18 Settembre 2017, h. 11:36

LAVANDERIE – Confartigianato a confronto con il Mise su attività self service

Il 12 settembre 2017 potrebbe entrare tra le date importanti da ricordare per il settore delle pulitintolavanderie, come lo fu il 22 febbraio 2006, giorno in cui fu pubblicata la prima legge di disciplina del settore.

Si è infatti tenuta una tappa fondamentale del road map che Confartigianato Pulitintolavanderie ha intrapreso, da maggio di quest’anno, per cercare di porre un argine al fenomeno delle lavanderie self service che erogano impropriamente servizi di manutenzione dei capi che, per legge, non possono essere inseriti in un servizio a gettoni e che comunque prevedono la designazione e la presenza di un responsabile tecnico ai sensi della legge 22 febbraio 2006 n. 84.

Dopo il primo appuntamento di maggio con Unioncamere in cui si è discusso su come individuare una forma tecnica nelle procedure camerali per vietare la possibilità di aggiungere al Registro Imprese della Camera di Commercio (e quindi nelle visure camerali) attività secondarie di stiro o ritiro dei capi ecc, alla principale di lavanderia a gettoni, ed il secondo con ANCI (l’Associazione nazionale dei Comuni) con cui si sono stabilite delle modulistiche SCIA che distinguessero le aziende tradizionali da quelle self, la chiusura del cerchio si è svolta al Ministero dello Sviluppo Economico ed in particolare con la Direzione Mercato.

La delegazione era guidata dal Presidente delle Pulitintolavanderie di Confartigianato Carlo Zanin e composta da Guido Radoani, Maria Luisa Rubino e Andrea Saviane.

L’importante confronto è avvenuto con il Dirigente Marco Maceroni, vice Direttore Generale della Direzione Mercato e Catia Guerrera, Funzionaria dell’Ufficio Registro Imprese. L’obiettivo ambizioso: chiarire la posizione del Ministero sulle cosiddette “Lavanderie self service”. Una situazione che sta esplodendo anche a causa di alcune interpretazioni estensive contenute in alcuni pareri proprio del Ministero.

In particolare è stato richiesto di chiarire definitivamente la linea di confine tra la lavanderia tradizionale e la lavanderia a gettoni, sia alla luce della legge quadro di settore e delle numerose leggi regionali emanate nel corso degli anni, ma anche in base a quanto stabilito dal D.lgs 147/2012 che, recependo la Direttiva Servizi, definisce in maniera chiara la fattispecie della lavanderia a gettoni ed esclude che a quest’ultima possano essere aggiunte attività ricadenti nella sfera della “lavanderia tradizionale” se non alla presenza di un responsabile tecnico ai sensi della L. 84/2006.

“Le tintolavanderie tradizionali – ha spiegato il Presidente Carlo Zanin – rispettano una lunga serie vincoli e di requisiti professionali, per l’accesso alla professione abbastanza stringenti, che si aggiungono ad una serie di autorizzazioni e adempimenti di natura ambientale. Le lavanderie self service, invece, si configurano come attività commerciali attraverso il noleggio lavatrici professionali ed essiccatoi utilizzati esclusivamente dalla clientela. Due mondi quindi, chiaramente distinti che si rivolgono a due clientele differenti. Ma, a causa da un lato del calo dei consumi che ha colpito il settore e dall’altro del requisito obbligatorio di avere un responsabile tecnico, che ha oggettivamente reso più difficile l’accesso alla professione, si verifica sempre più spesso che, accanto ad una lavanderia self (e quasi sempre all’interno del medesimo locale), venga denunciata contestualmente alla competente Camera di Commercio, un’attività di stireria o sartoria, con il solo scopo di legittimare la presenza di un operatore che poi, impropriamente, fornisce un servizio di completa assistenza all’interno della self”.

”Al ministero non chiediamo – ha concluso Zanin – interventi di controllo ambientale, fiscale o altro. Ma un contesto chiaro su cui fare riferimento per le azioni di contrasto degli organi preposti sì. Dateci la possibilità di difenderci”.

I due funzionari ministeriali hanno voluto approfondire gli aspetti legislativi per individuare la soluzione migliore che alla fine è stata trovata in una richiesta di parere da parte della Confederazione sull’ambito di applicazione della legge 147 del 2012, parere che offrirà l’opportunità al MISE di rispondere con una circolare esplicativa che verrà mandata anche alle Camere di Commercio.

Un grande passo in avanti quindi, grazie alla disponibilità del Ministero ad un chiarimento normativo e alla possibilità di introdurre, in collaborazione con Unioncamere, un sistema che attivi degli alert già in fase di presentazione di SCIA e di iscrizione al Registro Imprese.

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