3 Novembre 2016, h. 14:00

STUDI – Con calo spread -27,1 miliardi € all’anno di spesa per interessi. Tassi sui prestiti a imprese ai minimi (1,66%), ma la precedente crisi dello spread è durata 4 anni

Il surriscaldamento del divario del rendimento tra titoli di stato italiani e tedeschi – il cosiddetto spread – accende una spia di allerta sul cruscotto dell’economia italiana. In questi giorni lo spread del BTP contro il Bund a 10 anni è ritornato su livelli vicini al picco dei 162 punti base del 27 giugno scorso, quando fu influenzato dai risultati del referendum sulla Brexit; la quotazione di queste ore (152 punti) è 39 punti base superiore al minimo di 113 punti base raggiunto a metà agosto.

Il rialzo dello spread determina rischi sulle condizioni di competitività per le imprese e sul mantenimento degli obiettivi di finanza pubblica. In un contesto caratterizzato da una politica monetaria espansiva, infatti, le imprese italiane attualmente beneficiano di bassi tassi di interesse: secondo gli ultimi dati disponibili ad agosto 2016 il tasso di interesse sui prestiti pagato dalle società non finanziarie per nuove operazioni è pari all’1,66%, 44 punti base più basso rispetto al valore di un anno prima. In tali condizioni sono garantite condizioni di competitività per le imprese italiane le quali pagano un tasso di interesse di soli 5 punti base più alto rispetto a quello pagato mediamente nell’Eurozona (1,61%). La precedente “crisi da spread” durò oltre quattro anni: il gap Italia-Eurozona si è aperto ad agosto 2011 con lo scoppio della crisi del debito sovrano, ha toccato il massimo di 96 punti base a dicembre 2012 e si è richiuso solo a settembre 2015.

Il rialzo dei tassi, inoltre, determina un impatto pesante sul bilancio delle Amministrazioni pubbliche, dato l’elevato livello del debito pubblico italiano. Se prendiamo a riferimento le previsioni fatte dal Governo italiano nell’aprile del 2013 si osserva che il ribasso dei tassi di interesse nel quinquennio 2013-2017 ha determinato un risparmio della spesa per interessi pari a 27.143 milioni di euro all’anno, equivalente a 1,6 punti di PIL, un ordine di grandezza simile ad una intera manovra finanziaria. Tre anni e mezzo fa le stime governative (pagina 15 del DEF 2013, Sez. II) prevedevano per l’anno 2017 una spesa per interessi pari al 6,1% del PIL, mentre il Documento Programmatico di Bilancio 2017 pubblicato nelle scorse settimane (tab. III.1-6) indica una spesa pari al 3,7% del PIL.

L’analisi dei tassi attivi effettivi sui finanziamenti alle imprese per territorio nell’Elaborazione Flash “Tendenze del credito alle imprese – Focus artigianato a marzo 2016”. Clicca qui per scaricarla.

 

 

Tasso alle società non finanziarie in Italia e alle imprese nell’Eurozona negli ultimi 5 anni

(Agosto 2011-agosto 2016. Tasso % – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Banca Centrale Europea)

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Spesa per interessi delle Amministrazioni pubbliche: le previsioni 2013 e il percorso effettivo

(Miliardi di euro correnti –  percorso effettivo: conti PA Istat 2011-2015; ultime previsioni 2016-2017 da quadro programmatico DBP – Elaborazioni Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat e Mef-Documento Programmatico di Bilancio 2017)

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