14 Ottobre 2008, h. 19:10

Nel Sud il 47,8% delle imprese ‘muore’ entro i 5 anni di vita. Confartigianato punta sul federalismo per creare sviluppo e liberare la voglia di fare impresa Alla Convention del Mezzogiorno presentato un Rapporto che fotografa i primati positivi e i record negativi delle regioni meridionali

Le piccole imprese meridionali scommettono sul federalismo per liberare il Mezzogiorno dai vincoli che ne soffocano lo sviluppo e che fanno ‘morire’ il 47,8% delle aziende entro i primi 5 anni di vita,‘bruciando’ così 10.521 posti di lavoro l’anno.

Questo il messaggio che Confartigianato ha lanciato oggi a Napoli nel corso dell’annuale Convention dedicata al Mezzogiorno dal titolo “Mezzogiorno. Dall’intervento straordinario al federalismo: e se gli aiuti non esistessero?”.

Confartigianato ha ‘fotografato’ in un Rapporto presentato alla Convention i record negativi del Sud e i primati positivi messi a segno proprio dagli artigiani e dai piccoli imprenditori meridionali.

I VINCOLI ALLA COMPETITIVITA’

Tra gli ostacoli allo sviluppo, l’accesso al credito: alle imprese meridionali il denaro costa 1,2 punti in più rispetto al Centro nord. In Calabria addirittura i tassi attivi sui finanziamenti bancari sono superiori di 2,2 punti percentuali rispetto alla media nazionale.

Va ancora peggio per il sistema formativo e l’Università. Il tasso di abbandono scolastico è del 25,5%, rispetto al dato nazionale del 20,6%. Tra il 1995 e il 2005 sono emigrati al Centro Nord 589.800 giovani meridionali diplomati e laureati: questa ‘fuga di cervelli’ è costata alle famiglie meridionali 7,9 miliardi di euro. La scarsa attrattività delle Università del Sud è confermata dal fatto che il 23,9% dei 118.318 universitari residenti nel Mezzogiorno si laurea al Centro Nord.

Emergenza anche sul fronte di tempi e costi della giustizia civile. Nel Sud la giustizia-lumaca costa alle imprese 827,5 milioni di euro l’anno, pari al 35,5% del costo subito da tutte le imprese italiane. Il Sud ha il primato dei tempi più lunghi per chiudere un procedimento: in testa a tutte le regioni vi è la Basilicata con 3.391 giorni per un giudizio tra primo e secondo grado. Record alla Calabria per chiudere un fallimento: 5.784 giorni. Segue la Sicilia con 5.611 giorni e il Molise con 4.963 giorni. E una causa di lavoro a Messina dura 6 anni e mezzo, quasi 6 volte di più rispetto a quanto avviene a Trento. La giustizia tributaria non è più veloce: durata record ancora per la Calabria con 4.159 giorni per definire le controversie in materia fiscale.

Critica la situazione delle infrastrutture il cui gap, dal 2001 al 2007 è aumentato rispetto al resto del Paese Un esempio per tutti: nel 2008 il treno più veloce da Roma a Palermo impiega 26 minuti in più rispetto al tempo di percorrenza impiegato dal treno più veloce nel 1975. Altra nota dolente i costi dell’energia elettrica: le imprese meridionali pagano 1,4 miliardi di euro l’anno in più rispetto ai loro colleghi europei.

A minare la sopravvivenza delle imprese vi è anche la concorrenza sleale proveniente dall’abusivismo e dalle imprese fantasma che, insieme al lavoro irregolare, genera nel Sud il 37,5% dell’evasione fiscale.

Secondo le rilevazioni di Confartigianato queste condizioni difficili fanno morire il 47,8% delle imprese entro i primi 5 anni di vita.

