29 Luglio 2009, h. 20:51

Il Segretario Generale di Confartigianato Fumagalli in audizione alla Commissione Attività produttive della Camera: “Per uscire dalla crisi, una politica organica e continuativa dedicata alla Pmi”

Oggi una delegazione di Confartigianato, guidata dal Segretario Generale Cesare Fumagalli, è stata ricevuta in audizione alla Commissione Attività Produttive della Camera nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla situazione e sulle prospettive del sistema industriale e manifatturiero italiano in relazione alla crisi dell’economia internazionale.

Il Segretario Generale di Confartigianato ha innanzitutto illustrato alla Commissione i dati sugli effetti della crisi sulle imprese. A risentire maggiormente della congiuntura negativa sono le imprese manifatturiere che, nel secondo semestre dell’anno, vedono confermato il calo della produzione (-16%), del fatturato (- 14,1%), dell’export (-12,3%). “Assistiamo – ha detto Fumagalli – ad una crisi di mercato unita ad una crisi finanziaria accompagnata da restrizioni del credito di cui peraltro a giugno si percepisce qualche segnale di allentamento”.

Fumagalli ha poi paventato i rischi derivanti dalle politiche monetarie espansive praticate che possono finire per generare inflazione. Politiche monetarie restrittive si aggiungerebbero alle politiche di restrizione del credito con effetti negativi sulle piccole imprese.

Il Segretario Generale di Confartigianato ha successivamente approfondito il ruolo delle piccole imprese, facendo rilevare il fatto che per il valore aggiunto creato dal settore manifatturiero l’Italia è al secondo posto in Europa dopo la Germania, ma se si prende in considerazione il valore aggiunto realizzato dalle imprese con meno di 20 addetti, il nostro Paese guadagna il primo posto nell’Ue.

Fumagalli, dopo aver rappresentato al Presidente della Commissione On. Andrea Gibelli lo stato di difficoltà in cui si muovo le piccole imprese , ha illustrato le proposte di Confartigianato per aiutare gli imprenditori ad uscire dalla crisi. In particolare, ha fatto notare che lo politiche di spesa pubblica, pur importanti, non sono decisive per risolvere quella che – ha detto  – “si caratterizza come una crisi di mercato”.

Fumagalli ha poi apprezzato le misure messe in campo in questi ultimi mesi dal Governo per fronteggiare la crisi. “Vanno nella giusta direzione – ha detto – interventi come la Tremonti-ter, l’Iva per cassa, l’estensione alle imprese artigiane e il rifinanziamento del Fondo di garanzia per le Pmi, l’introduzione del bonus del 3% per le aziende che rafforzano il capitale dell’azienda”. “Tuttavia – ha aggiunto – è tempo di avere una politica organica e continuativa dedicata alle Pmi. Proprio a questo proposito, Fumagalli ha annunciato che l’incontro previsto per stasera con il Presidente del Consiglio che si svolgerà stasera a Palazzo Chigi servirà a valutare la possibilità di avviare un percorso di politiche mirate per le piccole imprese”.

Fumagalli ha poi confermato il giudizio negativo sull’ipotesi di abolizione degli studi di settore. “Ogni volta che in questi ultimi 10 anni gli studi di settore sono stati correttamente usati come indicatori di ricavi e non come strumenti di accertamento automatico del reddito hanno dimostrato la loro utilità, aumentando la compliance con i 4 milioni di contribuenti che rientrano nell’applicazione degli studi. Non sono però sostituibili con strumenti come il redditometro che ha un’altra funzione”.

Tra le indicazioni per sostenere le imprese, il Segretario Generale di Confartigianato ha poi sottolineato la necessità di potenziare gli interventi per i distretti e per le reti di imprese ed ha ribadito l’esigenza di aggredire il problema del ritardo dei pagamenti della Pubblica Amministrazione con un sistema automatico di compensazione dei debiti e dei crediti delle imprese nei confronti della Pa. Fumagalli si è poi soffermato sul gap che penalizza le imprese italiane rispetto alle aziende degli altri Paesi Ue sul fronte dei maggiori costi dell’energia. Un gap che si allarga ulteriormente a danno delle piccole imprese e che è aggravato dall’incidenza della componente fiscale nella bolletta elettrica. I piccoli imprenditori italiani subiscono un prelievo fiscale sul costo dell’energia che ha caratteristiche paradossali, a causa di un’aliquota regressiva che ‘premia’ le grandi aziende energivore le quali pagano imposte minori o addirittura, oltre una certa soglia di consumi, pari a zero ”.

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