21 Giugno 2016, h. 13:16

STUDI – Nel 2015 tasso occupazione nei grandi comuni sale di 0,8 punti, meglio della media Italia (+0,6%), anche con apporto di 162 mila imprese artigiane. Roma è unico comune che ha riassorbito il calo occupazione di due recessioni

Mentre oggi è in corso l’analisi dei risultati dei ballottaggi nelle elezioni comunali 2016, l’esame dei dati della rilevazione sulla forza lavoro dell’Istat forniscono elementi utili per valutare l’andamento territoriale dell’offerta di lavoro nel 2015 nei grandi comuni italiani.

Focalizzando l’analisi sull’occupazione, nel complesso i 13 grandi comuni italiani esaminati rappresentano il 16,2% dell’occupazione italiana e presentano un tasso di occupazione del 58,8%, superiore di 2,5 punti al 56,3% della media nazionale. Nei tredici comuni in esame operano 161.582 imprese artigiane pari al 12,0% dell’artigianato italiano.

Il Comune che nel 2015 presenta il rapporto tra occupati e popolazione più elevato è Bologna con il 70,9%, seguito da Milano con il 70,2%. Più distanziate Firenze con il 66,8%, Roma con 64,6%, Genova con il 64,5%, Verona con il 64,0%, Torino con il 63,2% e Venezia con il 61,4%. Con un salto della distribuzione di oltre dieci punti percentuali troviamo i quattro grandi comuni del Mezzogiorno: Bari presenta un tasso di occupazione del 47,7%, Catania del 41,5%, Messina del 41,2% e Palermo del 41,1% per arrivare al minimo di Napoli con il 36,2%, tasso dimezzato rispetto al massimo registrato a Bologna.

L’andamento del tasso di occupazione nei grandi comuni nell’ultimo anno evidenzia un aumento di 0,8 punti rispetto al 2014 – meglio del +0,6 punti del totale Italia – passando dal 58,0% del 2014 al 58,8% del 2015. Nel dettaglio si registra un sensibile miglioramento del tassi di occupazione a Genova (+3,4 punti rispetto al 2014), Venezia (+2,3 punti), Torino (+1,7 punti), Milano (+1,6 punti), Bari (+1,2 punti) e Bologna e Palermo (+0,9 punti). Più stabile rispetto all’anno precedente il rapporto tra occupati e popolazione a Roma (+0,1 punti), Napoli (+0,0), Catania e Firenze (-0,2 punti) e Messina (-0,3 punti) mentre, all’opposto, si registra un più ampio calo a Verona (-2,7 punti).

Nel lungo periodo – tra il 2008, anno precedente allo scoppio della Grande crisi e in cui si è registrato il massimo del tasso di occupazione e il 2015 –  i grandi comuni italiani hanno ridotto di 1,4 punti il tasso di occupazione, passando dal 60,2% al 58,4%, riduzione inferiore di quasi un punto rispetto alla caduta di 2,3 punti del tasso di occupazione del totale Italia.

Nel dettaglio l’unico grande comune che ha completamente recuperato gli effetti della crisi ed ha incrementato il tasso occupazione è Roma che registra un aumento di 0,2 punti. Maggiore tenuta, con riduzioni entro il punto percentuale, per Genova (-0,6 punti) e Milano (-0,9 punti). In flessione Firenze (-1,6 punti), Bologna (-2,0 punti), Venezia (-2,4 punti), Bari e Verona (-2,5%), Catania (-2,7 punti), Torino (-2,8 punti) mentre le cadute più ampie del peso degli occupati si concentrano nei restanti grandi comuni del Mezzogiorno e nel dettaglio a Napoli (-3,3 punti), Messina (-3,9 punti) e Palermo (-5,0 punti).

 

 

 

Tasso di occupazione per grande comune

(Anni 2008, 2014 e 2015; valori percentuali; 15-64 anni – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat)

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Dinamica tasso di occupazione 2008-2015: Grandi comuni e totale Italia

(Anni 2088-2015; tasso occupazione 15-64 anni; valori percentuali – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat)

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Variazione del tasso di occupazione nel 2015 per grande comune

(Anni 2014 e 2015; tasso occupazione 15-64 anni; variazione in punti  percentuali – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat)

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Variazione del tasso di occupazione tra 2998 e 2015 per grande comune

(Anni 2008 e 2015; tasso occupazione 15-64 anni; variazione cumulata in punti  percentuali – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat)

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