18 Settembre 2013, h. 00:00

Federalismo, le cause di una riforma incompiuta

luca antoniniIncompiuto, secondo il dizionario della lingua italiana, è un aggettivo che indica qualcosa che non è stato portato a termine. Alcune incompiute, in realtà, sono diventate dei veri e propri capolavori, come la Sagrada Familia di Barcellona o l’ottava sinfonia di Schubert. Altre, come la nostra Salerno – Reggio Calabria, rappresentano una vergogna e niente più. A queste seconda categoria, oggi, va aggiunta, probabilmente, la riforma federalista che prometteva di cambiare il Paese, di riavvicinare le tante differenze regionali e di trasformare l’apparato italiano in uno stato efficiente, rapido nel sentire il polso di cittadini e imprenditori e nell’offrire loro risposte adeguate alle loro esigenze. Tutto questo, oggi, è ancora un miraggio in buona parte del Paese. Alla Summer School 2013, prima di affrontare le possibili soluzioni a questa fase di stallo, Confartigianato ha cercato di capire le cause che hanno portato a questo parziale fallimento. “La situazione attuale è quella di un’incompiuta, una grande incompiuta e come tutte le incompiute genera costi e non genera vantaggi – ha sottolineato Luca Antonini, docente all’Università di Padova – bisogna recuperare questo, un ruolo forte di coordinamento dello stato centrale, che deve essere uno stato che interviene con commissariamenti decisi dove l’autonomia non funziona e che, invece, lascia che le gestioni regionali facciano il proprio corso senza moltiplicarne i livelli di governo dove l’autonomia funziona. Bisogna, quindi, portare a compimento il processo federalista e non buttarlo a mare, perché alcuni frutti li ha dati. Però, dobbiamo portarlo a compimento creando una camera o un senato federale e recuperando una capacità di coordinamento molto forte dello stato centrale”. Oggi, lo Stato italiano, è un insieme di realtà locali che fanno fatica a darsi degli standard e delle regole comuni. Così i costi della sanità pubblica variano da amministrazione ad amministrazione, le leggi e le imposte per le imprese cambiano al varcare di un confine regionale e le responsabilità si accavallano tra i tanti uffici tecnici delle varie amministrazioni. “Quello che non ha funzionato, non soltanto con il federalismo che resta un’incompiuta quanto con il regionalismo e poi con i passaggi successivi, è stata la mancanza di responsabilizzazione delle classe dirigente – ha denunciato Raffaele Fitto, presidente della Regione Puglia dal 2000 al 2005 e poi Ministro per i Rapporti con le regioni – in altre parole si è data la possibilità di spendere senza però l’obbligo di porsi il problema della raccolta delle risorse. Non dare una competenza sul fronte della pressione fiscale, non collegandola alla spesa, ha deresponsabilizzato la classe dirigente producendo la crescita della spesa pubblica e tutto sommato delle situazioni molto, molto complesse e profondamente difficili che mettono il sistema paese in grande difficoltà”.

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