26 Aprile 2016, h. 12:54

APPALTI – Per gli appalti pubblici un Codice tutto nuovo. Ma ora scatta la sfida dell’attuazione

Il 19 aprile è approdato in Gazzetta Ufficiale il Codice degli appalti pubblici. Così, ora, l’Italia ha nuove regole ispirate alle direttive europee. E proprio per difendere i principi comunitari, che raccomandano di favorire la partecipazione delle piccole imprese agli appalti pubblici, Confartigianato, in questi mesi di gestazione del Codice, si è battuta in ogni sede istituzionale. Alla fine è riuscita a far modificare alcuni aspetti negativi per artigiani e piccoli imprenditori.
I risultati ottenuti da Confartigianato si leggono nei 220 articoli del nuovo Codice.
Si comincia dalla suddivisione in lotti prestazionali per arrivare all’obbligo, da parte della stazione appaltante, del pagamento diretto alle microimprese subappaltatrici. E ancora, il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa diventa strumento di aggiudicazione preferenziale dell’appalto. Non meno importanti la possibilità di affidamento con procedure negoziate fino a 1 milione di euro e l’applicazione del criterio del massimo ribasso fino a 1 milione di euro. Così come l’inserimento del Certificato Esecuzione Lavori, il limite al 30% per il subappalto e l’anticipazione del prezzo all’impresa esecutrice pari al 20% del valore dell’appalto.
Ma dietro questi risultati si nasconde ora l’incognita dell’applicazione del Codice. Per attuarlo infatti, serviranno decreti del Ministero delle Infrastrutture e linee guida dell’Autorità nazionale anticorruzione. Con il rischio che nel frattempo si possa creare un clima di incertezza e di disincentivazione delle gare pubbliche.
“Il nostro giudizio – sottolinea il Segretario Generale di Confartigianato Cesare Fumagalli – è sostanzialmente positivo, ma conserviamo prudenza perché molto è lasciato alla fase attuativa non normata, la cosiddetta soft law, un’interpretazione in progress affidata soprattutto all’Autorità nazionale anticorruzione”.
Confartigianato continuerà quindi a vigilare sull’applicazione del Codice. “Abbiamo chiesto all’Anac – aggiunge Fumagalli – di essere uno dei soggetti con i quali porterà avanti la normativa. Ovviamente nel ruolo, per noi, di difensori della piccola impresa. Ricordo che nella legislazione degli Usa c’è addirittura una figura di ambasciatore delle piccole imprese che ha diritto di dire la sua sulle gare d’appalto laddove fossero compresse le possibilità per le piccole imprese”.
L’obbiettivo di Confartigianato consiste nel colmare il gap che oggi discrimina le piccole imprese e le tiene lontane dalla partecipazione agli appalti: basti dire che in Europa le Pmi generano il 58% della ricchezza nazionale, ma vincono soltanto il 29% delle gare, con un indice di discriminazione del 29%. In Italia questa discriminazione è massima, e raggiunge il 47%. “Il nostro goal – conclude il Segretario Generale di Confartigianato – sarà quello di ridurre progressivamente questa distanza. Una mano in questa direzione negli anni potrebbe venire da uno dei provvedimenti che noi continuiamo a richiedere a questo Governo, così come abbiamo fatto con gli Esecutivi precedenti: la legge annuale di attuazione dello Statuto delle imprese che per le piccole imprese prevede, appunto, l’emanazione di una legge annuale. Noi crediamo che questo sia uno dei veicoli su cui far correre le condizioni concrete per far sì che anche le piccole imprese in Italia possano concorrere davvero agli appalti pubblici”.

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