18 Aprile 2014, h. 00:42

TARI – No alla doppia imposizione sulle imprese. Chi provvede a sue spese allo smaltimento dei rifiuti speciali, non deve pagare il tributo. Saronno approva il Regolamento sulla tassa rifiuti, ma le imprese pagano due volte.

No all’aggravio della doppia imposizione sullo smaltimento dei rifiuti speciali: le imprese non possono essere penalizzate da un ulteriore balzello. La nuova versione del DL SalvaRoma, infatti, ripristina la vecchia tassazione prevista nella Tari e l’assimilazione dei rifiuti a misura di Comune. Nel Decreto, si stabilisce che ogni amministrazione pubblica può sì riconoscere alcune riduzioni del tributo – in quei casi in cui il produttore dimostra di aver avviato al riciclo i propri rifiuti speciali – ma, nello stesso tempo, è autorizzata a disciplinare anche le aree di produzione dei rifiuti speciali non assimilabili delle imprese.
Il Comune di Saronno, prima amministrazione della provincia ad aver deliberato il Regolamento sulla tassa rifiuti, ha disatteso sia il principio comunitario del “chi inquina paga” e sia le proposte avanzate da Confartigianato Imprese Varese per un’equa applicazione del tributo. E’ per questo che la nostra Associazione ha inviato una nota anche di carattere tecnico chiedendo una rivisitazione del Regolamento.
Cosa chiede Confartigianato Imprese Varese:

L’applicazione di un tributo equo e sostenibile con una ripartizione razionale dei costi tra utenze domestiche (i cittadini) e non domestiche (le imprese) nel rispetto del principio comunitario “chi inquina paga”, per evitare che la tassa sui rifiuti sia considerata una “patrimoniale mascherata”.

Il pagamento del tributo esclusivamente da parte di quelle attività produttive che conferiscono i rifiuti al servizio pubblico. Applicare il tributo rispettando i principi corretti consentirebbe di fare pagare il giusto alle diverse categorie di utenze, ricordando che ad oggi le attività produttive sono tenute alla gestione degli imballaggi e allo smaltimento dei propri rifiuti tramite aziende a ciò autorizzate, conferendo così al circuito urbano di raccolta una quantità molto limitata di rifiuti.
Da lungo tempo, gli imprenditori che smaltiscono i propri rifiuti speciali al di fuori del servizio comunale, si vedono comunque applicare anche la tariffa rifiuti, sulla base di una interpretazione inappropriata del principio di assimilabilità ai rifiuti urbani. Per tutelare le imprese da un ulteriore e ingiusto balzello, Confartigianato Imprese Varese continuerà la sua attività di monitoraggio, sensibilizzazione e affiancamento delle amministrazioni comunali con la sua Agenzia delle Uscite: per un’equa applicazione dei tributi locali e per una ottimizzazione delle risorse pubbliche anche a vantaggio del tessuto produttivo territoriale.
E’ un aggravio di costi stimato in 2 miliardi di euro. Ad affrontare il problema, sia pure in modo contraddittorio, era stata la Legge di stabilità. L’autentica svolta sembrava arrivata con la versione iniziale del Dl SalvaRoma, che correttamente escludeva dalla Tari i rifiuti speciali delle imprese avviati al recupero. Poi, purtroppo, la doccia fredda.
Nel nuovo testo del Dl SalvaRoma, infatti, si dice chiaramente che le imprese possono usufruire solo di una eventuale riduzione della tariffa, disposta arbitrariamente dai comuni, in proporzione alla quantità dei rifiuti avviati al riciclo, escludendo addirittura dal beneficio i rifiuti avviati al recupero. Una previsione estremamente penalizzante, ingiustificata e anche contraddittoria rispetto alla disciplina europea, in base alla quale l’impresa deve poter  optare per la gestione dei propri rifiuti al di fuori della gestione comunale anche nei casi in cui sarebbe consentita l’assimilabilità. E’ per questo – concludono gli imprenditori – che chiediamo il ripristino immediato del testo originario del Dl SalvaRoma e la soppressione di questo ennesimo balzello che penalizza le imprese italiane”.

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