficile un dietro-front dell’Autority. Al contrario, sembra esserci ancora spazio per l’introduzione di misure per attenuarne l’impatto sulle piccole imprese. Di questa linea è il Presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini che nei giorni scorsi ha inviato una lettera al Presidente dell’Autorità per l’Energia e il Gas, Alessandro Ortis, in cui ha fatto rilevare come “gli aumenti si aggiungono ad un costo dell’energia per le PMI tra i più alti d’Europa, difficilmente sostenibili in un momento di congiuntura economica come l’attuale, caratterizzato da stime di crescita dell’Unione Europea pari allo 0,6% per l’Italia a fronte del 1,7% dell’area euro”. Più in là il richiamo del Presidente Guerrini al peso delle PMI e alle anomalie del mercato elettrico: “La struttura economica del Paese è rappresentata per oltre il 90% da piccole imprese che operano in un mercato elettrico caratterizzato da una serie di pesanti anomalie più volte denunciate, quali un mercato libero concentrato nelle mani di pochi operatori e una fiscalità energetica fortemente sperequata in danno delle PMI, tutti fattori di contesto che rappresentano un forte ostacolo alla competitività del nostro Paese”. Da qui l’invito al Presidente Ortis “a prendere in considerazione l’allarme che proviene dal nostro mondo e a voler diluire nel tempo una ricaduta così pesante e difficilmente sostenibile, garantendo al mercato, agli operatori e agli utenti finali il tempo di organizzarsi affinché il passaggio avvenga con logiche di omogeneità, equità e trasparenza”.

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