12 Dicembre 2016, h. 15:24

STUDI – Italia al 1° posto in UE per occupati in piccole imprese manifatturiere con 2 milioni di addetti, ma 1 piccolo imprenditore su 4 segnala un aumento della delocalizzazione nel proprio settore

La manifattura rappresenta un settore chiave per la crescita dell’economia italiana. Come abbiamo evidenziato nei giorni scorsi la ripresa in corso nel 2016 è trainata dal comparto manifatturiero che presenta un telaio produttivo basato sulla piccola impresa che conferisce all’Italia il primato europeo di occupati nel settore manifatturiero in piccole imprese. Nel nostro paese, infatti, sono 1.984.202 gli occupati di imprese manifatturiere con meno di 50 addetti, davanti alla Germania che nelle piccole imprese registrano 1.596.872 addetti, alla Francia con 993.386 addetti, alla Spagna con 793.031 addetti, al Regno Unito con 747.352 e alla Polonia con 721.013 addetti.

A fronte di questa rilevanza strategica del comparto manifatturiero va osservato che la globalizzazione, la crescente internazionalizzazione delle imprese e l’allungamento delle filiere ha determinato una forte delocalizzazione dei processi produttivi, fenomeno che per i piccoli imprenditori non appare in attenuazione. Una nostra indagine svolta sulla subfornitura nel settore manifatturiero evidenzia che il 36% delle imprese indica che nel proprio settore di attività il fenomeno della delocalizzazione produttiva all’estero è elevato. In relazione ai flussi di offshoring e reshoring a fronte dell’11,1% dei piccoli imprenditori intervistati che osserva una riduzione del fenomeno di delocalizzazione, il 26,1% segnala un aumento della delocalizzazione produttiva nel proprio settore. Le preoccupazioni rilevate nel sondaggio tra i piccoli imprenditori sono confermate dall’analisi di alcune evidenze statistiche.

L’analisi dei dati pubblicati dall’Istat nei giorni scorsi evidenzia che nell’ultimo anno disponibile, il 2014, nel Manifatturiero si rilevano 6.474 imprese a controllo nazionale localizzate all’estero che impiegano 856.244 addetti, registrando un fatturato di 225.550 milioni di euro. In rapporto alle imprese residenti le multinazionali estero a controllo nazionale pesano per il 23,4% degli addetti, in salita di 1,1 punti nell’ultimo anno.

Le filiere produttive si allungano e, come evidenziato dall’ultima edizione dell’analisi di Mediobanca sui dati cumulativi di 2060 società italiane, “si stima che i maggiori gruppi manifatturieri italiani con organizzazione multinazionale abbiano realizzato nel 2015 ricavi domestici pari al 10% del giro d’affari complessivo. La quota estera (90%) è derivata per il 22% da attività esportativa e per il 68% dalle vendite di insediamenti ubicati oltre frontiera (“estero su estero”). In quattro anni la quota di ‘estero su estero’ è salita di 4 punti: era al 61% nel 2011.

L’analisi della distribuzione dei principali fornitori di semilavorati delle medie imprese italiane proposta da Unioncamere e Mediobanca evidenzia nel 2016 una quota del 29% dei fornitori esteri, del 35% di fornitori di altre regioni e del 36% di fornitori di prossimità – localizzati nella stessa regione della impresa committente – e costituita dal 22% di fornitori delle altre province della regione e dal 14% di fornitori della stessa provincia; va sottolineato come la quota dei fornitori esteri è doppia rispetto a quella dei fornitori della provincia. Nell’arco di cinque anni (2011-2016) la quota dei fornitori esteri sale di 10 punti mentre quella dei fornitori di prossimità cala di 13 punti.

Infine vanno sottolineato le minacce al prodotto ‘full made in Italy’ provenienti dalle intersezioni produttive nelle filiere globali. In particolare si osserva che nei due principali della moda – Tessile, abbigliamento e Pelle – quasi la metà (44,3%) del fatturato delle multinazionali estera controllo nazionale è importato in Italia. Nel dettaglio la quota più elevata rilevanti del fatturato realizzato all’estero da imprese a controllo nazionale che viene esportato in Italia si osserva nel Tessili e abbigliamento con il 46,2%, seguita da Articoli in pelle e simili con il 41,7% e da Mobili a altre manifatturiere con il 26,1%. Complessivamente nei settori a maggior concentrazione di MPI il 22,2% del fatturato delle imprese estere a controllo nazionale è esportato in Italia, più del doppio dell’8,4% registrato negli alti settori manifatturieri.

Il focus su manifattura e i rischi della delocalizzazione nell’ultima videopillola dell’Ufficio Studi.

 

 

Occupazione piccole imprese manifatturiere nei Paesi dell’Ue 28

(2014 – % addetti imprese < 50 addetti sul totale imprese – Malta e Irlanda n.d. – Elaborazioni Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat)

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Fatturato dei maggiori gruppi manifatturieri italiani con organizzazione multinazionale: domestico e internazionale

(2011-2015 – % sul totale – Elaborazioni Ufficio Studi Confartigianato su dati Mediobanca)
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Distribuzione principale fornitori di semilavorati a Medie imprese

(Composizione %, anno 2016, 2015 e 2011 – Elaborazioni Ufficio Studi Confartigianato su dati Unioncamere-Mediobanca)
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Quota del fatturato esportato in Italia dalle imprese italiane all’estero per settore

(Anno 2014 – % sul totale fatturato – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat)

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