“La riforma federalista – secondo il Presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini – è un’occasione per avvicinare il luogo del prelievo a quello della spesa e per responsabilizzare l’azione degli amministratori pubblici, evidenziando il rapporto diretto tra quanto si paga e quanto si riceve in servizi. Il federalismo dovrà quindi consentire, anche nel Mezzogiorno, la riduzione degli sprechi e delle inefficienze della pubblica amministrazione, ma anche l’eliminazione delle sovrapposizioni tra livelli di governo e l’oppressione burocratica, oltre a consentire una riduzione della pressione fiscale”.

Dal Rapporto di Confartigianato emergono anche i primati positivi delle piccole imprese che si confermano, nonostante tutte le difficoltà, motore di sviluppo del Mezzogiorno.
I PUNTI DI FORZA DELLE MICRO E PICCOLE IMPRESE MERIDIONALI

Il Mezzogiorno ha una struttura imprenditoriale basata sulla piccola impresa: le MPI (Micro e Piccole Imprese fino a 20 addetti) sono 1.301.019 pari al 98,7% del totale delle imprese e occupano 2.720.141 addetti, pari al 71,6% del totale degli addetti.

In termini di occupati, le MPI meridionali hanno un peso superiore di quasi otto punti rispetto alla media nazionale.

Dal 2001 al 2005, il peso dell’occupazione generata dalle micro e piccole imprese fino a 20 addetti è aumentato del 2,2%. Contemporaneamente l’occupazione delle medie e grandi imprese è diminuita dell’1,8%.

Le regioni meridionali che presentano la più alta incidenza di occupati nelle MPI sono la Calabria con il 77,6%, seguita dalla Sicilia con il 74,9%, dalla Sardegna con il 73,8%, dalla Puglia con il 71,9%.

Tra il 2004 e il 2005, il 97,2% della crescita dell’occupazione nel Sud è stata generata da imprese con meno di 20 addetti.

Tra il 2003 e il 2005 la crescita del valore aggiunto nel Mezzogiorno nei settori manifatturiero e delle costruzioni è stata letteralmente trainata dalle imprese con meno di 20 addetti: tra il 2003 e il 2005 il valore aggiunto delle imprese meridionali con meno di 20 addetti è cresciuto del 25,3%, mentre nelle imprese più grandi è diminuito del 3,3%.

Il Mezzogiorno affida alle piccole e micorimprese le concrete possibilità di sviluppo del territorio: nelle imprese meridionali da 1 a 9 addetti la crescita dell’occupazione prevista nel 2008 è del 3,9%, superiore alla media nazionale dell’1,5%. Complessivamente la crescita occupazionale prevista per il 2008 nelle piccole imprese è del 2,6%, mentre le medie e grandi imprese nel Mezzogiorno prevedono un calo dell’occupazione dello 0,2%.

Positive le performances delle piccole imprese anche nell’export. Nel primo semestre del 2008 l’esportazione manifatturiera attribuita alle piccole imprese meridionali cresce del 5,1%. In particolare cresce l’export dei Prodotti agricoli (+24,2%), Prodotti alimentari (17,3%), Macchine ed apparecchi meccanici (10,9%),  Carta editoria e stampa (10,6%), Metalli e prodotti in metallo (8,7%), Prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (5,0%).

Micro e piccole imprese ‘virtuose anche nella formazione sul campo dei dipendenti. I titolari e soci di imprese con meno di 20 addetti investono in ‘formazione sul campo’ 1.364 milioni di euro all’anno.

In particolare, l’artigianato meridionale si conferma una vera e propria ‘accademia’ del made in italy: i soli titolari e soci di imprese artigiane investono in formazione on the job 573 milioni di euro all’anno, affiancando 51.390 nuovi assunti.

Nel Sud il 26,0% degli occupati sono imprenditori e lavoratori autonomi

Nel Mezzogiorno il 18,9% delle imprese sono artigiane.

Le regioni meridionali a maggiore vocazione artigiana sono la Sardegna, dove il 24,9% delle imprese è artigiana, seguita dall’Abruzzo con il 24,4%, dal Molise con il 21,5%, dalla Calabria con il 21,0% e dalla Puglia con il 20,2%.

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