18 Novembre 2013, h. 00:00

Confartigianato dice no alla ‘patente a punti’ per l’edilizia: la sicurezza sul lavoro non si fa con la burocrazia

In cantiere con la patente a punti. L’ultima novità normativa per l’edilizia ha preso forma in uno schema di regolamento che stabilisce i requisiti di qualificazione in materia di sicurezza per le imprese edili e che dovrebbe essere presto esaminato dal Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro del Lavoro Enrico Giovannini. Il provvedimento istituisce la cosiddetta ‘patente a punti’ per l’edilizia, un sistema di accreditamento obbligatorio per tutte le imprese edili che funzionerà in modo simile a quello che regola il documento di guida degli automobilisti. Si parte da una dote iniziale di punti, definita in base al numero dei dipendenti dell’impresa, che vengono decurtati ad ogni sanzione ricevuta in materia di sicurezza. Chi perde tutti i punti caricati sulla patente non può più lavorare e deve ricominciare l’iter per riacquistare il diritto a svolgere l’attività. Tanti e costosi gli adempimenti previsti dalla ‘patente a punti’, tra cui l’iscrizione ad un’apposita sezione presso le Camere di commercio, corsi di formazione, dotazione di nuove attrezzature, nomina del direttore tecnico. Una serie di misure che – a giudizio di Confartigianato – costerebbero alle imprese almeno 300 milioni di euro e non farebbero altro che duplicare gli obblighi già in vigore per le imprese edili. E così, dalla Confederazione è arrivata una sonora bocciatura. Arnaldo Redaelli, Presidente dei Costruttori di Confartigianato, ha bollato la patente a punti come un adempimento oneroso, inutile e complicato e che rischia di mettere fuori mercato le piccole imprese. Confartigianato ha raccolto la denuncia dei costruttori e in una lettera al Ministro del Lavoro, firmata dal Presidente Giorgio Merletti insieme ai presidenti di Cna e Casartigiani, chiede un intervento per evitare i rischi che deriverebbero alle piccole imprese edili dall’introduzione della patente a punti. Perché, in un momento di crisi profonda per l’edilizia, che nel 2012 ha perso 62.000 imprese e 122.000 addetti, di tutto c’è bisogno tranne che di nuovi costi e di nuova burocrazia.

rss