17 Aprile 2014, h. 00:45

ENERGIA – Confartigianato presenta ricorso al Tar della Lombardia: le Pmi non siano ‘bancomat’ per le grandi imprese

Tra il secondo semestre 2013 e il 2014 la bolletta elettrica delle piccole imprese e delle famiglie costerà 900 milioni in più. Una vera e propria stangata per effetto del Decreto ministeriale 5 aprile 2013 – attuato con la Delibera 641/2013 dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas – che fa pagare ai piccoli consumatori gli sconti sul costo dell’energia concessi alle grandi aziende energivore.

Confartigianato non ci sta e ha presentato ricorso al Tar della Lombardia per annullare la delibera dell’Authority per l’energia che ha applicato gli aumenti. Firmatari del ricorso sono: il ‘Panificio Pietro Bonomo &C snc’, di cui è titolare Agostino Bonomo, Presidente di Confartigianato Vicenza;  la tipografia ‘Compagnia della Stampa srl’, di cui è titolare Eugenio Massetti, Presidente di Confartigianato Brescia e di Confartigianato Lombardia; Faiv (Federazione Artigiani Imprenditori Vicentini), Upa Servizi srl di Confartigianato Brescia, Confartigianato Imprese. Il ricorso è sostenuto da Consorzio Caem, Consorzio CenPi, Consorzio Multienergia, Confartigianato Imprese.

Il ricorso presentato da Confartigianato, a differenza di altri ricorsi contro lo stesso provvedimento promosso da alcuni ricorrenti (Telecom, Wind, 3, Asstel, Ikea, Esselunga, Auchan, Ferrovie dello Stato),  impugna la delibera AEEG 641/2013 e tutti gli atti presupposti con l’obiettivo di far dichiarare l’illegittimità dell’agevolazione concessa alle aziende energivore. Il ricorso presentato da Confartigianato non ha infatti l’obiettivo di allargare la platea dei soggetti beneficiari dell’agevolazione, ma, al contrario, mira ad alleggerire le bollette di tutte le piccole imprese che sono i soggetti su cui grava principalmente l’onere di questa agevolazione.

La denuncia dell’insopportabile nuovo aumento dell’energia elettrica a carico di artigiani e piccoli imprenditori arriva da Confartigianato che, oggi, a Milano ha presentato un rapporto nel quale è fotografata l’escalation dei rincari.

A partire dal secondo semestre 2013, per effetto del Decreto ministeriale 5 aprile 2013 attuato con la Delibera 641/2013 dell’Autorità per l’energia, nella bolletta delle Pmi è comparsa una nuova voce di costo tra gli oneri generali di sistema: è la cosiddetta componente Ae, destinata a finanziare le agevolazioni a favore di poche grandi industrie, soltanto 2.986, pari allo 0,07% di tutte le imprese italiane. Il risultato è un aumento del 16,1% degli oneri generali di sistema nella bolletta elettrica delle Pmi nel 2014, pari a 600 milioni in più, cui si aggiungono 300 milioni di rincari per il secondo semestre 2013. Una piccola impresa tipo deve quindi sborsare 684 euro in più l’anno.

Come se non bastasse, ad aprile 2014, è scattato un ulteriore aumento del 3,3% per le componenti A2 (oneri per il decomissioning nucleare) e UC3 (perequazione dei costi di trasmissione, distribuzione e misura) degli oneri generali di sistema nella bolletta elettrica delle Pmi, che fa lievitare di ulteriori 162 euro il costo della bolletta elettrica per una piccola impresa.

Complessivamente, per le piccole imprese, gli oneri generali di sistema in bolletta, tra il 2012 e il 2014, sono aumentati dell’84,1%. E alle Pmi gli oneri generali di sistema costano il 179,4% in più rispetto a quelli pagati dalle grandi aziende.

E così, ad aprile 2014, una piccola impresa tipo arriva a pagare una bolletta elettrica annua di 14.408 euro, di cui il 35,3% è determinato dagli oneri generali di sistema e il 6,1% da oneri fiscali.

Gli aumenti di quest’anno – secondo il Rapporto di Confartigianato – non fanno che peggiorare una situazione che vede le piccole imprese italiane pagare l’energia elettrica il 30% in più rispetto alla media dell’Eurozona, pari a 3,8 miliardi di maggiori costi. I rincari subiti dal 2013 fanno salire del 19,8% il gap di costo tra le nostre Pmi e quelle europee.

Oltre agli oneri generali di sistema, a ‘gonfiare’ la bolletta elettrica delle piccole imprese italiane – segnala Confartigianato – c’è anche la componente fiscale, tra le più gravose d’Europa: la tassazione dell’energia è pari al 2,3% del Pil ed è superiore di 0,6 punti rispetto alla media dell’Eurozona.
E paradossalmente, a dispetto del principio del Protocollo di Kioto ‘Chi inquina paga’, ad essere maggiormente penalizzati sono ancora una volta proprio i piccoli consumatori a vantaggio dei grandi. Infatti, una impresa che consuma 10 volte più di una piccola impresa con un consumo di 504.000 KWh/anno ha un onere fiscale 21 volte inferiore. E un’impresa che consuma 20 volte di più di una piccola impresa, ha un onere fiscale inferiore del 30%. E ancora una grande impresa che consuma 40 volte di più di una piccola azienda, subisce un onere fiscale inferiore del 65% rispetto alla piccola impresa.

Gli sconti alle grandi imprese energivore previste dal Decreto Ministeriale 5 aprile 2013 non sono previsti per 97.963 piccole imprese, che occupano 445.438 addetti, ad alto consumo di energia elettrica. Tra queste, 33.699 imprese sono artigiane, pari all’11,9% dell’artigianato manifatturiero, che contano 137.181 addetti, pari al 13,3% dell’occupazione artigiana manifatturiera. Tra le regioni con il maggior numero di imprese artigiane manifatturiere energivore sul totale delle imprese artigiane italiane vi sono la  Toscana con il 6,5%, l’Umbria con il 6,2%, il Veneto con il 5,6%, la Lombardia con il 5,1% e le Marche con il 5%. A livello provinciale, la quota più alta di addetti dell’artigianato in settori ad elevata intensità di costo dell’energia elettrica si registra a Prato con il 18,1%, seguita da Biella con il 12,5%, Pistoia con il 10,9%, Vicenza con l’8,2%, Modena con il 7,7%.

“La situazione analizzata nel nostro rapporto – sottolinea il Presidente di Confartigianato Giorgio Merletti – rivela i gravi squilibri che penalizzano artigiani e piccoli imprenditori sul fronte del costo dell’energia. Anche le norme del Decreto ministeriale dell’aprile 2013, attuate con la delibera 641/2013 dell’Aeeg, confermano la pessima abitudine di prelevare risorse dalla bolletta elettrica delle piccole imprese, costringendole a pagare per tutti. La situazione è insopportabile. Per questo abbiamo impugnato la norma davanti al Tar della Lombardia. Non ci stiamo ad essere usati come ‘bancomat’ per finanziare sconti e agevolazioni per le grandi imprese. Vogliamo sia applicato il Protocollo di Kioto: chi consuma più energia deve pagare di più. L’occasione per cambiare  c’è: il Governo Renzi ha annunciato una riduzione del 10% del costo dell’energia, pari a 1,5 miliardi, per le piccole imprese. E allora ci aspettiamo una serie di interventi finalizzati a: eliminare le attuali sperequazioni su fisco e oneri di sistema in bolletta che penalizzano le piccole imprese rispetto alle grandi aziende, interventi selettivi sulle piccole imprese che non godono di sconti e agevolazioni, promuovere la generazione distribuita come modello generale di politica energetica, utilizzare la leva fiscale per migliorare efficienza e uso razionale delle risorse, finanziare le politiche industriali con la fiscalità generale e non con le bollette di Pmi e famiglie”.

“La componente Ae – fa rilevare il Presidente di Confartigianato Vicenza Agostino Bonomo – vale per le imprese e le famiglie del nostro territorio più di 19 milioni di euro, 14 milioni dei quali a carico delle piccole aziende. In Veneto la cifra sale, sempre per le piccole imprese e le famiglie, a ben 92 milioni e 600 mila euro. Per questo ho deciso di dare avvio a questa iniziativa, mettendoci la faccia, a nome di tutti gli imprenditori vicentini per dire basta a una situazione che quotidianamente diventa sempre più insostenibile. Non solo alle imprese artigiane è chiesto di assolvere ai innumerevoli doveri burocratici che richiedono tempo e denaro, ma vengono spesso “spremute” per la sete di altri. Questo la dice lunga sul fatto che l’artigianato non ha nulla da nascondere, e quindi tutti bussano a questa porta. E allora basta! Siamo stanchi di pagare per altri, stanchi di svegliarci al mattino preoccupati, più che di fare bene il nostro lavoro, di scoprire da televisione e giornali quale nuova incombenza, tassa, o pratica, ci aspetta”.

“Le  MPI – sostiene il Presidente di Confartigianato Brescia e di Confartigianato Lombardia Eugenio Massetti – sono l’asse portante della nostra economia e la loro competitività è la chiave per far ripartire lo sviluppo del Paese. Anche  a Brescia e in Lombardia, dove la struttura produttiva è rappresentata dalla piccola manifattura energivora, le imprese pagano la disattenzione della politica rispetto a scelte tecniche che vanno in contrapposizione alle dichiarazioni e alle aspettative create. Occorre coerenza e una visione complessiva e sinergica: ci aspettiamo che il Ministero dello Sviluppo Economico sappia chiudere positivamente la questione. Si tratta di un piccolo tassello della complicata ricerca di diminuire gli spread della competitività delle imprese. Non si può più promettere di ridurre del 10% i costi dopo averli aumentati del 20% perchè viene favorito l’eccesso di consumo delle grandi imprese. Queste condizioni sono inaccettabili”.

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